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EVENTI

2 Luglio - Festa della Madonna delle Grazie
- SS. Messe ore 11 e 18.30
- alla messa delle 18.30 Benedizione dei bambini; a seguire, processione
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 Articoli 

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I Santi della Porta Accanto, giovani che hanno reso il loro ordinario “straordinario”  

 

Da domenica 30 giugno è stata allestita a Pignola nella bellissima chiesa di San Rocco una validissima mostra dal titolo “I Santi della porta accanto”. Essa si propone di celebrare il percorso di vita di molti giovani dei giorni nostri, affascinati dal Cristo, che hanno fatto della loro vita un dono d’amore. La mostra, concepita in occasione del Sinodo dei Giovani, ha avuto come promotore il Centro culturale San Paolo e ha visitato l’Italia nei luoghi più svariati, dalle scuole, alle parrocchie e agli ospedali. Da qualche mese è in Basilicata e grazie alla collaborazione dell’Azione Cattolica Diocesana con il locale Centro Culturale San Paolo, può essere richiesta da parrocchie o gruppi interessati.

L’allestimento consta di 32 pannelli di solido cartone autoportanti, e presenta la storia di testimoni del Vangelo di cui alcuni sono già Beati, altri Servi di Dio, altri ancora giovani “normali” ma esemplari per la qualità della loro fede, presentandoli con un ritratto artistico, una breve biografia, una frase incisiva scritta o pronunciata dalla persona stessa e un QR code che rimanda a siti, bibliografia e libri per un approfondimento. Le figure individuate sono italiane, europee, ma anche del Sud del mondo, proprio per dare un’idea globale della santità giovanile, che tocca anche le cosiddette “periferie”. Vengono descritti volti noti e meno noti, giovani e ragazze appartenenti a diversi percorsi ecclesiali, a testimonianza della varietà e della ricchezza del tessuto ecclesiale e del laicato di oggi.

All’interno della mostra si possono individuare ben cinque sezioni caratterizzate dall’uso di diversi colori: il viola indica credenti di diversi continenti che hanno nel loro quotidiano dato prova di una vita conforme ai principi evangelici; il verde presenta testimoni di santità nella malattia, il giallo coloro che nella professione e nell’integrità della testimonianza evangelica sono da definire giganti della fede come il giudice Rosario Livatino, il colore arancio è riservato ai martiri nella missione ed infine il blu per i giovani “normali” come Carlo Acutis che si sono distinti per la qualità della loro fede e della carità vissuta, diventando così testimoni credibili per raggiungere la via verso la Santità.

Il significativo allestimento quindi si propone di far conoscere storie “contagiose” di giovani cattolici che hanno preso sul serio il Vangelo e hanno provato a viverlo con radicalità, gioia ed entusiasmo secondo la loro specifica vocazione (sacerdotale, religiosa, laicale, coniugale…).

E, per valorizzare il significato della mostra e la sua valenza non solo culturale, domenica 7 luglio è stato organizzato dall’Azione Cattolica Parrocchiale di Pignola un momento di riflessione che ha visto due significative testimonianze, ossia quella di Giancarlo Grano, Consigliere diocesano di Azione Cattolica che, nel descrivere la mostra ai presenti, ha sottolineato che l’obiettivo è stato quello di stimolare in primis i giovani a una sempre maggior consapevolezza della chiamata alla santità. Nel corso del suo intervento ha precisato che il cuore della Chiesa è pieno di giovani santi, anche se poco conosciuti, persone “normali” che però si sono distinte per la qualità della loro fede e della carità vissuta, diventando così testimoni credibili. Di essi, anche a distanza di anni, è rimasta una traccia indelebile nelle rispettive comunità di appartenenza.  L’aspetto straordinario è che lo hanno fatto nella loro realtà locale, nella professione, nello studio, nella vita affettiva, nell’impegno pastorale, culturale, sociale, al servizio della Chiesa e della società.

Un momento emozionante della serata è stata la presenza del giovane  Marco Rafaniello, che ha fornito una significativa testimonianza coinvolgendo i presenti in un’esperienza sensoriale per far comprendere come la condizione del non vedente possa essere un cammino di crescita nella fede che può trasformare la vita nella comprensione della vera luce, quella dello spirito, la sola in grado di garantire la serenità di una condizione di vita non di disabilità ma di diversa abilità.  

La serata, molto partecipata, ha rappresentato una tappa del cammino di catechesi che l’AC Parrocchiale ha avviato con il gruppo adulti, con l’obiettivo di crescere insieme nel cammino di fede.

Angela Guma

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Il cuore della Chiesa è pieno di giovani santi, anche se poco conosciuti. Giovani che in vario modo hanno offerto la vita per Cristo, come vittime di un male incurabile o come martiri a causa di mani violente …

Nella nostra chiesa di San Rocco sarà allestita da domenica 30 a domenica 7 Luglio una mostra dal titolo SANTI DELLA PORTA ACCANTO.   (clicca sul video seguente)

Essa celebra molti giovani dei giorni nostri, affascinati dal Cristo, che come Lui hanno donato la giovane vita per amore.

Ci farà molto piacere se vorrete visitarla ed esprimere un parere sull’iniziativa. Grazie.

CRESIME RAGAZZI – 7 GIUGNO

Ventisette sono i ragazzi  che oggi hanno  ricevuto i 7 doni dello Spirito Santo attraverso il Sacramento della Confermazione dal nostro Arcivescovo Mons. Davide Carbonaro, nel giorno del Sacratissimo Cuore di Gesù.
Doni che i ragazzi, guidati da noi, loro catechiste da 6 anni, hanno analizzato e compreso, nonostante la loro giovanissima età e le distrazioni a cui sono costantemente esposti in un mondo che sembra aver dimenticato l'Amore di Gesù Cristo per la sua Chiesa.
Il Santo Padre ci ricorda, attraverso il Vangelo di oggi, che ".. viene naturale fare memoria della  bontà di Gesù, gratuita e incondizionata. che è sovrana. .. il cuore di Gesù guarisce la nostra memoria, che ha dimenticato la commozione e la capacità di provare compassione, perché la riporta all' affetto fondante. La radica sulla base più solida. Ci ricorda che qualunque cosa ci capiti nella vita, siamo Amati..." (dall' omelia del Santo Padre al policlinico Gemelli di Roma del 5 Novembre 2021).


Il nostro augurio per questi ragazzi è che riescano sempre e per sempre da oggi in poi a:

  • Restituire importanza all' essere piuttosto che all' apparire (intelletto)

  • Essere capaci di Amare il proprio essere, gli altri e Dio (scienza)

  • Amare il padre dei cieli riconoscendo tutti come fratelli e sorelle (pietà)

  • Riconoscere il bisogno che abbiamo di Dio e della sua grandezza "parlandone bene" nei discorsi e nei fatti (timore di Dio)

  • Amare, conoscere e volere come Dio, mettendolo sempre al primo posto, anche se vuole dire andare controcorrente (sapienza)

  • Discernere ciò che Dio vuole da noi in ogni situazione e fidarsi di Lui (consiglio)

  • Realizzare concretamente il bene e vincere il male (fortezza)

 

Ma soprattutto che siano sempre liberi di essere unici e irripetibili, un dono immenso che lo Spirito Santo fa a tutti noi...

Con immenso affetto, le Vostre Catechiste 

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la Confermazione

Dal “Catechismo della Chiesa Cattolica”: … con il sacramento della Confermazione i battezzati vengono vincolati più perfettamente alla Chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dallo Spirito Santo, e in questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere con la parola e con l'opera la fede come veri testimoni di Cristo.

Dunque il Battesimo introduce il credente alla vita cristiana, e la Cresima va a confermare l’impegno nell’essere testimone della Parola di Dio e nella fede; non per nulla “Confermazione” viene dalla parola latina confirmare, che significa rendere stabile o rafforzare. Ed è proprio per questo che il sacramento della Cresima viene anche chiamato come il “sacramento della maturità cristiana”. Invece il termine più comunemente usato di Cresima deriva da una parola greca che significa “unzione”, e vuole esprimere sia il gesto sia l’uso dell’olio (sacro Crisma).

I lettori meno giovani ricorderanno che anni fa il vescovo dava un rituale buffetto sulla guancia destra del cresimando: il gesto discendeva dalla alapa militaris, lo schiaffo che veniva inferto alle reclute dell’esercito romano per simboleggiare la prima ferita. Del resto anche la parola sacramentum indicava in origine il giuramento prestato dai legionari romani e significava il servizio fedele fino alla morte.

Quel gesto vescovile è stato abolito, come pure non si usa più dire che la Cresima rende “soldati di Cristo”, forse perché parlare di soldati da parte della Chiesa può sembrare quanto meno inappropriato.  Infatti il termine stride con la parola PACE che nella Chiesa è onnipresente e preponderante: «Pace a voi!»  sono le prime parole che il Risorto rivolge ai discepoli la sera di Pasqua; durante la messa “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”; “ e donale unità e pace secondo la tua volontà”.  Nella liturgia eucaristica: “Concedi la pace ai nostri giorni” ; moltissime parrocchie sono intitolate a Maria “Regina Pacis”; tutti conosciamo “la colomba della pace”; e infine ricordiamo quanto scrive Matteo riportando le parole di Gesù:  “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.

Dunque probabilmente il termine “soldati” viene ormai omesso proprio per evitare possibili erronee interpretazioni, anche se dovrebbe apparire ovvio che il regno del Cristo Re è spirituale, e di conseguenza il nostro campo di battaglia sarà principalmente per le anime (innanzitutto la nostra): battaglie contro lo sconforto, la depressione, i vizi, la malattia, la paura, le ossessioni, gli egoismi. Ed è solo con lo spirito del soldato che riusciremo ad andare dietro al nostro Capitano, Gesù Cristo.

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                                                     2 Giugno - Prima Comunione

Il giorno della Prima Comunione è un momento di grande gioia e profonda spiritualità.
È il momento in cui i nostri cuori si aprono per accogliere Gesù nell‘Eucaristia, un dono straordinario del Suo amore per noi.
Come catechiste, abbiamo camminato con voi lungo questo percorso di preparazione,
guidandovi e imparando insieme a voi l’importanza della fede e della comunità.

Oggi, vedervi ricevere la vostra Prima Comunione ci riempie di orgoglio e speranza.
Ricordate sempre che Gesù è il vostro amico più caro, pronto ad accompagnarvi in ogni passo della vostra vita.

Continuate a nutrire il vostro spirito con la preghiera, l’ amore e la gratitudine, e portate nel mondo la Luce di Cristo con i vostri gesti e le vostre parole.

                                                                                                 Con affetto, le vostre catechiste

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Discorso di commiato del Presidente Comitato Festa

 

Anche quest’ anno è già arrivata la quarta domenica di maggio, la domenica dell’ottava. Dopo una settimana di festeggiamenti e un anno di lavoro, se sono qui come rappresentante di questo stupendo gruppo, è soltanto merito di tutti questi ragazzi, che esattamente 364 giorni fa mi hanno dato la fiducia per intraprendere questo viaggio meraviglioso e hanno preso parte al comitato festa 2023/2024; perciò invito a salire qui sul palco

 

Mariangela Albano, Michele Arcangelo Albano, Luca Azzilonna, Antonio Bolettieri, Gennaro Capece, Raffaele Cirigliano, Francesco Matteo Corleto, Daniela Darimini, Saverio Darimini, Maria Grazia De Carlo, Francesco Gerardi, Luca Guida, Nicola Guida, Daniel Lagrotta, Marco Laguardia,

Lucrezia Lauria, Martina Melcore, Francesco Palmieri, Carolina Petraglia, Michele Pio Pietrafesa, Fabio Piro, Monica Piro, Rossella Piro, Letizia Rosa, Salvatore Sabia, Rocco Santopietro, Marzia Scavone, Saverio Scavone, Gaetano Smaldone, Giuseppe Summa, Erica Trotta, Michele Vignola, Nicola Vignola, Simone Vignola

Ragazzi, grazie a noi, al nostro lavoro, al nostro impegno e sacrificio siamo riusciti nel nostro obiettivo di onorare al meglio la nostra Patrona, dando alla comunità Pignolese la festa che merita.

Abbiamo lavorato tanto, iniziando con la festa in onore di San Donato, organizzata in poco più di 48 ore ma con una riuscita inaspettata, poi con la festa in onore di San Rocco e la successiva di San Michele; abbiamo realizzato l’opuscolo perché sia una testimonianza per le generazioni future, l’istallazione fotografica che esprime l’importanza del passato per la nostra comunità, abbiamo dato nuova vita al giardino sottostante la Chiesa Madre intitolandolo a Don Rocco Piro e soprattutto per restituire al quartiere terra uno spazio verde e curato, abbiamo concretizzato la nostra eredità come comitato nella chiesa madre.

Il nostro compito è giunto al termine; ora tocca ad un altro grande gruppo intraprendere questo cammino, a cui porgo i miei più sinceri auguri.

Tante sono le persone a cui porgere sentiti ringraziamenti, partendo dal Sindaco e dall’amministrazione comunale che è sempre stata disponibile per noi offrendoci la massima collaborazione; in secondo luogo la polizia locale in particolare Nicola Sabatella sempre collaborativo e pronto a preparare tutte le pratiche burocratiche necessarie per la riuscita della festa nella massima sicurezza; ringraziamo anche il comando dei carabinieri, il maresciallo Accogli e i giovani Antonio, Girolamo e Federico; la Protezione Civile, le associazioni Young Minds, il portale giovani e l’AVIS di pignola. Grazie anche ai cavalieri della Madonna, ai portatori e a tutti coloro che hanno  volontariamente collaborato per la buona riuscita della festa: Nicola Corleto, Felice Deluca, Davide Lauria, Mimmo Pirulli, Vincenzo Calace, Officine Piro e Falegnameria Buonansegna.

Ringraziamo le famiglie Azzarino, Napolitano e Riviezzi. Un ringraziamento speciale a Rocco Corleto per essere sempre stato al nostro fianco, a don Antonio per aver creduto in noi dal primo momento e a don Francesco Scavone; ringraziamo anche Aniello Citera e Federico Colangelo per aver illuminato la nostra festa.

Infine, grazie a tutti i pignolesi che hanno contribuito durante quest’anno per la nostra festa: Pignolesi, credete nei giovani e nelle nuove generazioni che non vi deluderanno mai. Grazie a tutti.

 

Saverio Darimini

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Pignola accoglie Mons. Davide Carbonaro

 

Pignola accoglie con l’abito della festa Mons. Davide Carbonaro, il nuovo Arcivescovo venuto qui, a pochi giorni dal suo ingresso in Diocesi, ad amministrare la Cresima agli adulti.

Parroco in cotta e stola, ministranti, Sindaco in fascia, agenti della Polizia locale in alta uniforme, banda musicale, nei loro gialli mantelli i confratelli della Congregazione Maria Santissima Regina degli Angeli, titolo con il quale la Vergine è venerata, e da sempre amata, dal popolo pignolese, e, soprattutto, la gente, tanta, a gremire la piazza per dare il benvenuto al nuovo Pastore e per dirgli così, con semplicità, vera cifra dell’affetto : “ Monsignore, tra noi sentiti a casa, sei a casa. “

Il saluto del Parroco non è di circostanza. Don Antonio, che sottolinea come questa sia terra mariana, non nasconde le emergenze che segnano Pignola come l’intera Basilicata: il lavoro che manca, la fuga dei giovani, la solitudine degli anziani, il cedimento di molti alle lusinghe di un senso comune che confonde la modernità con l’ indifferenza, o, peggio, la negazione dei valori sui quali si costruisce “ la vita bella “.

L’ antica Croce astile in testa, in corteo, si sale verso la Chiesa Madre. L’Arcivescovo saluta le donne, gli uomini, i ragazzi che fanno ala al suo passaggio. Stringe le mani, accarezza il volto dei bimbi, sorride, procede senza fretta come chi – è la sensazione che trasmette – cammini, passeggi, tra amici.

La risposta a don Antonio, il messaggio ai fedeli che affollano banchi e navate è nell’omelia che suona non come una predica dotta ma come un pacato e sereno ragionare sui temi cruciali che inquietano il nostro tempo e quanti lo abitano. Il dubbio, che è l’ angoscia di chi crede, il silenzio di Dio, l’essenza di Dio.

L’essenza di Dio – dice l’Arcivescovo – è l’ Amore e l’ amore che scioglie il dubbio e dà sostanza e certezza alla Fede. E nelle parole di Mons. Carbonaro senti la eco di san Giovanni della Croce : “ Alla sera della vita, sull’amore saremo giudicati “ .

Un amore che i nostri giorni confusi reclamano anche quando sembrano volerlo rifiutare per non farsene disturbare. Un tempo confuso ( ma alla fine non lo sono stati tutti ? ) che tuttavia ha una sua specificità poiché si

pretende post cristiano come la cultura ormai dominante mira a definire per poter in tal modo a ciò adeguare, senza farsene un problema, condotte, stili di vita, sistemi economici e normativi adottati “etsi Deus non daretur “, come se Dio non ci fosse. E così si realizza, alla fine, una convivenza civile di fatto radicata in un nuovo agnosticismo secondo il quale non ci sarebbe alcuna necessità di porsi domande su Dio perché, in quest’ottica, l’affermazione della sua esistenza sarebbe logicamente senza senso. L’agnosticismo odierno è così rappresentato da una irreligione che, accettando le negazioni previe dell’individualismo, del relativismo, dell’ edonismo, dell’egoismo, si lascia decisamente alle spalle la dimensione religiosa come archeologia del passato.

Eppure, eppure, le persone che riempiono la Chiesa Madre pare vogliano affermare ben altro.

Nonostante tutto – sembrano dire – questo tempo confuso reclama amore e ha nostalgia di Dio, perché, sembrano voler avvertire – il vuoto soffoca, genera disperazione, tristezza esistenziale, sentimento di inutilità.

La pedagogia dell’amore è pedagogia – spiega mons. Carbonaro – che si cala nell’ordinario, nel quotidiano, nel feriale, nella famiglia, nelle amicizie, nelle relazioni sociali. L’amore si sostanzia di opere, è mano tesa a chi soffre, a chi è nel dolore. E’ aiuto a chi è nel disagio materiale e interiore, soccorso a chi è emarginato, solo, privato della dignità che conferisce il lavoro. E’, l’amore, preoccupazione per la comunità, azione per migliorarne le condizioni economiche, sociali. E’, l’amore, costruzione non solo di una cultura ma – ed è ben di più – di una civiltà che sconfigga definitivamente l’invettiva desolata di Sartre: “Gli altri sono l’inferno“.

E - dice l’ Arcivescovo rivolto ai giovani - per una simile, nuova, civiltà vale la pena di spendersi, di spendersi qui, in questo cerchio di case strette le une alle altre che parlano di sogni e di vite condivise e dal quale è doloroso, ingiusto, andar via alla ricerca, in altrove distanti, del lavoro negato .

La funzione termina, l’ Arcivescovo se ne va mentre si accendono le prime luci della sera.

 

Erberto Stolfi

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26 Maggio 2024

Saluto di benvenuto del Parroco al nuovo Vescovo Mons. Davide Carbonaro

 

Eccellenza, le rivolgo il benvenuto in questa nostra Comunità, piccola porzione del gregge affidatole dalla divina Provvidenza e dalla benevolenza di Papa Francesco, facendomi interprete dei sentimenti di cordiale accoglienza di tutti i presenti, religiosi e laici.

Grazie, Eccellenza, per questa Sua venuta tra noi; siamo certi che Lei sarà in grado di infondere fiducia a tutti i fedeli e specialmente ai giovani che, terminati gli studi, non trovano lavoro e spesso si sentono lasciati soli e costretti a lasciare il paese natio.

In mezzo a noi trova, Eccellenza, tante persone anziane, i veri custodi pazienti e fedeli delle tradizioni religiose, autentici scrigni preziosi di quei valori morali che hanno alimentato la fede secolare delle nostre comunità, e ad essi si deve  rispetto e solidale gratitudine. Allo stesso tempo trova dei giovani che, pur al passo coi tempi, hanno tratto frutto dagli insegnamenti degli anziani, come dimostrato dai comitati che hanno egregiamente organizzato le ultime feste patronali e continuano ad essere attivi nella fede. In definitiva, Eccellenza, lei qui trova una popolazione in cui la storia, le tradizioni, il folklore si mescolano ai valori più nobili dell’onestà, della generosità, della solidarietà e dell’ospitalità; è costituita da persone rispettose, attente, con ricche storie personali e collettive, con memorie forti e grandi tensioni ideali. Una comunità disponibile e accogliente, fortemente legata alle sue chiese, che mantiene vivo e forte il senso di appartenenza.

La comunità dal vescovo si aspetta un pastore che passi per le strade, non solo del paese ma delle nostre vite; un pastore che si fa compagno di viaggio; un pastore che svegli il senso del servizio e richiami alla coerenza della fede. Sono convinto che il sommo Pontefice l’ha inviata in mezzo a noi per spronarci ad essere operosi e vigilanti nella comunione dei cuori; confidiamo che Lei aiuterà tutti i membri che formano la comunità della nostra Diocesi ad essere capaci di spendere la loro vita nel servizio e nella collaborazione, e soprattutto aiuterà noi sacerdoti a non sentirci soli e ad adempiere al meglio la nostra difficile missione di guida, attenendosi ognuno a quanto il suo ruolo richiede.

A Lei, Eccellenza Reverendissima, noi tutti assicuriamo filiale obbedienza e il ricordo nella nostra preghiera, confermando la massima disponibilità e la più sincera collaborazione.

Maria, la Madre dei consacrati, Lei che è nostra amata patrona, ci benedica, vigili e protegga il ministero episcopale che oggi Lei inizia tra noi.

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26 Maggio - Conclusione della Festa della Madonna

Con la solenne intronizzazione dell’effigie di Maria Santissima degli Angeli, patrona di Pignola, la comunità tutta ha concluso la celebrazione della festa in onore della Madonna, dando prova ancora una volta della sincera devozione verso di Lei. Il popolo di Pignola, che riconosce in Maria una potente Protettrice e una Madre amorevole che intercede presso Dio per l’umanità, colmo di emozione e grato per i giorni di festa dedicati alla Madonna, si affida alla provvidente mano della Regina degli angeli in una tensione continua verso Dio. La comunità di Pignola si sente parte dell’umanità che nel suo storico cammino ha trovato in Maria un riferimento sicuro per prendere parte alla salvezza conquistata per tutti da Cristo. In questo cammino comune con gli uomini e le donne di tutta la storia, il popolo di Pignola continua a venerare con profonda devozione la sua Patrona per assicurarsi il suo aiuto e la sua grandiosa opera di avvicinamento a Dio.

Come nel giorno dell’intronizzazione della Madonna, avvenuta nel giorno dell’ottava della festa, e come in tutti i giorni della festa, tutti i devoti pignolesi a Maria elevano il proprio sguardo verso di Lei sicuri che la Madonna si chini a soccorrerli e proteggerli, e continuano anche quest’anno a fare tesoro di un’eredità di fede e devozione che ha acquistato spessore nel corso dei secoli.

Onorata di una così speciale devozione per Maria e salda nella sua protezione, la comunità intera gioisce per i doni della sua Madre Celeste e si protende verso Dio tramite Lei per conseguire la felicità piena. Che la festa in onore di Maria santissima degli Angeli sia perpetuata nel cuore di tutti i suoi devoti e faccia pregustare la Beatitudine eterna per la quale Dio ha creato l’umanità.

Rocco Mastrogiuseppe

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FEDE e SCIENZA

 

Il giorno 14 Maggio scorso a Pignola nella chiesa di San Rocco si è tenuto un incontro avente come tema “FEDE E SCIENZA”, organizzato dall’Azione Cattolica di Pignola.

Ad introdurre la serata è stato Don Antonio Laurita; l’esimio Dott. Marcello Ricciuti, Responsabile della struttura complessa di Cure Palliative ed Hospice dell’Ospedale San Carlo di Potenza, è stato invitato a portare la propria testimonianza.

A fare da cornice alla serata sono state due opere realizzate dall’artista locale Sara Di Iorio.

La trattazione degli argomenti è avvenuta in forma dialogica: la sottoscritta ha posto al Dott. Ricciuti domande riguardanti la sua esperienza di credente e di professionista e su come la Fede si relaziona quotidianamente con l’esercizio della professione medica.

Il Dottore ci ha detto che il buon lavoro (buono lo aggiungo io, perché l’umiltà dell’intervistato non lo avrebbe mai portato a definirlo tale) che viene svolto all’interno della struttura, dove regnano purtroppo tanto dolore e sofferenza, è dovuto alla presenza di figure professionali, fra medici, infermieri, psicologi, volontari, ecc., tutti formati per operare in quel reparto. Ha aggiunto che l’approccio ai pazienti è molto discreto, per tentare di offrire loro sollievo fisico e -se consentito- anche spirituale.

Gli è stato chiesto dove trova la forza necessaria ad espletare il suo compito e lui, citando Santa Teresa di Calcutta, ha risposto: nella preghiera; la piccola grande donna di Calcutta ogni giorno con le sue consorelle, prima di scendere in strada per assistere i più poveri della Terra, pregava per ore. La preghiera sostiene la Fede e la Fede sostiene l’operato.

La morte, come la nascita, è un evento traumatico e doloroso e come tale necessita di assistenza per dare sollievo, dignità ed una parola di speranza.

Accattivante è stata, poi, la testimonianza fornita in risposta alla domanda “quale è stata la richiesta più eticamente difficile che un paziente le ha avanzato?”

Il Dott. Ricciuti ci ha raccontato di una donna affetta da cancro che si è recata da lui ancora in condizioni generalmente buone, chiedendogli un certificato che attestasse lo stadio terminale della malattia e i dolori incontenibili, al fine di poter andare in Svizzera per porre fine alla sua esistenza. Dopo un attimo di sconcerto e con toni amicali egli le ha garantito che si può giungere alla morte in maniera dignitosa con le giuste cure. Rassicurata al momento, la paziente è andata via, ma è tornata più volte con la stessa richiesta e con maggiore fervore, ricevendo ogni volta lo stesso incoraggiamento. Alla fine, dopo un mese di degenza all’Hospice, la paziente è deceduta serenamente.

Tanti, pertanto, sono stati i temi toccati: fede, scienza e bioetica, l’eutanasia e l’aborto.

Il pubblico, accorso numeroso, è apparso sempre molto interessato apprezzando l’esposizione chiara e semplice dell’egregio ospite.

Ringraziato calorosamente il Dott. Ricciuti che, fra l’altro, ha fatto emergere le sue già note doti di profonda umiltà -doti attraverso cui si misura la grandezza di un uomo-, le conclusioni di questo primo incontro sono state affidate all’ottima professoressa Angela Guma, che ha augurato a tutti di proseguire il nostro percorso formativo insieme.

Che Dio ci aiuti ad operare come il lievito.

Francesca Conte

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"Rimanete nel mio amore e siate fedeli ai miei Comandamenti come io sono stato fedele ai Comandamenti del Padre mio." Questa fedeltà ha caratterizzato la tua vita terrena cara Vittoria.

Rimanendo sempre nel Suo Amore hai trasmesso a tutti la gioia di vivere pur nelle difficoltà che la vita ti ha riservato. Non dimentichiamo la perdita di persone care in giovane età.

C'era un vincolo di amicizia tra noi fin da quando avevo cresimato la tua cara Caterina.

Ma ho imparato ad apprezzarti in questi ultimi anni, partecipando con te alle sante Messe quotidiane celebrate dal nostro compianto Don Rocco. Ci sedevamo nello stesso banco e ammiravo la tua fede profonda che scaturiva dal cuore. All'uscita percorrevano insieme la strada fino ai Morales e augurandoci "Buona giornata "ci separavamo.

Laboriosa e dignitosa sei stata un esempio per tutti. Ora quel Dio che hai tanto amato ti accolga nel Suo Regno e conceda ai tuoi figli quella rassegnazione cristiana alla loro sofferenza per la perdita di una persona che hanno tanto amato.  Addio cara Vittoria.

                                                                                                                      Ninetta Perone e famiglia

FESTA DEL PERDONO - 28 APRILE 2024

 

Sono 25 i bambini che si sono accostati per la prima volta al Sacramento della Riconciliazione.

I bambini, dopo un anno di attenta preparazione, hanno vissuto con grande emozione la celebrazione che si è svolta con canti, rinnovo delle promesse battesimali, riflessioni sul vangelo e confessione individuale.

Attraverso la meditazione della parabola del “Padre Misericordioso” (Lc 15,11-32) i bambini hanno fatto esperienza dell’abbraccio di Dio.

Una delle cose più belle di come ci accoglie Dio è la tenerezza dell’abbraccio che ci dà, la capacità di essere perdonati e soprattutto imparare a perdonare gli altri come lui fa con noi,ed è proprio cosi che “PerDONATI  PerDONIAMO ”

Il Sacramento della Riconciliazione deve essere un incontro di festa che guarisce il cuore e lascia la pace dentro. Proprio la stessa festa che il Padre buono fa al ritorno del figlio “Facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed e’stato ritrovato” (vv23-24)

Il padre si affretta a restituire al figlio i segni del suo amore per lui: il vestito bello, i calzari, l’anello. Il Padre lo attende con amore e al suo ritorno lo abbraccia e fa festa.

La misericordia del Padre è traboccante, incondizionata e si manifesta ancor prima che il figlio parli.

Dio mi attende, Dio mi aspetta, Dio vuole abbracciarmi sempre !

“Di fronte a tutto l’amore che tu offri a me, tua creatura piccola e fragile, il mio cuore trabocca di felicità. Quanto è grande, Signore, il tuo amore per me …”

Le catechiste

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Un nuovo servo di Dio da Pignola:

Don Francesco Scavone, Presbitero della Diocesi di Roma

                                                                                                                                                                                 

Sabato 20 Aprile in Vaticano, nella Basilica di San Pietro, sono stati ordinati undici nuovi sacerdoti per la Diocesi di Roma, destinati nelle Parrocchie dove in molti avevano già prestato servizio negli anni di preparazione all’ordinazione presbiterale. Di essi sei provengono dal Pontificio Seminario Maggiore, due dal Collegio Diocesano Redemptoris Mater e tre dall’Almo Collegio Capranica. Tra essi il lucano di Pignola, Francesco Scavone che da adulto è stato chiamato ad operare nella vigna del Signore.

Il suo è un percorso straordinario: Francesco si è diplomato al Liceo Classico Quinto Orazio Flacco di Potenza, ha poi conseguito la laurea magistrale in economia e management all’Università Tor Vergata con il massimo dei voti e menzione nell'albo dei laureati e ha svolto esperienze di Erasmus in Belgio.

La vocazione, dice Francesco,  è sicuramente nata a Pignola, grazie alla partecipazione alla vita parrocchiale e all’impegno in Azione Cattolica e poi approfondita a Roma al  centro vocazionale di don Fabio Rosini con l'esperienza dei dieci Comandamenti. Infine, nel 2018 la maturata decisione di entrare in seminario, presso il Collegio Capranica a Roma, dove ha conseguito la Laurea in Filosofia e Teologia nella pontificia università Gregoriana e successiva specializzazione in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico a Roma con esperienze di approfondimento residenziale a Gerusalemme.

La storia di Don Francesco dimostra, dunque, come in seminario non si entra da perdenti nel mondo, anzi, è una risposta ad una chiamata che fa lasciare il mondo per qualcosa di più grande. Non a caso la comunità Pignolese ha vissuto un momento di grande gioia e ha mostrato un profondo senso di unione con la presenza cospicua dei parrocchiani all’ordinazione presbiterale nella Basilica di San Pietro e alla prima messa nella Parrocchia Santa Maria del Buon Consiglio sulla Tuscolana dove Don Francesco è stato subito ordinato vice Parroco.

                               

L’ordinazione di Don Francesco è un’ennesima grazia per la comunità di Pignola che è stata da sempre ricca di ordinazioni sacerdotali. La comunità è tra le più cospicue della Diocesi di vocazioni che svolgono il loro ministero presbiteriale anche fuori quali Don Dino Vicenza, Don Mario Benvenuti e padre Angelo Salvia. Sono incardinati nella diocesi di Potenza Don Antonio Laurita parroco di Pignola e Don Luigi Sarli con sede a Potenza presso la Parrocchia di Santa Maria della Speranza.

Indimenticabile la testimonianza di sacerdoti scomparsi tra i quali Don Salvatore Vigilante, Don Gerardo Marsico, Don Luigi Corsini, Don Rocco Piro e Don Pinuccio Lattuchella il cui operato ha lasciato un segno indelebile di missionarietà autentica. Infatti, le radici del servizio e del ministero presbiterale, cui don Francesco è stato chiamato, sono profondamente rintracciabili nella fervida fede del popolo pignolese che Dio ha affidato nel tempo a vari esemplari Pastori del luogo perché pascessero il suo gregge.

C’è stata dunque una grande soddisfazione espressa dal parroco Don Antonio Laurita e condivisa da tutta la comunità nella certezza che Don Francesco eserciterà il suo servizio con competenza e generosità.

Per l’indole che lo caratterizza sarà servo umile e competente nonché strumento dell’Amore e dell’azione di Dio, frase evangelica che come ha ben sottolineato Don Francesco nella prima commovente celebrazione eucaristica gli è stata affidata come testamento spirituale da Don Rocco Piro, sua guida e maestro.

Non possiamo che esprimere la più profonda gioia al neo Sacerdote utilizzando la nostra lingua madre che ben sintetizza ciò che questa grazia determina: Ad Maiorem Dei Gloriam!

Angela Guma

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Roma, 20 Aprile 2024

Ordinazione sacerdotale di Francesco Scavone

presieduta dal Signor Cardinale Angelo De Donatis

del Titolo di San Marco

Penitenziere Maggiore

 

 

Un altro figlio di Pignola mette la propria vita al servizio della Chiesa, il popolo santo di Dio. 

Ma che significa “prete” ? Il termine deriva dal latino presbyter, che a sua volta proviene dal greco  presbýteros, che significa  “più anziano”.

Con questa parola si indica un uomo di Chiesa insignito della facoltà di presiedere le cerimonie religiose, guidare la comunità e predicare la parola di Dio; spesso è anche chiamato Sacerdote.  Non c’è dunque differenza tra sacerdote, prete e presbitero: in tutti i casi parliamo di un uomo che ha ricevuto il secondo livello del Sacramento dell’Ordine Sacro.

Il primo è il Diaconato (i Diaconi  possono predicare la parola di Dio, amministrare il Battesimo, assistere in altri Sacramenti, ma non hanno le funzioni pastorali e sacre dei Presbiteri); il secondo è il Presbiteriato (appunto, i preti), e il terzo è l’Espiscopato,  quello di cui vengono insigniti i Vescovi, ai quali sono affidati i ministeri dell’insegnamento, del governo pastorale e della santificazione.

L’Ordinazione presbiterale è un momento di grande festa e commozione. La liturgia  esprime infatti con grande chiarezza quale deve essere l’identità del sacerdote di Cristo, indica la missione cui egli è chiamato e suggerisce i caratteri fondamentali della vita spirituale cui egli dovrà attenersi.

Dopo la lettura del Vangelo, ogni ordinando viene chiamato per nome e, alzandosi, risponde  “Eccomi”. Questa parola contiene un programma di vita e risuona più volte  nella storia della salvezza, dall’eccomi di Abramo messo alla prova per sacrificare Isacco, all’eccomi come semplice risposta di una umile giovane di Nazareth ad un annuncio sconvolgente.

Nell’eccomi di ogni ordinando risuona dunque questa abnegazione alla volontà di Dio che ci conosce, ci ama, ci chiama per nome; in esso risuona il desiderio di diventare in tutto un servo del Signore. Quell’eccomi è la sola cosa che Dio chiede per inondare del suo Spirito l’ordinando e proseguire in lui il suo progetto di vita.

ESTRATTO  DAL

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI DIACONI ORDINANDI PRESBITERI DELLA DIOCESI DI ROMA

Immagino che, pensando a quel giorno, starete già “studiando” il rito dell’ordinazione! Ebbene, la prima domanda che vi verrà posta circa gli impegni che professerete di assumere, recita: «Volete esercitare per tutta la vita il ministero sacerdotale nel grado di presbiteri, come fedeli cooperatori dell’ordine dei vescovi nel servizio del popolo di Dio, sotto la guida dello Spirito Santo?».

Fedeli cooperatori: cioè, stando al senso delle parole, coloro che “operano con”.  Questo “con” è essenziale, perché la Chiesa, come ci ricorda il Concilio, è anzitutto un mistero di comunione.

E il presbitero è testimone di questa comunione, che implica fraternità, fedeltà e docilità. Coristi, insomma, non solisti; fratelli nel presbiterato e preti per tutti, non per il proprio gruppo, senza pensare mai di essere autonomi e autosufficienti.

 

Secondo aspetto: al servizio del popolo di Dio. 

Sarete preti per servire, conformati a Gesù che «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita» (cf Mc 10,45). Ogni mattina è bene pregare: “Signore, oggi aiutami a servire”; e ogni sera, ringraziando e facendo l’esame di coscienza, dire: “Signore, perdonami quando ho pensato più a me che a mettermi al servizio degli altri”. Servire vuol dire essere disponibili, rinunciare a vivere secondo la propria agenda, essere pronti alle sorprese di Dio che si manifestano attraverso le persone, gli imprevisti, i cambi di programma, le situazioni che non rientrano nei nostri schemi e nella “giustezza” di quello che si è studiato. La vita pastorale non è un manuale, ma un’offerta quotidiana; non è un lavoro preparato a tavolino, ma “un’avventura eucaristica”. È un atteggiamento costante, fatto di accoglienza, compassione, tenerezza, uno stile che parla coi fatti più che con le parole, esprimendo il linguaggio della vicinanza.

Ed è in questa luce che, con la grazia di Dio, si supera il pericolo di covare dentro di sé un po’ di amarezza e di insoddisfazione per le cose che non vanno come vorremmo, quando la gente non risponde alle nostre attese e non si adegua alle nostre aspettative.

 

E ora veniamo all’ultimo aspetto: sotto la guida dello Spirito Santo.

Allo Spirito, che discenderà su di voi, è importante dare sempre il primato. Altrimenti, quando si conta sulle proprie forze, si rischia di trovarsi con un pugno di mosche in mano. La vita sotto la guida dello Spirito vuol dire passare dall’unzione dell’ordinazione a un’“unzione quotidiana”; e Gesù effonde su di noi l’unzione dello Spirito quando stiamo alla sua presenza, quando lo adoriamo, quando siamo intimi alla sua Parola. Stare con Lui, poi, ci permette anche di intercedere davanti a Lui per il Santo Popolo di Dio, per l’umanità, per le persone che si incontrano ogni giorno. Così, un cuore che attinge la propria gioia dal Signore e feconda di preghiera le relazioni, non perde di vista la bellezza intramontabile della vita sacerdotale.

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Giovedì santo, Santa Messa in Cena Domini

La lavanda dei piedi

Come siamo soliti fare ormai da diversi anni, anche quest’anno 12 ragazzi che si apprestano a ricevere il dono dello Spirito Santo nel sacramento della Confermazione, hanno interpretato i 12 apostoli a cui Gesù lava i piedi durante l’ultima Cena.

La Pasqua è il cuore della vita cristiana, dalle vicende pasquali nasce la Chiesa, focalizziamo l’attenzione sull’evento irripetibile della Pasqua che non è la morte di Gesù, ma la resurrezione, la sua vita nuova.

Ingresso di Gesù a Gerusalemme, lavanda dei piedi, croce, resurrezione…

Gesù si prepara a festeggiare la Pasqua con i suoi amici e per prima cosa lava loro i piedi. Perchè?!!!

Il rito del Seder di Pesach, la cena pasquale ebraica che Gesù mangia con i suoi apostoli, prevedeva, al suo inizio, che il capofamiglia lavasse le mani ai commensali, prima di iniziare il pasto.

Gesù reinterpreta questo gesto con il lavaggio dei piedi. A quel tempo era usanza che i servi o gli schiavi lavassero i piedi agli ospiti per togliere la sabbia delle strade polverose, dopo questo gesto iniziavano a cenare tutti insieme, Gesù spiega questo suo gesto in Giovanni 13,1-15 :

“Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 2 Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3 Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4 si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. 5 Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. 6 Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7 Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». 8 Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9 Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». 10 Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». 11 Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi». 12 Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? 13 Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. 15 Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.”

La lavanda dei piedi non deve essere visto esclusivamente come un gesto umile, ma è il gesto che simboleggia il dono della vita di Gesù per i suoi; per comprendere appieno questo gesto bisogna far riferimento ad un parallelismo di verbi tra il gesto di Gesù di togliere la veste e riprenderla, e i verbi del cap, 10,17 di Giovanni riguardo al buon pastore che da la vita per le sue pecore: “per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi…”

Gesù è stato appena acclamato Re, il Re della Pace, ma che resta pur sempre Maestro ed in quanto tale continua ad insegnare ed insegna ad aiutarci gli uni gli altri.

Egli attraverso il gesto della lavanda dei piedi sta dicendo a tutti “Vi voglio bene. E come io amo voi, voi amatevi gli uni gli altri”! La Chiesa vede in questo gesto un simbolo dell’amore di Dio, ed esso riassume tutta la vita di Gesù, il quale non è venuto per essere servito ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mc.10,45).

I cristiani rivivono il gesto della lavanda dei piedi durante la liturgia del Giovedì Santo nella S. Messa in Cena Domini. Questa memoria prende anche il nome di “Mandatum”.

Una curiosità: i cistercensi, ordine monastico originato verso la fine del XI secolo, praticavano questo gesto settimanalmente, ogni sabato.

Nel gesto della lavanda Cristo si mostra “Servis servorum Dei, cioè servitore tra i servitori di Dio”.

A Giovanni il Battista, che Gesù avrebbe poi definito “il più grande tra i nati da donna”(Mt 11,11) non venne concesso il privilegio di essere chiamato da Cristo a far parte dei 12 apostoli per battezzare in acqua e Spirito Santo, eppure a lui venne riservato il privilegio del Battesimo di Gesù in sola acqua. Nonostante ciò Giovanni, il più grande uomo mai vissuto, non si riteneva degno di legare i lacci dei sandali a Cristo. Dio stesso invece, riteneva di dover fare di più del gesto del Battista, lavando i piedi dei dodici, partendo da Pietro che di lì a poco lo avrebbe rinnegato per tre volte.

Servitore dei servitori di Dio è il titolo appunto, che spetta ai successori di Pietro, l’apostolo al quale Gesù rese per primo testimonianza. Ed è con questo grande gesto d’amore che si apre il Triduo Pasquale che ci porterà a guardare e vivere il fine ultimo della sua vita e quello di ognuno di noi: la Resurrezione. “se Gesù non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede” (1Cor.15)

Le catechiste

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Veglia Pasquale

Ha un fascino sempre nuovo la veglia pasquale.

La benedizione del fuoco e dell’acqua ci ricordano con la forza dei simboli l’evento della salvezza che si attua nell’oggi della nostra vita. E’ il Regno sempre atteso e già presente, nascosto come il lievito nella pasta ma che agisce prorompente a sostenere la nostra speranza.

Appare oggi così difficile la speranza, in un mondo lacerato da guerre e povertà dove  incerto è l’avvenire dei giovani, fragile il tessuto sociale, svaniti i punti di riferimento tradizionali; per molti la stessa sopravvivenza è ormai un problema.

Eppure proprio per questo mondo nella notte di Pasqua la liturgia fa risuonare il richiamo di Isaia:

“o voi tutti assetati, venite all’acqua; chi non ha denaro venga ugualmente: comprate e mangiate senza denaro e senza spesa vino e latte” (Is.55,1)

Sono espressioni simboliche che annunciano salvezza, pace, liberazione dal male.

L’oscurità della chiesa che accoglie i fedeli viene squarciata dalla luce del cero pasquale, simbolo di Cristo vincitore sulla morte; e nel chiarore della nuova luce irrompe il canto dell’exultet che racconta la speranza che ogni cristiano custodisce nel suo cuore.   Nei momenti bui che stiamo vivendo si avverte più che mai il bisogno di serenità: i mezzi di informazione ci inondano a tutte le ore di avvenimenti terribili in ogni dove, che scuotono le nostre vite generando un profondo senso di incertezza.

Il desiderio dei tantissimi fedeli che hanno partecipato alla veglia pasquale è stato ampiamente appagato dalle parole di speranza e di pace presenti e significate in ogni azione liturgica di questa santa notte: entrati nella buia chiesa col buio anche nell’animo, essi sono usciti confortati dalla luce pasquale, rincuorati dalla speranza che il male sarà sempre sconfitto dal bene, come la luce sconfigge il buio.

“Ogni giorno è Pasqua per chi sa sperare sopra il sepolcro chiuso”  (G.Bevilacqua)

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24 marzo 2024 - Domenica Palme

Anno 33 d.C. Gerusalemme, davanti alla città santa, sul pendio del monte degli ulivi da cui si domina l'intera città, secondo l’evangelista Luca, Gesù entra in groppa all'asino. Con questo gesto Gesù si presenta come il re di Israele, il messia atteso, ma perché mai un Re sceglie come cavalcatura un asino?

L’asino è una cavalcatura in tempo di pace, il cavallo rimanda al suo utilizzo in battaglia.

Secondo la Genesi e la profezia di Zaccaria l’asino caratterizza il Re messianico che discenderà da Giuda (Gn. 49,11). Anche il Re Salomone al momento dell’incoronazione (1Re 1,38-40), venne fatto salire sulla mula del Re Davide, mentre il suo rivale Adonìa si era procurato inutilmente carro e cavalli (1Re 1,5).

Quindi è chiaro perché Gesù sceglie come cavalcatura un asino, egli è il Re della pace, il suo regno è un regno di pace.

I Vangeli descrivono una scena d’incoronazione; i pellegrini che vanno a Gerusalemme e che sapevano ciò che Gesù diceva e faceva, lo riconoscono quale Re, è il Re d’Israele. La scena che descrive i pellegrini che stendono i mantelli come a formare un tappeto è simbolo di incoronazione, gli stessi venivano stesi sui gradini che portavano al trono.

Il Monte degli Ulivi, dove S. Luca colloca la scena, era un luogo di preghiera in cui Yahweh si sarebbe rivelato nel giorno del giudizio. Per gli ebrei il Messia, venendo dal deserto si sarebbe rivelato sul Monte degli Ulivi.

Con questo episodio evangelico la settimana della Passione viene aperta nel segno della regalità Messianica. Lo stesso tema che chiude il “Titulus crucis” (titolo della croce). Secondo l’evangelista Giovanni, l’iscrizione apposta sopra la croce recitava “Gesù Nazareno, re dei Giudei”.

Gesù entra in città acclamato come un Re prima di Pasqua, ed è condannato a morte pochi giorni dopo da Pilato con appunto l’accusa di essersi dichiarato tale.

Anche la nostra comunità parrocchiale domenica ha ricordato l’ingresso di Gesù a Gerusalemme.

Dopo la benedizione delle palme tenutasi nella chiesa di Sant’Antonio, in processione si è saliti in chiesa Madre osannando al Re dei Re.

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Il nostro plauso e ringraziamento ai componenti del Comitato Festa che hanno svolto un egregio lavoro di ripulitura del triangolo di verde che affianca la scalinata per la Chiesa Madre, nel quale hanno poi piantato un ulivo che hanno battezzato Ireneo, che in greco vuol dire "dedicato alla dea Eiréne", la dea della PACE.

L’ulivo era tenuto così tanto in considerazione presso gli antichi Greci che la legge dell’epoca prevedeva l’esilio per chiunque osasse danneggiarlo; gli atleti che si distinguevano alle Olimpiadi ricevevano in dono un’ampolla d’olio ed il loro capo veniva adornato con una corona di rami d’ulivo intrecciato.

 

La prima citazione dell'ulivo nella Bibbia appare alla fine del racconto del diluvio quando la colomba porta a Noè, come segno di pace, un ramoscello di olivo; l’olio è impiegato durante il Battesimo, la Cresima, l’Ordine Sacro e l’ Unzione degli infermi.

Nei Vangeli si narra di come Gesù venga accolto a Gerusalemme da una folla che sventola foglie di palma ed ulivo; Cristo, inoltre, trascorre le ore appena precedenti la sua Passione nell’Orto degli Ulivi. Quando scese dalla croce, un ulivo lo attendeva per dargli conforto e riposo, e il terzo giorno risorge tra gli olivi.

Corteccia rugosa, tronco contorto

il vecchio Ulivo, dignitoso e assorto,

alle carezze del vento

scuote le foglie d’argento,

c’è un lieve frusciare

un brusio, un sussurrare:

“La vita è preziosa, sii buono

un rametto d’ulivo vuol dire

PERDONO.

La vita è stupenda e fugace

un rametto d’ulivo vuol dire

PACE.”

                                                                  Velise Bonfante

Venerdì 29 marzo si è svolta la 50^ edizione della “Via Crucis vivente”. L’evento è stato organizzato anche quest’anno dalla Parrocchia Santa Maria Maggiore di Pignola in collaborazione con l’Azione Cattolica locale, il gruppo teatrale “Il Sipario”, l’ASD Equitation Passion di Postiglione e con il settore giovani della Proloco “Il Portale” di Pignola. La regia è stata affidata a Paolo Rosa e Stefania Covino con la collaborazione di Davide Lauria, Giuseppe Signorelli, Francesco Palmieri, Fausto Marcogiuseppe e Anna Candela che hanno curato gli aspetti scenografici e tecnici.  Tanti sono stati i figuranti che si sono impegnati a far rivivere prima nella Chiesa Madre di Pignola e poi per vie del centro storico gli ultimi momenti di vita di Gesù.

La Via Crucis, come ha sottolineato il parroco Don Antonio Laurita, è un momento di partecipazione attiva al mistero della passione e morte di Gesù Cristo per questo è un appuntamento immancabile per la comunità pignolese, una tradizione da difendere e tramandare. La parrocchia non può dunque esimersi dal far vivere in maniera più intima e coinvolgente quest’evento che riunisce l’intera comunità e permette di vivere i misteri pasquali. La rappresentazione sacra è stata pertanto l’occasione più propizia per ripercorrere la via del Calvario ascoltando dalla voce dei protagonisti il racconto degli avvenimenti.

Ogni personaggio ha incarnato una sfaccettatura di umanità. Nella storica rappresentazione di Pignola il racconto dei fatti ha seguito una narrazione cronologica: tutto ha avuto inizio nella notte abitata dalla solitudine nel Getsemani e caratterizzata dal tradimento di Giuda. Da qui sono poi stati poi ripercorsi i momenti salienti che hanno condotto Gesù alla croce, dal Sinedrio al processo a Gesù davanti a Pilato dove il racconto è diventato corale   fino ai momenti toccanti e silenziosi dell’incontro con la Madre, con la Veronica, le pie donne e con Simone di Cirene.

La rappresentazione si è dapprima svolta nella Chiesa Madre per poi continuare lungo le strade e i larghi del centro storico. Ma i momenti più emozionanti si sono svolti tra i ruderi della Chiesa di San Donato dove si è inscenata la morte del Redentore con l’alzata delle croci, in uno degli scenari più belli e suggestivi della regione che ha dato la sensazione di vivere il Golgota.

Insieme alla narrazione, le parti recitate, i costumi, le suggestive musiche, hanno trovato spazio anche la meditazione e la preghiera.  Il messaggio ultimo della rappresentazione è che seppur tutto sembra concludersi in quel doloroso saluto, il Mistero della Pasqua “esplode” nella certezza della Resurrezione. Da questo incontro tra la Croce e il popolo nasce la Preghiera.

È questo il giorno in cui l’assemblea si raccoglie per meditare sul grande mistero del male e del peccato che opprime l’umanità, per ripercorrere le sofferenze del Signore che espiano questo peccato. Adorare la Croce presuppone tre azioni: incedere, svelare, proclamare. E questa gioia nasce dalla certezza della Salvezza che raggiunge ogni uomo, di qualunque classe e categoria, di cui la Preghiera Universale rappresenta una splendida sintesi. E di tutto questo con la suggestiva e storica rappresentazione della via Crucis l’Azione Cattolica e tutta la comunità parrocchiale di Pignola hanno fatto sintesi offrendo anche quest’anno una straordinaria testimonianza.

Angela Guma

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Domenica 17 marzo si è tenuta a Pignola una straordinaria festa dell’adesione all’Azione Cattolica. Infatti quest’anno per difficoltà contingenti si è preferito spostare la cerimonia solenne del tesseramento, che solitamente avviene il giorno 8 dicembre, ad una data successiva al rinnovo del Consiglio Parrocchiale. La scelta è stata legata anche alla volontà di creare un momento di riflessione sull’identità dell’Associazione e di apertura alla comunità per favorire nuove adesioni.

Pertanto, dopo la cerimonia liturgica presieduta da Padre Angelo Salvia, durante la quale sono state benedette le tessere, si è tenuto un momento di riflessione con testimonianze di veterani dell’Associazione e di Rocco Marcogiuseppe, un giovane nuovo tesserato che ha delineato le motivazioni che lo hanno indotto ad una tale scelta. È stato proiettato un video allestito da Diego Brigandì sui momenti più significativi della vita dell’associazione a partire dagli anni Ottanta, che ha suscitato grande emozione nei presenti. Di grande importanza è stato il prezioso contributo dei rappresentanti dell’Azione Cattolica diocesana Luca Micelli, responsabile settore adulti, e Federica Roma, responsabile del settore giovani: la loro presenza ha comprovato come uno degli aspetti fondamentali dell’AC sia l’apertura, la capacità di camminare insieme per sostenere e sostenersi.                                

Il tema centrale della serata, “Prospettive ed impegno”, ha caratterizzato i diversi interventi dai quali è emerso che aderire ed impegnarsi in Azione Cattolica risponde principalmente ad un atto di responsabilità che si traduce nel dovere morale di offrire, nei limiti e possibilità di ciascuno, la propria disponibilità affinché l’Associazione in Parrocchia si arricchisca di una nuova vitalità in uno spirito di accoglienza.

Ma aderire all’AC non è solo questo: cristianamente parlando è la risposta ad una chiamata.

Non a caso il percorso associativo si fonda su quattro pilastri fondamentali per la vita di ogni Cristiano: responsabilità, fraternità, ecclesialità, interiorità.

Se è un atto di responsabilità offrire la propria disponibilità, la fraternità è il nerbo dell’AC, è il fare gruppo, ossia la dimensione comunitaria. Il cammino di formazione parte dai sei anni e arriva all’età adulta, ma la vita in gruppo è attività di animazione, condivisione di esperienza, è un cammino di crescita che ci accomuna ad altre comunità perché identico ai percorsi presenti nella nostra diocesi e in tutte le altre diocesi d’Italia in una dimensione ecclesiale (ecclesialità) dove si perseguono da sempre obiettivi comuni in collaborazione con l’assistente parrocchiale, che è il riferimento per una crescita nella fede (interiorità).

Incisivo è stato a tal proposito l’intervento del Parroco, Don Antonio Laurita, che ha sottolineato l’importanza dell’autonomia del laicato propria dell’AC nella guida della comunità Parrocchiale, precisando che il ruolo del Parroco è quello di assistere, non di guidare o imporre. Ciò è senz’altro valido per Pignola, che vanta una tradizione di adesione tra le più antiche della Diocesi; qui da noi l’AC è stata un punto di riferimento, la prima associazione, quella a cui tutti dobbiamo la nascita di uno spirito aggregativo e di servizio autentico verso gli altri. Essa ha rappresentato una dimensione fondamentale, perché la partecipazione agli incontri ha significato e significa trovare tempo per stare insieme, proporre le proprie idee e prima ancora  ascoltare quelle degli altri, mettendosi in discussione con chi ci sta accanto: in definitiva significa fare comunità, fondandola sulla condivisione.

 

Una Azione Cattolica fiorente nella parrocchia rappresenta un valore anche per la comunità civile, poiché un’associazione che vive appieno il proprio impegno ricopre anche un ruolo culturale e sociale per il territorio. Per un’autentica crescita civile Pignola ha bisogno di uno spirito di unione e non di contrapposizione, e l’AC in questo ha il dovere di fare da garante.

L’augurio a tutti i componenti il nuovo Consiglio Parrocchiale è di procedere uniti in un cammino di condivisione e crescita finalizzato alla cura educativa e alla passione per il bene comune: è questa la via perché l’Associazione cresca e faccia crescere.

Angela Guma

AZIONE CATTOLICA: SCUOLA DI VITA

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Cara Angelina,

uno strazio senza fine ha pervaso il mio cuore. Separarmi da te mi è difficile perché abbiamo condiviso tutto nella nostra vita. Ora tante immagini sfilano nella mia memoria. E proprio sul filo della memoria ti rivedo bambina. Allora la lettura era la tua passione preferita, lo è stata per tutto il resto della tua vita. Possedevi una cultura profonda proprio grazie a questa tua passione.

Avevi un'arte incredibile nelle tue mani… china su un ago sapevi creare manufatti divini.

Poi con l'apertura della ' Boutique Vignola' hai saputo scegliere abiti speciali ed era tanta la loro qualità che la gente ancora dice 'È un abito di Angelina’’. Nessuno dimentica la tua bella persona nota per laboriosità e creatività.

La tua vita era illuminata dall'amore verso le tue figlie Teresa, Mariella, Irene, Valeria che riempivano il tuo cuore di gioia con il loro amore e per la relativa affermazione in campo lavorativo e sociale.

Ad esse mancherà l'affetto premuroso e tenero di una mamma come te. Mancherai anche al tuo Antonio verso cui nutrivi un amore profondo che niente è riuscito mai a scalfire. Mancherai loro come la luce del sole. Mancherai tanto anche a me, noi due sempre insieme, nella gioia e nel dolore.

È triste non poter condividere con te i miei pensieri più profondi, le mie ansie, le mie sofferenze.

Sei sempre stata una parte speciale della mia vita e continuerai ad esserlo nella mia memoria e nelle mie preghiere. Dignitosa e laboriosa, hai racchiuso in te le massime virtù.

Ora non mi resta altro che cullarmi nei dolci ricordi mentre il mio pensiero vola lassù in cielo a cercare un angelo tra gli angeli.

Buon viaggio, adorata sorella…sarai ovunque sarò io.

Ninetta

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Chi volesse assistere alla cerimonia dell’ordinazione in Roma può prenotare ai  numeri:

329 1892278 – 349 7031029
entro il 31 Marzo.
Partenza pullman

il 20/4 ore 09:30 (distributore); rientro al termine dei festeggiamenti
Costo del viaggio and/rit:

€ 30 a testa

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In memoria di don Rocco

Sabato 9 Marzo, anniversario della dipartita di don Rocco Piro, la messa in San Rocco è stata officiata dal vescovo Mons. Ligorio.
Al termine è stato proiettato un breve filmato realizzato da Salvatore Pentangelo, costituito da un collage di immagini su vari momenti della vita del nostro caro don Rocco.


Chi non fosse stato presente può vederlo cliccando qui appresso

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Caro Don Rocco,

alla vostra morte uno straziante dolore invase i nostri cuori: non potevamo pensare che noi reggessimo a tanta notte, eppure, è trascorso un anno e stasera siamo qui per ricordare la scomparsa di una così grande e splendida luce, una meteora nella nostra comunità. Le mie parole, unite al coro di tutti, per osannare la vostra grandezza, anche se modeste, vi giungano care perché dettate dal cuore.

Sì, ci siamo sentiti tutti orfani, infatti siete stato per noi un padre meraviglioso.

Ci avete insegnato ad amare Dio privilegiando la parte misericordiosa anziché quella punitiva…

Con la vostra profonda cultura avete arricchito le nostre anime oltre che le nostre menti. Ci avete particolarmente legati al culto della Madonna. Risuonano, infatti, ancora nella Chiesa Madre le dolci melodie di tante litanie oltre alle messe del Perosi, degli Angeli che ci avete sapientemente insegnato, coadiuvato dal caro Lillino Ambrico che è venuto, da poco, a farvi compagnia nel cielo. Avete aiutato i bisognosi, confortato gli ammalati, visitato i moribondi, consolato gli afflitti, curato molto l'Azione Cattolica. Certo non vi sono mancate le sofferenze che avete superato con quella sana ed arguta ironia che non vi mancava. Vi sono stata anche grata per quella valida collaborazione offerta a Bruno in campo politico e sociale.

Ho ancora vivo il ricordo di quando venni a farvi visita con mia sorella Annamaria che lesse dei pensieri che vi avevo dedicato in occasione del vostro novantanovesimo compleanno... Avremmo voluto festeggiare anche il centesimo! Metteste la lettera sotto il guanciale dove c'era la corona che il nostro Don Antonio vi aveva portato da Guadalupe. Sono certa che sono state il viatico di quegli ultimi giorni terreni. Anche in quella circostanza foste per noi un grande maestro: diceste che sentivate la fine vicina ma senza tristezza, con pacata e cristiana rassegnazione Ci sembrava di udire le parole di San Paolo che avete tanto studiato e amato. Così la luce della fede mitigò l'angoscia delle vostre ultime ore. Carissimo don Rocco, certamente, ognuno di noi può ricordare un incontro, una parola buona, una confessione, una confidenza che ci hanno aiutato a continuare il nostro cammino di fede.

Vorremmo sussurrare al mondo intero che rimarrete per sempre nei nostri cuori e intanto, Vi imploriamo: continuate a vegliare e a pregare per noi.

 

Ninetta Perone e tutta la comunità di Pignola

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AZIONE CATTOLICA - Pignola

Il giorno 13 Febbraio nella chiesa di San Rocco si è riunita l’assemblea per l’elezione del Consiglio Parrocchiale, che ora risulta così costituito:

 

  • Angela Guma - presidente

  • Fiorentino Trapanese e Francesca Conte - responsabili Adulti

  • Francesco Palmieri e Mariangela Albano - responsabili Giovani

  • Stefania Covino - responsabile Acr

  • Mara Azzarino - vice responsabile Acr

  • Davide Lauria - segretario

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Immagini del pellegrinaggio a Catania - 3/4 Febbraio
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In memoria di Antonio Scavone

Carissimi, esprimo profondo dolore per la perdita del vostro caro congiunto Antonio.

Una persona perbene, sempre disponibile verso gli altri, e tutto dedito al lavoro e alla famiglia.

Una famiglia composta da tanti bei figli che, seguendo il suo esempio, vi siete tutti affermati in campo lavorativo e sociale.

Spesso lo incontravo sulla strada quando svolgeva, egregiamente, il suo lavoro di collaboratore scolastico. Ci scambiavamo qualche messaggio… Io gli chiedevo notizie di Massimo, caro amico del mio Francesco di cui era stato anche compagno di scuola e di Stefania, una ragazza a me tanto cara come pure lo sono gli altri. Era così orgoglioso di tutti voi, compresa la sua cara moglie, che gli occhi esprimevano trasporto e grande emozione nel parlarne.

Ora lassù, nel cielo vivrà nella Gloria di Dio che tutto concede a chi svolge una vita degna di lode.

Di là continuerà a vegliare su di voi perché tutto vada bene.

Da parte mia, vi esprimo grande vicinanza e affetto.


Ninetta Perone e famiglia

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