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Prima Comunione

Domenica 4 Giugno  - Chiesa Madre 11:00

Cresima

Venerdì 9 Giugno  - Chiesa Madre 18:30

EVENTI Maggio

DAL 21 SERA

LA MESSA DELLE 18.30 SI CELEBRA IN CHIESA MADRE

8 - Memoria dell’apparizione di S. Michele sul Gargano

S. Messa alla grotta ore 16.00 e chiusura anno catechistico

12 – Inizio novena della Madonna

S. Messa ore 07.00 al Santuario

13 – Ordinazione diaconale di Francesco Scavone

Basilica di S. Giovanni in Laterano (Roma) ore 10.30

21 – Festa patronale della Madonna

S. Messa al Santuario ore 09.00 - a seguire, processione

all’arrivo in Piazza Convento, S. Messa

- al termine,  processione alla Chiesa Madre

- S. Messa in chiesa Madre alle 18.30

28 – Festa ottava della Madonna

S. Messa ore 10.30 in Chiesa Madre

- a seguire, processione

- ore 18.30 S. Messa in Chiesa Madre

- ore 22.30 Intronizzazione della Madonna

e inizio preghiera “Buonanotte Maria”

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 Articoli 

Cieli blu

alcune immagini della processione del 21 Maggio

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Visita a Santa Chiara - 14/05/2023

I ragazzi dei gruppi che si avvicineranno al sacramento della Confermazione accompagnati dalle loro catechiste, hanno visitato il convento dell'ordine delle clarisse presente a Potenza.

I ragazzi si sono interfacciati con uno stile di vita molto diverso dal loro e hanno ascoltato le testimonianze di queste donne che hanno deciso di intraprendere la strada di Santa Chiara d'Assisi.

Con molto entusiasmo hanno partecipato ai vespri insieme alle suore e con loro si sono estasiati intonando canzoni al Signore.

Infatti proprio come diceva Sant'Agostino "chi canta prega due volte".

Le catechiste

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Cari fratelli e sorelle,

siamo tutti consapevoli del fatto che questa nostra vita terrena ha avuto un inizio e dovrà avere una fine, ma quando questa fine riguarda la madre per nessuno di noi è semplice accettarla, neanche per un prete;  ecco quindi che la morte della mamma diventa misura e prova del nostro amore per Dio.

Gli elementi luttuosi della nostra vita noi cristiani li consideriamo alla luce di Cristo morto e risorto; tuttavia, Egli non ci ha proibito di piangere la morte dei nostri cari. Egli stesso ha pianto la morte dell’amico Lazzaro, e lo pianse nonostante fosse sul punto di risuscitarlo: così ci permette di piangere anche noi i morti, che pure crediamo destinati a risorgere per la vera vita.

Anche noi, come Gesù, siamo cresciuti sotto il cuore della mamma. Come Maria Immacolata, che ha ospitato la vita del Figlio di Dio nel suo grembo, le nostre mamme sono state casa di noi figli nel Figlio, di un’umanità ad immagine di Cristo, che il battesimo ha sigillato.

In quest’ora di verità sul limite della nostra vita e sulla potenza di Dio, siamo davanti alla mamma con il cuore ferito da uno strappo improvviso e doloroso, eppure portatore di serena pace e fiducia.

Mamma non è stata risparmiata da prove, distacchi e incomprensioni, ma era consapevole di aver avuto una vita ricca di consolazioni: uno sposo fedele, tanti amici e figli ciascuno con la sua vocazione, la sua famiglia e la sua comunità.

L'evangelista Giovanni ci dice che generare una nuova vita è un atto che porta sofferenza non solo nel momento del parto, ma anche nel doloroso accompagnamento fino alla generazione dell'uomo "grande" e "adulto"; ma una volta dato alla luce il bambino, la madre non si ricorda più dell'afflizione.  E per le madri la gioia più intensa è che il figlio sia diventato "grande", stia in piedi da solo, anche se per le nostre mamme non siamo mai grandi abbastanza.

Quando si perde la madre sembra che venga meno un punto cardinale, un riferimento sicuro, genuino, non ingannevole. Nel cuore d’una madre si trova sempre la certezza di un amore libero, autentico, sincero. Con una madre non occorre stare in guardia, pavoneggiarsi o mascherarsi: in colei che genera ed educa alla vita c’è infatti semplicità e pace. È perciò che é grande la vocazione vera delle mamme e per questo dobbiamo pregare Dio perché non le abbandoni mai.

Perché nei momenti importanti del dolore, nel momento della paura tutti invocano LA MAMMA?

Perché l’amore della mamma è il più forte, il più limpido, il più fedele amore che esista: è certamente la perla più preziosa che sia mai uscita dalle mani creatrici di Dio.

La mamma rimane con noi nel ricordo e nella memoria, la mamma continua a nutrirci e vestirci, si china ancora su di noi, ci attende, magari ci sgrida, ma sappiamo che le sue braccia sono sempre aperte ad accoglierci, perché ci vuole bene. Essa è dentro di noi.

Ma dobbiamo confrontarci con il nostro essere creature fragili che si ammalano, invecchiano e muoiono: realtà che ci toccano e che non possiamo fare a meno di sentire come nostre.
Ecco quindi il desiderio che in quel giorno supremo ci sia una mano che ci guidi verso Dio.

Quella mano che ci sorreggeva da bambini, quella mano raggrinzita, ma sicura anche nella vecchiaia, la mano della madre. Saranno quelle braccia a intercedere per il nostro peccato e solo quanto Dio ne avrà esaudito le preghiere, la madre ci fisserà negli occhi. Allora saremo con lei, sereni e luminosi, immersi nella pace divina, accolti nella stessa casa dove lei era giunta per prima e ci aveva attesi.

Alla mamma un prete deve molto di ciò che è: rappresenta il suo angelo custode. Un prete riceve tanto dalla Chiesa, ma l’essenziale è ciò che è stato trasmesso fin dall’infanzia dalla madre, semplicemente  “prendendosi cura della famiglia”.  

Credo che la mamma, in tutta la sua vita, prendendosi cura di noi e di altri, abbia cercato di fare questo, e niente altro.  E credo che questa sia anche l’eredità che ci lascia: l’invito a prenderci cura gli uni degli altri, con amore, allargando certo lo sguardo al di là dei nostri piccoli orizzonti, ma senza perdere di vista chi, qui e ora, ha bisogno di noi.

Ha saputo stare con dignità accanto a papà sino alla fine, completandolo nel lavoro e nell’educazione dei figli, e ora so che il Signore li ha fatti nuovamente incontrare. Ci ha insegnato lo spirito di sacrificio nel lavoro anche attraverso le tribolazioni, senza mai sottrarci agli impegni presi. Ci ha infuso nel cuore l’amore di Dio fin da bambini. Ha saputo seguire i matrimoni dei figli con discrezione e con una continua preghiera.
Mi è stata accanto in questi anni di sacerdozio, condividendo fatiche e gioie, sofferenze e incomprensioni, infondendo forza e coraggio; e ringrazio il Signore per avermi concesso di godere sino ad oggi della presenza e dell’amore di mia madre, e di avere la grazia di poter ogni giorno alzare il calice della salvezza offrendo il sacrificio eucaristico che è fonte di suffragio per i defunti e di salvezza eterna per tutti i suoi eletti.

Ricordiamola dunque usando le parole: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Vado a prepararvi un posto. Non abbiate timore, se mi amaste vi rallegrereste che io vado al Padre”

Maria SS degli Angeli, nostra protettrice, renda più forte e autentica la nostra fede nella vita eterna e sostenga la nostra preghiera di suffragio per mia madre e per tutti i nostri cari defunti.

COMMIATO

Pignola, 16 maggio 2023

 

Cara Antonietta,

anche tu hai concluso la tua parabola terrena per tornare alla casa del padre lasciando in tutti noi che ti abbiamo conosciuto un triste rimpianto.

Tanti sono i ricordi legati alla tua persona, al tuo carattere solare, allegro, sempre disponibile all’ascolto dell’altro, a dare consigli utili da vita intensamente vissuta.

La chiesa di San Rocco era la tua seconda casa, te ne prendevi tanta cura, ogni cosa doveva essere a posto, tutto doveva essere perfetto.  Ma ricordo soprattutto la tua attenta devozione alla sacralità nella recita del santo rosario: ad ogni decade recitavi delle giaculatorie speciali che io ho imparato e che recito tuttora e mi riportano a te.

E così continuerò a fare nel tuo dolce ricordo.

La tua anima ora vive in Dio che ti ha innalzata nella Sua Gloria per la tua perseveranza nella fede e per la tua serena fiducia in Lui.

Esprimo vicinanza ai tuoi familiari in questo doloroso distacco da te.

 

Con affetto, Ninetta Perone e famiglia

Corso di Preparazione al Matrimonio

L’amore familiare secondo San Paolo

La carità à paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta...

L’inno alla Carità dalla lettera di San Paolo ai Corinzi 13. 4-8, conosciuto come Inno all’Amore, ha rappresentato la pista di riflessione del corso prematrimoniale essendo uno dei testi più affascinanti di tutta la Sacra Scrittura sia per la sua carica di umanità che per la capacità di elevarci alla contemplazione della tenerezza di Dio.

Il corso ha visto la partecipazione di sette coppie che quest’anno realizzeranno il loro sogno di un matrimonio cristiano e che con spirito di responsabilità hanno partecipato agli incontri dimostrando come tra i vari preparativi non hanno messo in secondo piano la preparazione spirituale al sacramento.

La preparazione è stata strutturata in sette incontri e, partendo dalla definizione dell’amore perfetto ossia alla carità indicata nella lettera paolina ha preso in considerazione gli atteggiamenti di un amore caritatevole. Due incontri sono stati strutturati su quello che l’amore dovrebbe essere ossia paziente e benevolo. Nei successivi tre incontri sono stati trattati gli atteggiamenti che l’amore non deve assumere ossia l’ira e il rancore.

Questo percorso ha seguito il metodo di una catechesi esperienziale che partendo dalla parola ha posto interrogativi sulla vita di ciascuno e ha dato ampio spazio sia alla riflessione che al confronto.

Gli ultimi due incontri si sono concentrati maggiormente sul sacramento del matrimonio e sul significato della famiglia cristiana. Infine sono stati esposti gli aspetti formali del “processetto” o “promessa di matrimonio”  e la sua valenza giuridico-religiosa.

Ogni incontro ha visto la presenza e il sostegno dottrinale del nostro parroco  Don Antonio ma per sua esplicita volontà è stato coordinato da una coppia con una ventennale esperienza matrimoniale.

La preparazione al Sacramento del Matrimonio rappresenta un momento importante che aiuta a comprendere maggiormente alcuni elementi che spesso, nella confusione che ruota intorno ad un così importante “evento”, non vengono considerati. E’ stato un momento di intensa condivisione oltre che una grande opportunità di crescita reciproca.

L’augurio più grande che si può rivolgere a queste giovani coppie è che il loro amore possa essere una piccola scintilla dell’immenso amore di Nostro Signore.

Angela Guma

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Maria SS degli Angeli a Brooklyn

Nell'edizione del sito del 2022 era presente un articolo relativo alla presenza di una statua di Maria SS degli Angeli nella Chiesa di S. Rita a Brooklyn.  
Grazie al Parroco e al Comitato Festa che hanno intrattenuto i rapporti con Padre Eugene Carella di quella parrocchia, abbiamo ottenuto un video sulla Messa del 7 Maggio 2023 in onore della nostra Patrona

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Pignola, 30 Aprile 2023

Profondamente segnato dalla sofferenza, caro Vincenzo hai spiccato il volo lassù in cielo per aumentare le stelle del firmamento. Ma manca la tua presenza, la tua quotidianità, la tua dedizione.

Come poter dimenticare la tua bella persona nota a tutti per laboriosità, creatività, attaccamento al lavoro…  Tanti erano i tuoi progetti nel futuro che penso immaginavi splendido, illuminato dall’amore verso la tua famiglia, le tue figlie a cui mancherà per sempre l’affetto tenero e premuroso di un padre quale tu eri per loro.

Tutti noi siamo sorpresi perché sappiamo che hai lottato strenuamente perché fosse debellato quel terribile male che aveva fiaccato il tuo corpo ma non il tuo spirito, la tua voglia di vivere. Purtroppo il messaggero di morte sopraggiunto per scortarti nel suo grande maniero ci coglie sempre impreparati e così la nostra comunità perde un altro suo giovane figlio.

Vivo con profonda partecipazione la disperazione dei tuoi genitori e di tutti coloro che hanno tanto sperato e immaginato un futuro diverso per te. Mancherai a loro come la luce del sole. Nessuna alba, nessun tramonto avranno più la loro bellezza.

Li conforti solo che tu, splendida creatura nel fiore degli anni, sei stato innalzato alla Gloria di Dio e, come il seme nel grembo della terra, meriterai la Luce non ancora sopraggiunta.

Buon viaggio, caro Vincenzo

Ninetta Perone e famiglia

 

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Cara Caterina,

la morte crudele ti ha strappata all'affetto dei tuoi cari e anche nostro.

 

Ti conoscevo poco perché era raro incontrarti ma in quelle poche volte che succedeva ho molto apprezzato la tua riservatezza, il tuo distacco dalle frivolezze.

Eri infatti una donna pacata, molto laboriosa, tutta dedita alla famiglia e alla casa che curavi con abnegazione. Apprezzavo anche la tua perseveranza nella fede che ti faceva avere una serena fiducia in Dio.

Hai saputo amare i tuoi figli in maniera incondizionata, sempre pronta a dedicare loro le tue premurose cure, le tue attenzioni.

Mi legava a voi l'amicizia profonda di Tommaso al mio Bruno. Ora sarà difficile per lui sostenere la tua assenza ma di sicuro riceverà il tuo aiuto dall’alto e le premure dei tuoi figli. La condizione di sofferenza da te patita in ospedale in questo ultimo periodo della tua vita, ti ha certamente spalancato le porte del Cielo ora che si è conclusa la tua parabola terrena.

Di là, prega per i tuoi figli che ti hanno amorevolmente assistita alleviando almeno in parte la tua sofferenza. Sono a loro vicina e comprendo il dolore per la perdita di una persona tanto cara.

Ti ricorderò sempre nelle mie preghiere.

Con affetto, Ninetta Perone e famiglia

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Immagini Pasqua 2023

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Nel corso degli anni, nelle pertinenze della Parrocchia si sono accumulati, nel senso letterale della parola, molti libri, opuscoli, collane, riviste; l’unico piccolo problema consisteva nel fatto che, a causa dei vari spostamenti dovuti alle ristrutturazioni successive alle varie calamità naturali, non si sapeva cosa c’era e dove stava.

Si è quindi deciso, dopo il termine dei lavori di ristrutturazione della Casa Canonica, di riportarvi la Biblioteca Parrocchiale e renderla fruibile.

Per comporla è stato necessario un lungo lavoro di catalogazione e sistemazione, le cui modalità farebbero sicuramente arricciare il naso ad un esperto bibliotecario, in quanto lo spazio a disposizione non consentiva la sistemazione tradizionale di così tanti scritti.

Essa è infatti composta da circa 8500 elementi: se li mettessimo tutti in un unico ideale ripiano, copriremmo la distanza tra la Canonica e la Chiesa Madre.

Ci si è pertanto dovuti arrangiare, anche disponendoli in doppia fila nello stesso ripiano; ma adesso almeno sappiamo cosa c’è  e  dove si trova.

Lo scopo è stato raggiunto inserendo in un vecchio PC, adibito esclusivamente a tale scopo e sito in uno dei due locali che ospitano la biblioteca, un foglio di calcolo ideato appositamente e nel quale sono stati immessi i dati relativi a ciascuna pubblicazione. Grazie ad esso oggi, scrivendo una parola di ricerca in una apposita casella si ottengono, evidenziate in colore diverso e in cima alla lista, le righe relative a tutti i titoli che contengono tale parola (o parte di essa), e lo stesso avviene ricercando il nome di un autore.  Naturalmente le righe evidenziate contengono, oltre al titolo, l’ubicazione, l’autore, l’anno di pubblicazione, il numero dei componenti in caso di collana e una pseudo-tipologia dell’argomento trattato (catechesi, storia, letteratura, ecc.)

Come era lecito aspettarsi, praticamente metà del contenuto della biblioteca è  di carattere religioso: teologia, catechesi, scritti papali, biografie di santi, preghiere, insegnamento della religione, riviste cattoliche, eccetera; ma quasi altrettanto materiale tratta di “altro”.

Vi sono infatti libri sull’arte, enciclopedie di ogni tipo, atlanti, libri e mappe del Touring, svariate pubblicazioni edite dalla Regione Basilicata, libri di letteratura antica e moderna, di avventure, di tematica militare, spartiti musicali, materiale su Pignola, alcuni scritti di politica, riviste, libri di scienze, altri che trattano argomenti sociologici o di storia, altri ancora su leggi e codici, almanacchi, e chi più ne ha più ne metta.

 

Tra l’altro è stata anche l’occasione per qualche “scoperta” : sapevate tutti che Collodi, il padre di Pinocchio, ha scritto anche il libro di racconti “Occhi e nasi”, o che De Amicis, l’autore del mieloso “Cuore”, è anche autore del racconto “Amore e ginnastica” ? (nel quale si parla con ironia di una passione collettiva per una maestra di ginnastica)

 

Riguardo alla datazione, si va dagli anni 2000 al 1700; e almeno uno è del 1606. Diciamo “almeno” perché alcuni testi visibilmente antichi purtroppo non riportano la data.

Piluccando tra i titoli “antichi”: le Satire di Giovenale del 1707, le opere di Tito Livio del 1740, un libro sulla costituzione del seminario a Potenza (1764), una Odissea del 1792, un Corso di diritto commerciale del 1830,  “Commentaire du pret, du depot, du sequestre” (1845), “Elementi di fisica sperimentale” del 1846,  “Trattato della dote” del 1857,  “Almanacco igienico popolare - gli accidenti della vita” (1886),  “L’orto -  manuale di coltivazione” (1887), “Istruzione sui lavori da zappatore” (1928), “Dell’ozio in Italia” (1871), “Elementa geometriae planae et solidae” (1761), “Introduzione alla volgar poesia” (1818)

  

Come già accennato, non sempre è riportata la data di pubblicazione:  abbiamo rinvenuto uno spartito “Beethoven ouverturen” quasi certamente dell’800, il testo di un corso di francese della Durium,  un codice civile di Napoleone,  “La luce elettrica domestica”, un Eneidos di Virgilio e molti altri ancora per i quali caso per caso si può solo ipotizzarne il periodo riferendosi al costo (espresso ad esempio in centesimi di lira), oppure a caratteri di stampa da tempo in disuso, o all’uso di terminologie  arcaiche (  “Quistioni di diritto” ); si potrebbe anche fare riferimento al periodo in cui è vissuto l’autore, ma può accadere che manchi anche il suo nominativo.

Per finire dobbiamo precisare che gli scritti più “recenti”, vale a dire con meno di cento anni di età, sono mediamente ancora in perfetto o buono stato; lo stesso purtroppo non si può dire di quelli dei secoli precedenti, che hanno patito il deterioramento dovuto a tempo, guerre, terremoti; ma tutto sommato è già tanto che siano arrivati sino a noi.

Don Rocco Piro: l’anima a Dio, il cuore alla Chiesa e il corpo a Pignola

 

                   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La comunità di Pignola è unita nel dolore per la dipartita al Padre dell’amato Monsignor Don Rocco Piro e rende grazie al Signore per il grande dono di averlo avuto come pastore e guida spirituale negli anni del suo ministero sacerdotale.

Don Rocco ha rappresentato un punto di riferimento imprescindibile per ogni Pignolese perché uomo di fede profonda nutrita da una preghiera costante, alimentata da un impegno assiduo ed egregiamente espressa in un servizio sacerdotale all’impronta dell’accoglienza caritatevole.

Il cordoglio del popolo pignolese è unanime perché si è consapevoli di aver perso un Padre che ha servito con profondo amore e ha dedicato la vita alla sua comunità nel rispetto di ogni suo singolo componente e della sua identità perché si è sempre prodigato per la salvaguardia delle sue tradizioni.

Don Rocco ha offerto il suo un servizio con gioia, con fiducia e coraggio, coniugando sempre la verità con l’amore.

L’immagine che ognuno conserverà nei propri ricordi è un sorriso sempre stampato sulle labbra come segno evidente della cordialità che ha caratterizzato ogni suo gesto. Infatti, se il parroco è l’immagine della comunità, noi Pignolesi siamo sempre stati in una posizione di vantaggio perché Don Rocco si è posto come persona di grande cultura ma anche di evidente profondità spirituale.

Encomiabile è stata la cura e la passione mostrata durante la liturgia. Mi piace a tal proposito citare ciò che i giovani di Azione Cattolica hanno su di lui scritto nel libro pubblicato in occasione del cinquantesimo di sacerdozio: “Ogni suo gesto, ogni sua parola sull’altare sono sempre stati un intreccio di sacrale rispetto per quanto lì stava avvenendo e di sbalordimento per il mistero di grazia che si celebrava. Mai un gesto fuori posto, mai una parola inopportuna. La Messa come sacrificio, sacrificio del Cristo ma anche sacrificio dei fedeli...”

Questa è stata la prova di un sacerdozio regale che il nostro caro Don Rocco ha coniugato con un forte e innato senso di responsabilità mostrato nel rispetto abitudinario dei suoi impegni assunti nella sua lunga vita  non solo come parroco e guida spirituale di tante vocazioni fiorite all’interno della nostra comunità, ma anche come professore di religione negli anni di servizio presso il  Liceo Scientifico G. Galilei, responsabile dell’Ufficio catechistico diocesano, assistente di Azione Cattolica e della Caritas parrocchiale, promotore e sostenitore di iniziative socio culturali.

 

Grazie Don Rocco per averci insegnato a seguire Cristo nell’amore perché come tante volte ci hai ripetuto “Dio non si discute, si ama”. Essere preti significa essere infiammati di tale amore, San Paolo a tale proposito utilizzava la seguente e incisiva espressione: Caritas Christi urget nos per esprimere la carità che si genera  dentro a chi, come te, ha scelto di seguire Cristo, per farlo incontrare ad ogni uomo e il tuo ministero ci ha dimostrato ogni giorno come l’amore per il prossimo può e deve essere praticato sempre in ogni circostanza e per ogni persona. E’ per questo che ci uniamo in preghiera davanti a Maria Santissima degli Angeli, regina di Pignola, madre della tua vocazione, e siamo convinti che tu sarai nella sua corona angelica, ci guiderai e sosterrai senza tralasciare nessuno. Infatti, si è sacerdoti per sempre e tu che hai dedicato l’anima a Dio, il cuore alla Chiesa e il corpo a Pignola ci lasci come testamento spirituale il più incisivo insegnamento ossia che l’amore è autentico se si fa donazione e per questa tua testimonianza ti saremo sempre riconoscenti.

Grazie di tutto caro Don Rocco…continua ad illuminarci anche dal Paradiso.

Angela Guma

Commiato

 

Carissimo Don Rocco,

ripercorrendo il passato, ricordo la celebrazione dei vostri cinquant’anni di ministero sacerdotale.

 In occasione della vostra dipartita, mi piace dedicarvi quel messaggio perché vi consideriamo ancora vivo in mezzo a noi.

 

Cinquant’anni di ministero sacerdotale.

È un grande onore per me questa sera rendere un’umile e alquanto sincera testimonianza a Don Rocco, parroco di Pignola da ben cinquant’anni.

Nel nostro tempo frammentato, incerto, provvisorio, sofferente, indeciso con i segni molteplici della ‘pena di vivere’ come da più parte si dice, fa luce chiara e annulla le ombre con il suo bagliore l’incontro di questa sera. Un incontro che si carica di connotazioni speciali e particolari, con emozioni nuove ed evidenti frammenti dell’anima eppure con la nitida sensazione dell’uomo che rimette in pace con sé stesso.

Ed è per me gioia viva, autentica, incredula quasi del compito assegnatomi; è per me emozione da potersi cogliere nelle parole e da potersi toccare con mano; è ancora impresa facile eppure terribilmente difficile ripercorrere, in qualche modo, un itinerario ultra decennale del sacerdote che festeggiamo.

Compito non facile che mi costringe, in una specie di amarcord, a toccare alcuni tasselli significativi nelle pieghe dell’anima per decodificare i tanti segni che costellano il vostro lungo cammino. Cammino di fede dunque e non potrebbe essere diversamente. Un cammino che mi porta lontano, agli albori del mio passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza allorché assistetti alla vostra ordinazione sacerdotale. Ricordo poche cose ma molto nitidamente: la chiesa gremita, quel vostro distendersi sul pavimento e quell’atto di consacrazione a Dio.

‘’Tu es sacerdos in aeternum’’ ripetevano le voci accompagnate dall’organo.

A quei tempi, frequentavo, già da anni l’A.C: ed era mia delegata Rina Fittipaldi che in seguito ne divenne presidente ma ritornerò più avanti su questo argomento.

Nell’agosto del 1953 si tenne a Pignola, per la prima volta, una colonia estiva organizzata da Don Rocco che era attivo collaboratore della POA, istituzione benefica che gestiva gli aiuti inviati dai cattolici americani alle popolazioni europee provate dalla guerra. I bambini erano circa 100 e io svolgevo il ruolo di vigilatrice con le signorine Pinotti Leonilde, Maria Fusco ed altre.

I bambini erano affidati a noi per nove ore al giorno, li coinvolgevamo in passeggiate, giochi, ma soprattutto in lezioni di catechismo, di galateo, di morale. Questi interventi servivano in parte a lenire la fame che allora era di casa a Pignola (e non solo a Pignola) e a sottrarre i bambini alla strada. Voi, Don Rocco, esercitavate il ruolo di supervisore oltre che a celebrare la messa per loro e ad impartire la catechesi.

Ricordo il grande impegno nell’organizzazione dell’A.C: sul gradino più basso c’erano le piccolissime, poi le beniamine, le aspiranti, le giovanissime, le donne. Ad ogni ramo era assegnata la rispettiva delegata. Le adunanze si tenevano di solito di domenica e ogni nostra formazione spirituale e contenutistica dipendeva dal nostro caro sacerdote.

E che dire delle gite estive? Settimanalmente tutti insieme, come modesti scout, ci recavamo a piedi a Rifreddo, Sellata, Arioso con colazione a sacco e vi trascorrevamo tutto il giorno. Ad una certa ora arrivavate Voi sul cavallo e col passar degli anni, su una motoretta. Non mancava la parola di Dio in quelle circostanze: la lettura di un brano evangelico o di qualche lettera di san Paolo.

Nella sala parrocchiale in via Mazzini, la sala cinematografica, facevamo le nostre rappresentazioni teatrali che preparavamo con l’aiuto delle suore. Naturalmente la regia era di Don Rocco. Erano questi momenti di condivisione, inclusione e apertura al territorio. Ricordo che anche la colonia militare veniva ad assistere ai nostri spettacoli con gli ufficiali e le rispettive famiglie.

Contemporaneamente all’organizzazione Don Rocco istituì un coro a più voci che subentrò a quello già esistente. Il coro era formato da varie persone tra cui ricordo Tanina Palermo, mia sorella Angela, Liliana Stigliani, Maria Miglionico, Anna Paciello, Peppina Vista, Rosetta Olita…

Imparammo la messa degli Angeli e poi la messa del Perosi che sembrava difficile ma, con la perizia di don Rocco, ci riuscimmo e grande fu l’emozione quando la cantammo per la prima volta. Tra gli altri, ricevemmo grandi apprezzamenti dal dottor Potito Petrone.

E che dire delle Ave Marie di Gounod e di Schubert, del Signum Magnum, del Miserere, del Te Deum, delle litanie a più voci? La chiesa Madre sembrava inondata da quelle note musicali che si diffondevano come melodia arcana, sublime, direi quasi divina.

Posso affermare, senza tema di essere smentita, che il nostro essere cristiani è tutto merito degli insegnamenti ricevuti dal nostro parroco che ha riposto e ripone sempre al centro della sua esistenza la dimensione divina, vivendo compiutamente la pienezza e la radicalità evangelica.

Predicazione, catechesi, insegnamenti sono stati sempre il centro della sua vita e quindi la sua missione. Ammirevole, non comune, la sacralità di ogni gesto sull’altare, sobrio e nello stesso tempo maestoso, sempre consapevole della solennità del mistero di grazia che vi si celebra sia quando la presenza dei fedeli è numerosa, sia quando non lo è.

Possiamo senza dubbio affermare che il peso di settantacinque anni sembra lieve per il sempre sereno ed infaticabile nostro don Rocco forse perché li ha dedicati agli altri in questo suo lungo e attivo ministero sacerdotale. E se qualche volta ci ha sferzato, lo ha fatto per ridestare le nostre coscienze, farci riflettere sulla solennità di alcune celebrazioni e spronarci alla fedeltà al Vangelo.

Voglio rivolgere un grazie sentito a nome di tutta la mia generazione.

GRAZIE per il bene spirituale dispensato in tutti questi anni, GRAZIE per il generoso impegno pastorale profuso con infaticabile dinamismo, con discrezione e gratuità, GRAZIE per la grande generosità nel fronteggiare i bisogni materiali e spirituali della nostra comunità.

Ringraziamo dunque il Signore per averci elargito questo dono.

Sì, per noi, caro Don Rocco, siete stato un dono del Signore che ora vi ha accolto sicuramente tra le sue braccia.

 

                                                                                  Ninetta Perone e tutta la comunità

in memoriam

C’era davvero tanta neve quel mattino di Febbraio di quattro anni fa. La salita che da casa mia porta al vicolo che termina con l’ingresso alla sacrestia della Chiesa di Sant’Antonio ne era piena, non c’era traccia alcuna di passaggio auto e tantomeno di persone.

Avevo detto a mia moglie: “Oggi non si esce, si sta tappati in casa a leggere un buon libro davanti al camino” e me ne ero andato nello studio a cercarne uno.

Stavo guardando i titoli quando mi sentii chiamare “Erberto, Erberto … vieni a vedere.” 

Ritornai in soggiorno in fretta chiedendomi cosa mai fosse accaduto.

Mia moglie era come bloccata dinanzi ai vetri della finestra del balcone, fissava qualcosa come ipnotizzata. Mi avvicinai e guardai anch’io.

Un uomo intabarrato in un cappottone nero, un basco calato in testa che non copriva il candore dei capelli, avanzava faticosamente nella neve appoggiandosi ad un ombrello e fermandosi ogni tanto a prendere fiato. Era Don Rocco che, neve o non neve, andava a celebrare Messa a Sant’Antonio. 

“Ma quanti anni ha?” mi chiese Katia. Feci un rapido calcolo: mia madre era del dicembre 1923, don Rocco del gennaio 1924, in pratica erano coetanei. “95, dissi, 95”… 

Mi infilai un paio di scarponi, il giaccone, presi il mio bastone da passeggiate in montagna e uscii di casa dicendo a Katia: “Vado a Messa e a tenergli compagnia”.  

In chiesa non c’era anima creata, don Rocco, indossati i paramenti, celebrò senza fretta, con concentrazione … che è cosa ben diversa da una certa, fastidiosa, unzione clericale … in raccoglimento.

I sentimenti che quella Messa mi ha inspirato, meglio donato, me li tengo per me, è roba intima … di cui non si parla … Mi perdonerete per questo.

Terminata la celebrazione, lo accompagnai in sacrestia e lo rimproverai: “Ma insomma, don Rocco, alla vostra età, con questa neve, con questo freddo becco, è una vera imprudenza. Dio non voglia … una caduta  … E per cosa? Che oggi a Messa non sarebbe venuto nessuno era cosa pacifica … Perché rischiare l’osso del collo o il bacino?”

“Eh”, mi rispose,”e io per questo mi sono fatto prete, per offrire il Sacrificio, celebrare l’Eucarestia per il mio popolo, che ci sia o non ci sia qualcuno tra i banchi. Nella Patena porto tutti, anche me che sono un pover’uomo … un pover’uomo che vuole bene al Signore.”

Tornato a Roma, dove allora mi recavo quasi settimanalmente, raccontai questa bella -mi permettete di dirlo?-  questa bella storia ad un mio caro amico sacerdote, all’epoca vicario dell’Opus Dei per la Regione italiana.

“Che dire ?” , commentò “Prega questo prete venerando, che è prete secondo il cuore di Dio, di mettere anche me, anche noi e i nostri sogni nella Patena. Sono sicuro che il Signore lo gradirà ... e tanto … e aiuterà di conseguenza …”

Bene … Per me don Rocco è questo: un sacerdote secondo il cuore di Dio.

E a me basta …

Poi, come tutti qui, potrei raccontare una infinità di cose … Potrei dire della vicinanza con la mia famiglia -mia madre, mio padre, i miei zii … Pinuccio, Matteo, Felice … - Don Rocco era di casa, un amico, un amico vero che, nei momenti di dolore  -e tanti ne abbiamo attraversati- non ci ha mai fatto mancare il suo conforto, la sua partecipazione umana … che nulla aveva di  - come dire - zuccheroso, di banalmente scontato ma che diceva invece di comprensione e di affetto reali.

Don Rocco ha amato la Chiesa, l’ha servita come la Chiesa vuole essere servita, in obbedienza. Ha amato la liturgia, che non è teatro ma è la metrica con la quale la Chiesa legge la poesia di Dio.

Lui, uomo formato in tempi diversi, ha accettato i cambiamenti, il Concilio, anche qui fedelmente, obbedientemente. Ha sofferto, perché non ricordarlo, della crisi di Fede che questo nostro Paese e l’Europa intera stanno attraversando; ha sofferto del relativismo che impregna la cultura presente, dell’egoismo sociale dominante, dell’individualismo e dell’edonismo, del consumismo e, permettetemi, della volgarità che ci circonda; dello stravolgimento dei valori confinati, appannati in una nebbia spessa e opaca da chi vuol rendere diritti i desideri e le inclinazioni di pochi; ha sofferto di quanto, insomma, sembra essere la cifra dei nostri giorni e che pare voler fare della nostra una società post cristiana, come pretendono gli alfieri dell’agnosticismo, e in sostanza del nihilismo, odierni.

Ne ha sofferto, don Rocco, uomo obbediente perché libero e che libertà ha insegnato, uomo libero perché uomo di libri … Ma don Rocco ha coltivato la Speranza e l’Amore,  la Speranza e l’Amore cristiani che, affermava, vinceranno; nonostante tutto, vinceranno … Perché, affermava, la nostalgia di Dio è scritta nel cuore di ogni uomo. Compito della Chiesa, diceva, è levare, spazzare la polvere che vi si può essere accumulata sopra anche grazie ai tanti sedicenti seguitori del Verbo che il Verbo hanno sporcato, tradito con la loro stessa vita e con le loro malefatte.

La tua lunga esistenza, caro Monsignore, non è trascorsa inutilmente: hai lasciato segno, e segno profondo, nella tua gente da cui non ti sei mai allontanato. Piantato tra questo pugno di case strette le une alle altre quasi a voler cercare riparo dai venti gelidi che scendono da Serranetta e dal Pierfaone e che raccontano di vite condivise e tra loro confuse, piantato, dicevo, come una quercia dalle salde radici, hai offerto rifugio e frescura a tanti, anche a chi ha soltanto voluto riposarsi per un momento all’ombra dei tuoi rami.

 

Chissà perché, pensando a cosa dire di te, mi siano venuti in mente Edgar Lee Masters, la sua antologia di Spoon River, i versi dedicati a padre Malloy, sacerdote cattolico in una parte d’America protestante e integrista. Eccoli:

Lei è lassù, padre Malloy,

dov’è la terra consacrata e ogni tomba è segnata da una croce,

non qui con noi sulla collina –

noi di fede incerta, e visione confusa

e instabili speranze, e peccati mai perdonati.
Lei era così umano, Padre Malloy,
a volte beveva con noi un bicchiere in amicizia,
parteggiando per noi che volevamo riscattare Spoon River
dal freddo e lo squallore della moralità provinciale.
Era come un viaggiatore che riporti uno scrigno di sabbia
dal deserto intorno alle piramidi
e le renda reali e l'Egitto stesso reale.
Lei partecipava e discendeva da un grande passato,
eppure era così vicino a tanti di noi.
Non pareva che avesse vergogna della carne.
Lei affrontava la vita com'è,
e il suo mutare.
Alcuni di noi si avvicinarono a lei, Padre Malloy,
vedendo che la sua chiesa aveva intuito il cuore dell’uomo
e se ne prendeva cura
tramite Pietro la Fiamma,
Pietro la Roccia.

 

Già, don Rocco, chissà perché …

Erberto Stolfi

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PADRE DI COMUNITA’

Dall’officina vicino la fontana ai libri di latino

a un amore senza limiti per una missione grande

Bambini aggrappati alla tua veste nera

Giovani educati a essere qualcuno

e a dipingere il mondo con fiducia

Un insegnamento per tutti

chi ama non sbaglia mai

Un altare terrestre per le domande di ognuno

Un sorriso gioioso non scalfito dagli anni

Momenti di grazia

Profumo di sempre

Padre di tutti noi

Ora stride un silenzio surreale

la tristezza riempie i nostri cuori

Tra ciglia appesantite un velo di nostalgia

fa fatica ad asciugare le nostre lacrime

Solo i ricordi riecheggiano

e fanno eco alle nostre preghiere

Grazie Don Rocco

Semplicemente grazie

 

                                                                                                                                 Tina Garreffi

In memoria di Don Rocco Piro - 7/3/2023

 

Reverendissimo Monsignor Piro, Caro don Rocco, in questo giorno funesto, che nessuno si augurava arrivasse mai, in qualità di Presidente dell’Azione Cattolica di Pignola ed a nome di tutti coloro che rappresento, ti rivolgo queste poche parole, per dirti che l’intera comunità pignolese si inchina  per commemorare il tuo trapasso dal mondo dei vivi a quello celeste.

Per oltre 70 anni ci hai insegnato ad agire ed amare cristianamente, ad avere fede e, soprattutto, a porre in essere, con entusiasmo, gli inestimabili ideali della dottrina sociale della Chiesa: la carità, il bene comune, il rispetto inviolabile della persona umana, l’onestà e la difesa dei più deboli e dei loro diritti.

Queste prerogative sono sempre state il fulcro della tua missione di pastore della Chiesa Pignolese.

Hai ottemperato al tuo compito con tenacia, svolgendo quel ruolo fondamentale di protagonista della nostra crescita, grazie alla tua raffinata e poliedrica attività di sacerdote e teologo, di educatore ed operatore culturale, nonché di studioso e fine intellettuale.

Hai saputo infondere in ognuno di noi quella legge etica e morale non scritta, che tanto ha contagiato i nostri cuori perché sostenuta da forte vigore ed umanità.

Su di te, caro Monsignor Piro, si è detto e scritto tanto, però, non posso esimermi dal sottolineare le tappe più significative del tuo operato e delle tua totale e profonda dedizione per Pignola e la sua gente.

Dal lontano 1950, hai dedicato il tuo ministero alla nostra comunità con entusiasmo, non hai tralasciato occasione alcuna per portare il messaggio di Cristo ai bisognosi all’insegna della misericordia, della carità e del perdono.

Per anni, durante le tue prime esperienze sacerdotali, hai girato per l’intero agro pignolese con una moto Lambretta, tanto da farti chiamare  “prete volante”, per celebrare la Santa Messa e portare i Sacramenti, aiuto, conforto e consolazione agli infermi del Centro abitato, delle frazioni e dei casolari di campagna sparsi sul territorio.

La tua frenetica missione di teologo, e difensore della fede, non ti ha mai vietato di espletare la tua attività anche in altre Parrocchie, dentro e fuori Diocesi, e perfino fuori dall’Italia, con momenti di preghiera, di predicazione e di formazione.

Una splendida peculiarità, inoltre, è stata la tua lungimiranza.

Una lungimiranza, giammai autoreferenziale, ma scaturita da una tua particolare essenza interiore che ti ha consentito, con grande senso civico e riservatezza, di promuovere e curare, nelle sue più svariate forme, le doti intellettuali, operative e creative di tanti giovani, indirizzandoli e guidandoli nelle scelte della loro vita.

Infatti, non pochi sono i talenti pignolesi che si sono formati alla tua scuola!

Essi, oggi, sono affermati professionisti, sacerdoti, imprenditori, operatori della scuola, del mondo economico, sociale e culturale. Ognuno di loro ha raggiunto traguardi ragguardevoli, grazie al tuo silente lavoro di formazione spirituale, civile e culturale: una vera scuola di vita!

Dal 1950 ad oggi non c’è stato aspetto della vita sociale pignolese che non abbia avuto e che fare con te, caro Don Rocco! Cito soltanto l’associazionismo sportivo, il cinema parrocchiale, la filodrammatica, le colonie estive, le missioni, i pellegrinaggi, la realtà scolastica, l’istituzione della Cassa Rurale, il fermento socio culturale.

Non meno importante è stata la tua presenza tra gli operai, i meno abbienti, gli anziani e gli ammalati, verso i quali hai sempre riservato particolare riguardo ed attenzione, nonché fra i tanti pignolesi emigrati e le loro famiglie rimaste in paese, affinché non rinunciassero o recidessero per sempre le loro radici.    

Sei stato un vero pignolese doc, caro Monsignor Piro, legato con tenacia e generosità al tuo paese ed alle sue limpide e solide tradizioni religiose e laiche.

Esemplare, poi, è stata, soprattutto, la tua devozione verso Maria SS degli Angeli, nostra Patrona e Protettrice. Una devozione così profonda e sentita da distogliere il tuo interesse verso tante altre motivazioni, soprattutto verso quelle che, se curate con impegno e zelo, ti avrebbero consentito di aprire le porte per solcare percorsi più facili, adeguati ed agevoli al fine di intraprendere una brillante carriera ecclesiastica: ne avevi i titoli, le capacità, le qualità e le competenze!

Caro don Rocco, questo sviscerato spirito di amore per Pignola ti ha fatto sempre onore e non c’è pignolese, oggi, che non riconosce in te una esemplare figura storica, un raffinato intellettuale ed un sagace spirito religioso che si è prodigato tanto per l’intera Comunità e la sua crescita.

Con il tuo temperamento hai sempre sprigionato energie positive negli interlocutori, non ti sei mai tirato indietro di fronte a qualsiasi difficoltà, hai difeso con i denti la tradizione millenaria dell’identità storica pignolese, quella cristiana e soprattutto quella devozionale per la nostra protettrice Maria SS degli Angeli.

E proprio a Lei rivolgiamo, in questo triste momento, la nostra preghiera, nella certezza del sublime abbraccio che ti ha riservato, per poi presentarti al cospetto di Dio ed ottenere il meritato riconoscimento di sedere sugli scranni dei Giusti e degli Eletti in Paradiso.

Grazie di tutto, caro ed indimenticabile Don Rocco; per l’identità pignolese sei stato e sarai per sempre un luminoso faro, la cui luce inesauribile risplenderà in eterno nei cuori di tutti coloro che ti hanno conosciuto, apprezzato e stimato.

Addio, Monsignor Piro, Pignola ti saluta e ti abbraccia, in attesa di rincontrarti ancora.

                                                                       Il Presidente dell’A.C. di Pignola

                                                                                   Fiorentino  Trapanese

Pignola, 8 marzo 2023

 

“La bellezza straordinaria ed originale di Pignola è nella natura che la circonda e nella composizione progressiva del suo abitato nel corso dei secoli.”

Così Don Rocco amava definire la “sua” Pignola, città ricca di storia e di tradizioni che gli ha dato i natali e la gioia di vivere per la Sua Chiesa e per il Suo popolo. E di quei natali, lui ne andava davvero fiero. Ricordava spesso di essere figlio di un fabbro, che forgiava il ferro e che, con l’esempio, formava il carattere dei suoi figlioli.

Formato con sani insegnamenti, Don Rocco ha sempre saputo che con le coscienze dei singoli bisognava avere tanta pazienza ma anche mano ferma. Solido nei principi, fine teologo, era solito tendere la mano ai più bisognosi per indirizzarli sulla strada da seguire, accompagnati dalla sua preghiera. Rigoroso con se stesso, prima che con gli altri, amava chiamare le cose con il proprio nome, senza troppi giri di parole!

Ha operato per il bene del paese esercitando il Ministero Presbiteriale sin dagli anni cinquanta. Ha insegnato a tanti giovani ad amare il prossimo ripetendo spesso che “quando si ama non si sbaglia mai”. Ha accompagnato per mano tante generazioni senza mai lasciarle sole. Per tanti ragazzi, ha guidato la sua indimenticabile Giulietta, sovraccaricandola di gioia di vivere ed insegnando loro il senso vero della comunità. 

Don Rocco ha sempre mantenuto i contatti con i tanti pignolesi che hanno lasciato il nostro Paese, non mancando di informarli periodicamente con il suo Bollettino Parrocchiale.

Dolcemente, senza mai sopraffare, ci ha trasmesso l’amore per Maria SS degli Angeli, la Tutta Bella a cui ha dedicato l’intera sua esistenza. Colmo di gioia ci raccontava di quel 27 Giugno 1965, quando l’Immagine di Maria SS degli Angeli venne incoronata quale solenne riconoscimento dell’antica devozione dei fedeli di Pignola.

A Lei, come ricordava spesso il nostro Parroco, si sono rivolti in tanti per implorare la grazia o per ricevere doni.

Per conservare le nostre tradizioni e per la cura dei luoghi sacri, egli ha istituito “L’Ordine Equestre dei Cavalieri Regina degli Angeli di Pignola”, ed i Cavalieri gli hanno voluto rendere omaggio in questo suo viaggio. Allo stesso modo, la Scuola dove ha insegnato per anni oggi ha esposto le bandiere a mezz’asta listate a lutto. Tanti fedeli e Associazioni hanno voluto manifestare il dolore per la sua scomparsa.

Non posso non ricordare in questo momento che, all’insediamento di ogni nuovo Sindaco, immancabile, arrivava il suo saluto con l’auspicio di un proficuo lavoro nell’interesse preminente della collettività e nel rispetto della storia e della tradizione del nostro paese. Sempre stimolanti i suoi consigli e lucide erano le sue analisi dalle quali traspariva chiaramente l’amore per la nostra comunità, tant’è che in una sua pubblicazione ebbe a scrivere “mi piace riconoscere il volto vario e multiforme di Pignola nella dinamica che la caratterizza nelle molte varianti della storia”.

Il suo amore per il paese era sempre accompagnato dalla devozione a Maria SS degli Angeli, a cui lui ha voluto donare simbolicamente la medaglia d’oro che la comunità gli aveva conferito ricordando a tutti che egli era strumento per compiere un disegno più ampio.

Al nuovo Sindaco, che Pignola è chiamata ad eleggere fra pochi mesi, non verranno recapitati gli auguri di Don Rocco ma, ne sono certo, da lassù egli “Non farà mancare il sorriso del Padre”

                                                                                                                   Gerardo Ferretti

                                                                                                                        Sindaco

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RICORDO DI DON ROCCO

Per quei pochi che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo, magari perché abitanti a Pignola da poco tempo, e che il giorno del funerale si sono chiesti chi mai fosse la persona che ha richiamato in Chiesa Madre un così grande numero di Pignolesi, forniamo alcuni cenni biografici.

Rocco Saverio Vincenzo Piro nasce a Pignola il 30 Gennaio 1924 “alle ore 24” .

Consegue la licenza liceale nel 1943 al Liceo Orazio Flacco di Potenza. 

Durante i bombardamenti dopo l’8 settembre 1943, insieme con altri coetanei anima l’assistenza agli sfollati che trovano rifugio nelle gallerie delle Ferrovie Calabro-Lucane e il 25 settembre dello stesso anno si reca a Rifreddo per riferire al Comando Canadese delle truppe di occupazione che non era necessario continuare i bombardamenti, non essendovi più alcuna base di resistenza tedesca.

Il 1 ottobre 1945 inizia il Corso Teologico al Seminario di Salerno; la sua prima Messa Solenne è del Giugno 1949 in Chiesa Madre. Insegna religione presso l’Istituto tecnico commerciale e per geometri di Potenza dal 1950 al 1959; riceve il Possesso Canonico della parrocchia di S. Maria Maggiore nel 1961.  Il 19 Giugno 1999 celebra la messa in occasione dei 50 anni di sacerdozio.

Potremmo anche chiudere qui perché, data la sua lunga “militanza” come Parroco di Pignola, praticamente tutti sanno benissimo chi era e cosa ha fatto. Ci viene da pensare a quanto deve essere bello per un parroco battezzare un bimbo, vederlo seguire il catechismo, impartirgli la Prima Comunione, poi la Cresima, poi anche benedirne il matrimonio; per non parlare della gioia di vederne qualcuno seguire le sue orme e divenire sacerdote anch’esso!

Sentite cosa disse in Chiesa Madre in occasione della prima messa di un novello sacerdote di Pignola :

“La vita del prete è una cosa meravigliosa: è un ideale così alto che non si può paragonare a qualsiasi altra scelta di libertà. Quando il Signore chiama, sfonda tutte le porte, irrompe nella vita del prescelto con la forza e l’energia  di un ciclone  e non gli resta che dire: Eccomi !”

E come non menzionare la sua profondissima devozione alla Madonna degli Angeli?

Non è qualcosa che si possa facilmente descrivere, per cui preferiamo che ad esprimerla siano le parole che pronunciò in occasione del 50° di sacerdozio:

Motivi di lode e di ringraziamento alla dolce Madre della mia vocazione e del mio sacerdozio nel Suo Figlio Divino: è stata Lei a guidarmi per mano e che mi ha sempre ispirato fiducia e coraggio, a Lei ho affidato il mio ministero e la Comunità Pignolese, cuore della mia vita.  
Maria, Dignitas Terrae Vineolanae, è davvero la Celeste Patrona Regina di Pignola!"
   

Ad una certa età si va in pensione; ma don Rocco non si è mai sentito un pensionato (e diremmo a ragion veduta: come fa un prete a “smettere” di essere prete?) Fino a non molto tempo fa, se aveva sentore che don Antonio una domenica si sarebbe dovuto assentare, non voleva assolutamente che a sostituirlo fosse “un altro” prete: certo, si faceva accompagnare per gli acciacchi alle gambe, e gli stampavamo la Messa del giorno in caratteri molto grandi così da evitargli problemi di lettura; ma lui era lì, e le sue omelie erano sempre centrate.

In occasione dei funerali, don Rocco sapeva ricordare il defunto con parole che costituivano un balsamo per i parenti; e certo è triste pensare che adesso è lui a ricevere un ricordo affettuoso, lui che è stato un punto di riferimento certo per tutto il paese, che ha insegnato a tanti a guardare dentro di sé, che ha partecipato così attivamente alla vita sociale, che ha scritto libri con preziose informazioni sulla religiosità popolare di Pignola.

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Da persona di cultura qual’era, don Rocco non avrebbe certo gradito che qui ricadessimo nei luoghi comuni; quindi non diremo “don Rocco ci ha lasciati”, anche perché secondo noi sarebbe ingeneroso: don Rocco continuerà ad esserci vicino. Così come ha avuto cura delle sue pecorelle durante il suo lungo mandato, continuerà certamente ad averne anche da lassù.
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Ancora una volta si è palesata la sensibilità dei Pignolesi nel momento del bisogno, come dimostrano i 600 euro raccolti per aiutare le popolazioni recentemente colpite dal sisma in Siria  e Turchia, che abbiamo provveduto a versare alla Diocesi.
Vi ringrazio e vi benedico, don Antonio Laurita

Dall'Ucraina a Pignola per fuggire dalle bombe (RAI3)

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