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EVENTI

 Novena dell'Immacolata -   fino al 7/12 alle 18.30 chiesa  San Rocco

8/12 - Solennità dell'Immacolata Concezione di Maria

            SS. Messe ore 11 Chiesa Madre - ore 18.30 chiesa S. Rocco

            alle ore 12 omaggio floreale alla Madonna in Largo Annunziata

            ore 19 concerto TOTA PULCHRA - chiesa S. Rocco

9-10/12 - "DoniAmo col cuore"

                                        clicca per il volantino

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13/12 - Festa di Santa Lucia

            SS. Messe nella sua chiesetta alle 11 e alle 16.30

            dopo la Messa delle 16.30, processione

            al termine, accensione falò e intrattenimento

16/12 - Inizio novena del Santo Natale

              durante la Messa delle 18.30 - chiesa S. Rocco

24/12 - Messa della notte di Natale

               ore 23.45 in Chiesa Madre

25/12 - Natale del Signore - SS. Messe come la Domenica

31/12 - S. Messa di ringraziamento e canto del TE DEUM

               ore 18.30 chiesa S. Rocco

 Articoli 

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Nei secoli fedele

Giovedi 16 Novembre nella chiesa di San Rocco  il Comandante la locale Stazione Carabinieri ha preso la parola per fornirci dei suggerimenti atti a difenderci dai malintenzionati che in vari modi tentano di frodare il prossimo, ed in particolare da quelli che indirizzano la loro losca attività verso i soggetti più vulnerabili come le persone più avanti negli anni, specialmente se vivono da sole.

Ovviamente tutti hanno apprezzato la lodevole iniziativa; noi vogliamo aggiungere ai ringraziamenti qualche riflessione.

Diciamoci la verità: quanti di noi, intravedendo una pattuglia di Carabinieri, istintivamente non sono portati ad un rapido esame di coscienza (laico) per non essere colti in fallo ?

Ma ciò significa semplicemente che stiamo “temendo” di essere oggetto della loro attenzione,

e tale approccio è sicuramente errato.

Volendo scomodare la psicologia, potremmo forse pensare che ciò sia il risultato distorto di un ancestrale rapporto poco amichevole con i rappresentanti del potere, di quando cioè quelli che oggi definiamo tutori dell’ordine erano “gli sgherri del principe”, incaricati di prelevare i tributi

o eseguire arresti a seconda dell’umore del signorotto locale, agendo solo in base ai suoi ordini

e quindi normalmente incuranti dell’interesse del popolo.

Beh, ormai quei tempi sono passati e oggi i Carabinieri sono tutt’altra cosa: essi rappresentano la nostra difesa contro innumerevoli pericoli.

Chi controlla che gli alimenti che acquistiamo siano in regola ?

Chi svolge indagini in silenzio per garantirci sicurezza ?

Chi va in giro di notte, con qualsiasi tempo, mentre noi stiamo sotto le coperte ?

Chi si becca le sassate dei dimostranti esagitati ?

Chi si espone in prima persona quando c’è da fronteggiare l’emergenza ?

E si potrebbe continuare con una lunga serie di esempi; ma il succo sta nel fatto che, senza bisogno di essere tutti dei Salvo D’Acquisto, queste persone lavorano costantemente per tutelare NOI,

di giorno e di notte, nei feriali come a Natale o Pasqua (anzi in queste occasioni lavorano di più !)

Per carità di patria non vogliamo parlare dei mezzi a loro disposizione o della loro remunerazione;

sappiamo solo che anche in paesini sperduti c’e’ un edificio che rappresenta una certezza,

un punto di riferimento sicuro per tutti: la locale Stazione Carabinieri.

E allora ringraziamo questi amici per la loro attività quotidiana, e non facciamo come quei bambini che non sopportano di essere rimproverati dai genitori, per poi immancabilmente rifugiarsi tra le loro braccia quando qualcosa li spaventa…

Concerto “NOTE DI PACE”
 

Il 15 Novembre nella chiesa di San Rocco è stato eseguito lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi.

Il brano, costruito su una sequenza liturgica in onore della Madonna attribuita a Jacopone da Todi, è stato composto tra il 1734 ed il 1736, anno  della morte del Pergolesi, avvenuta all’età di 26 anni a causa della tubercolosi.

Destinata ad essere utilizzata durante la liturgia della Settimana Santa, è un’opera di notevole forza espressiva che tratteggia il dolore struggente e lo strazio inconsolabile della Madre che assiste alla morte del proprio Figlio.

I nostri ringraziamenti al centro Divulgazione Musicale G.Rizzitelli, all'Associazione Culturale Leoncavallo e naturalmente anche al nostro parroco Don Antonio Laurita, sempre attento a questa tipologia di iniziative.
 

Angelina Montagna

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COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

 

Come in ogni parte del mondo anche a Pignola il primo e il due novembre sono stati i giorni dedicati al ricordo dei nostri cari defunti.

L’inclemenza del tempo non ha scoraggiato i tanti che hanno voluto onorare la ricorrenza, portando fiori e ceri sulle tombe dei propri cari.

Un momento di riflessione non solo per riaccendere nelle nostre menti la memoria  di chi non c’è più, ma anche occasione propizia per riflettere sul senso cristiano della vita, che non smette di esistere: la morte è solo la sua trasformazione, un momento di passaggio dall’esperienza terrena all’eternità del cielo, l’uscita dalle strettezze di questa vita, dalle pesantezze della materia per muovere verso l’assemblea eterna.

E’ stato culminante il momento della Santa Messa, celebrata nella piccola cappella che non poteva contenere tutti e quindi seguita anche all’esterno dai numerosi fedeli presenti.

Vogliamo concludere riportando le parole del Santo Padre: “Oggi, pensando ai morti, custodendo la memoria dei morti e custodendo la speranza, chiediamo al Signore la pace, perché la gente non si uccida più nelle guerre. Tanti innocenti morti, tanti soldati che vi lasciano la vita. Ma questo, perché? Le guerre sono sempre una sconfitta, sempre. Non c’è vittoria totale, no. Sì, uno vince sull’altro, ma dietro c’è sempre la sconfitta del prezzo pagato. Preghiamo il Signore per i nostri defunti, per tutti, per tutti: che il Signore li riceva tutti. E preghiamo anche perché il Signore abbia pietà di noi e ci dia speranza: la speranza di andare avanti e di poterli trovare tutti insieme con Lui, quando ci chiamerà.”

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Microgreen Magic: una Giornata Ecologica con il Programma Erasmus "Verty4You"

 

Dal 1 al 13 ottobre, nella calda e accogliente cittadina di Pignola, si è avuta una straordinaria occasione per riunire Europa, religione e natura. Il programma Erasmus “Verty4You” ha riunito studenti provenienti da tutto il mondo per un'avventura ecologica culminata in un evento unico lo scorso 11 ottobre.

Questo evento, organizzato in collaborazione con la Parrocchia di Pignola ed i suoi catechisti, ha portato ecologia e amore per la crescita sostenibile direttamente nei cuori e nelle menti dei bambini della comunità.

 

I giovani coinvolti nel programma hanno condiviso con circa 300 bambini della comunità locale il loro entusiasmo per una piccola meraviglia verde conosciuta come “microgreen”. Questi piccoli germogli verdi sono deliziosi di per sé, ma contengono anche un tocco nutrizionale e saporito, e i ragazzi hanno imparato che questa bontà può essere coltivata anche in spazi ristretti, aprendo le porte a un domani sano e sostenibile.

I giovani ambasciatori ambientali hanno illustrato ai bambini i dettagli dell’agricoltura sostenibile, che potrebbe aiutare a salvare il pianeta; sono state discusse le tecniche ecologiche e l'agricoltura idroponica, dimostrando che i prodotti freschi possono essere coltivati con un uso minimo di acqua e pesticidi.

Questo è un passo nella direzione di un futuro più verde e sostenibile per tutti.

I componenti di “Verty4You” hanno accompagnato i ragazzi in un fantastico viaggio nella storia dell'agricoltura verticale, spiegando come le persone hanno imparato a coltivare le piante in verticale, trasformando così le città in parchi verdeggianti. Questo tipo di informazione ha incoraggiato i giovani a immaginare un momento in cui la natura potrà fiorire ovunque.

Al divertimento ha aderito tutta la comunità di Pignola, non solo i bambini, a riprova del fatto che la conoscenza può colmare il divario tra generazioni e paesi, dimostrando come la fede e l’amore per la natura possano lavorare insieme per creare un mondo migliore. La crescita sostenibile è alla portata di tutti e quanto accaduto a Pignola l'11 ottobre è stato un fulgido esempio di questa idea.

Nel complesso, il programma Erasmus "Verty4You" ha provocato a Pignola un'esplosione di coscienza ecologica e ambientale. Grazie al prezioso supporto della Parrocchia di Pignola e degli impegnati catechisti locali, è stato un evento stimolante che ha incoraggiato grandi e piccini ad abbracciare la crescita sostenibile: questa giornata sarà sempre ricordata a Pignola come un fulgido simbolo di speranza per un futuro luminoso e verde.

Michele Corsini

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“Non abbiate paura”

Un concetto che ritorna spesso nelle Sacre Scritture. Le ultime parole che nel momento della Trasfigurazione Gesù disse ai discepoli furono appunto “Non temete” (Mt 17,7).

A voi giovani che avete vissuto questa gioia, a voi che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati; a voi che a volte pensate di non farcela; a voi, giovani, tentati in questo tempo di scoraggiarvi, di giudicarvi forse inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso; a voi, giovani, che volete cambiare il mondo e che volete lottare per la giustizia e la pace; a voi, giovani, che mettete impegno e fantasia nella vita, ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù oggi dice: “Non temete!”, “Non abbiate paura!”.

Queste le parole di Papa Francesco durante l’omelia della Santa Messa del  6 agosto durante il suo viaggio in Portogallo per la giornata mondiale della gioventù.

D’altronde anche il nostro parroco don Antonio, al momento della formazione del comitato, ci ha esortato a non temere di intraprendere questa nuova avventura, dicendoci che sicuramente lo spirito e la fantasia di noi giovani avrebbe dato a quest’esperienza una luce ancor più splendente.

Perciò il 13 ottobre abbiamo trascorso una serata in sua compagnia per ringraziarlo della vicinanza, disponibilità e saggezza dimostrate in ogni tappa del percorso di questo bellissimo comitato.

Grazie don Antonio !

il comitato festa 2023/24

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PELLEGRINAGGIO A S. GIOVANNI ROTONDO - INCORONATA DI FOGGIA

Domenica 8, dopo circa due ore di viaggio in pullman, da Pignola siamo giunti a S. Giovanni Rotondo per pregare sulla tomba di San Pio. Abbiamo partecipato alla messa delle 11.30 in una basilica affollatissima ma silenziosa,  raccolti intorno al Mistero Eucaristico,  dove ci siamo sentiti  -benchè sconosciuti- tutti fratelli e sorelle, condividendo in quel luogo e in quel momento la stessa fede.

Una presenza così numerosa è un incoraggiamento per i possessori di una fede “tiepida” , che non vivono questa esperienza di vita condividendola con i fratelli in maniera costante: il pellegrinaggio ha appunto lo scopo di farci incontrare con gli altri  e incoraggiarci ad una più assidua partecipazione ai Sacramenti.

In molti, accogliendo l’invito e la testimonianza di San Pio, si sono accostati al sacramento della Riconciliazione facendo esperienza ancora una volta della misericordia di Dio che, come un padre amoroso e nonostante i nostri limiti, ci accoglie tra le sue braccia, gioioso del nostro ritorno al suo amore.

Nel primo pomeriggio abbiamo pregato insieme lungo il percorso della Via Crucis , meditando sulla passione di Cristo e sui tanti Cristi, tra cui a volte anche noi, che percorrono questa via di dolore. 

Di stazione in stazione, il percorso si snoda all’ombra degli alberi per concludersi in pieno sole ad ammirare la gloria della resurrezione raffigurata dall’immagine di Cristo che trionfa su un enorme sfondo di marmo bianco che, riflettendo la luce solare, ci invade donandoci una briciola di gioia che ha sapore di paradiso.

Al termine, risaliti sul bus, ci siamo recati al santuario dell’ Incoronata a Foggia.

Il tempo di una breve preghiera personale e, compiuto l’angusto percorso dinanzi alla sacra immagine che ci ricorda Maria con Gesù, ciascuno di noi si è affidato alla sua materna protezione sentendosi come Gesù avvolto nell’abbraccio della più tenera delle madri.

Così, dopo altre due ore di viaggio siamo tornati a casa stanchi ma felici di aver fatto questa esperienza e sopratutto incoraggiati a proseguire con entusiasmo il nostro cammino di fede

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QUALE E’ IL MESTIERE DI MAGGIORE RESPONSABILITA’ ?

A qualcuno verrà in mente il pilota di aerei o il macchinista ferroviario; altri penseranno al chirurgo che opera, o al responsabile della sicurezza di una centrale atomica, e via dicendo. Forse ci saranno anche uno o due  che indicheranno il parroco in quanto responsabile delle anime delle sue pecorelle, sempre che il suo possa essere definito un mestiere.

In ogni caso, a prescindere dalla maggiore o minore responsabilità, ognuno in cambio della sua prestazione riceve un compenso in denaro. Ne deriva che se qualcuno vi proponesse un lavoro di enorme responsabilità ma senza alcuna retribuzione, anzi con tutte le spese a vostro carico, certamente lo mandereste a quel (molto affollato) paese; e invece siete in tanti ad esercitarlo e, quel che è peggio, volontariamente!

Parliamo del mestiere del GENITORE.

Infatti, chi vi obbliga? Lasciateci supporre che non lo fate perché esortati continuamente  a fare figli, tanti figli, in modo da poter contare su tanti nuovi contribuenti per pagare le pensioni a tutti quegli inutili vecchiacci nullafacenti; così pure osiamo supporre che non siano moltissimi quelli che lo fanno per ottemperare al “Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra” (Genesi, 1:26-29)

La verità è che lo si fa per amore, e questo vale anche quando un figlio nasce senza essere stato “pianificato” (che parola orribile, in questo contesto!)

Appena si diventa genitori, cominciano i “guai”. Avete passato notti insonni cullando pargoletti frignanti, chiedendovi come un esserino così piccolo potesse essere capace di tenere sveglio il vicinato; giorni di ansia quando venivano colpiti dalle tipiche malattie infantili; poi li avete dovuto aiutare con i compiti, poi avete atteso svegli che tornassero da quella prima festicciola (e non sentitevi particolarmente protettivi per questo: ricordate quando in chiesa avete ascoltato quel brano “si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio”  ”Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”.

Beh, se erano preoccupati loro che sapevano bene di Chi si trattava …)

 

Qualcuno ritiene che a mano a mano che i figli crescono le responsabilità dei genitori diminuiscono; ma probabilmente lo pensa perché non ha figli, come confermato dalla saggezza del vecchio adagio universalmente noto “figli piccoli, noie piccole; figli grandi, noie grandi”.

La parola “allevare” in greco vuol dire letteralmente nutrire fino alla maturità.

Ma non solo nutrire materialmente: i genitori devono fare tutto ciò che serve per far crescere bene i figli, e forse è ancora più gravoso l’educarli a diventare “persone per bene”. Il bambino o la bambina sono come la creta umida che il vasaio pone sul tornio per plasmare la forma voluta: ai genitori la responsabilità di plasmare correttamente i figli. Bisogna insegnare ad un figlio ad essere onesto, diligente, ad avere iniziativa, a sapersi rapportare con gli altri, ad avere la capacità di affrontare i problemi che inevitabilmente gli si porranno davanti, ad essere un buon cristiano: il figlio non sa ciò che gli serve, quindi deve essere il genitore a saperlo. In definitiva, i figli hanno bisogno della guida dei genitori anche quando non la vogliono.

Il primo e più importante fattore è la casa, con il quotidiano esempio fornito proprio dai genitori: lì, nella “Chiesa domestica” (parole di Giovanni Paolo II) i figli imparano il significato della fedeltà, dell’onestà e del sacrificio; vedono come mamma e papà si comportano, come si prendono cura l’uno dell’altro e del prossimo. Papa Francesco ha detto che “La fede si trasmette in dialetto”; e con la fede  anche tutto il resto. Per il figlio, il bene ed il male coincidono con quello che fanno i genitori, cioè le persone che più ispirano fiducia a questo mondo.

Purtroppo nei tempi attuali pare che spesso non ce ne ricordiamo: molte volte i bambini vengono trattati come animaletti da coccolare in mille modi finché sono piccoli, per poi orientarli verso una vita in cui conta ciò che si ha o come si appare, piuttosto di ciò che si è.

 

Avete fatto caso che oggi si dice più spesso “cosa vuoi per cena” invece di “è pronto, lavati le mani e vieni a mangiare” (sottintendendo: vieni a mangiare quello che grazie a Dio c’è a disposizione; e se non è di tuo gradimento, puoi anche andare a letto a pancia vuota.); è anche questo un segno dei tempi e del benessere di cui molti godono. Inoltre, alzi la mano quel genitore che, a fronte di un suo NO, non  si è sentito dire “ma i miei amici ce l’hanno” piuttosto che “ma lo fanno tutti”. Fior di psicologi hanno discettato sull’impatto di un tale NO; noi che siamo comuni mortali senza lauree, osiamo pensare che basterebbe spiegare ai figli che sono ben pochi i diritti universali connaturati con gli esseri umani, che comunque non tutto quel che ci piace si può avere o fare, e che non è detto che quel che fanno altri sia necessariamente corretto.

Questa “cattiveria” rappresenta invece un prezioso aiuto, perché nella vita prima o poi riceveranno qualche bastonata; e solo se sono “allenati” resisteranno (e da adulti in cuor loro ci ringrazieranno).

Dobbiamo dunque sempre ricordare quanto sia importante la disciplina.

Questa parola infatti significa “Educazione, ammaestramento, insegnamento, direzione, guida, osservanza delle norme”. Assolutamente chiaro, no?

E invece guardando il TG apprendiamo che i tali genitori hanno minacciato un insegnante perché aveva rimproverato il loro pargoletto (e pensare che una volta il padre che ne fosse stato informato gli avrebbe somministrato almeno uno scappellotto come supplemento);  che quel vivacissimo alunno ha sparato ad una professoressa (si, ma per carità, era una pistola a piumini, tanto per giocare…); che quei quattro ragazzini hanno trascorso una piacevole serata devastando una casa che in quel momento era disabitata (si, ma sono di buona famiglia, una ragazzata tanto per fare qualcosa di diverso e non annoiarsi stando sempre davanti a quei costosi videogiochi), che un ragazzotto appena patentato emulava i piloti da corsa sfrecciando quattro o cinque volte più veloce di quanto permesso per le vie del quartiere su un’auto di grossa cilindrata (chissà chi gli avrà dato i soldi…), e potremmo continuare a lungo.

Ah, scusate: il tutto naturalmente filmato con questi meravigliosi telefonini moderni, poiché pare ormai assodato che ostentare le malefatte sia un titolo di merito.

A proposito di questi costosissimi apparecchi, lasciateci fornire una informazione a titolo gratuito, giacché sembra che quasi nessuno ne sia a conoscenza. Volendo dotare i figlioletti (anche quelli che sanno appena leggere e scrivere) di un mezzo per poterli contattare o farvi contattare in caso di bisogno, sappiate che esistono degli apparecchi perfettamente in grado di adempiere allo scopo, ma che costano molto, molto meno di quelli ormai universalmente adottati.  L’unico “inconveniente” è che non sono buoni per godersi i siti internet più o meno adatti ai ragazzini, magari in orario scolastico o mentre si cena, e quindi nemmeno utili a divulgare le foto delle varie epiche imprese; ma forse non vengono presi in considerazione per evitare che il frugoletto si senta “sminuito” rispetto agli altri compagnucci, oggi che tutti sono in balìa dell’istinto del gregge.

Già, oggi siamo oppressi da pubblicità più o meno occulte che tendono a farci sentire inferiori se non abbiamo o usiamo quello che loro vogliono vendere; e pare che funzioni, tant’è che sono divenuti comunissimi dei termini come trendy o must per indicare qualcosa che va per la maggiore, di moda, e che occorre assolutamente avere, altrimenti non si è parte -appunto- del gregge.

Forse è bene chiarire l’origine del termine EGREGIO, che spesso scriviamo per abitudine sulla busta della corrispondenza. Esso deriva da due paroline latine: E (o ex), che significa “fuori”, e GREGIS, che significa “gregge”: sta quindi ad indicare qualcuno che si distingue dal gregge, dal livello medio, dalla massa; insomma, che ha pregi singolari.  Quindi, con tutto il rispetto per gli utilissimi ovini, egregio è proprio un gran bel complimento che purtroppo oggi veramente in pochi meritano e capiscono.

E allora proviamo a insegnare ai figli di smettere di “seguire la corrente”, di uniformarsi ad ogni costo, di appiattirsi sulla massa, e provare invece ad essere se stessi, dei singoli, non una parte anonima ed amorfa del branco: continuando di questo passo, finiremo col somigliare ai  Lemming, quei piccoli roditori che in un video Disney si comportano tutti ciecamente allo stesso modo, precipitando compatti in mare da una scogliera, senza esitazioni e senza che nessuno di essi si chieda il perché.

Appare dunque chiaro che allevare i figli non è un compito facile, per adempiere al quale viene richiesta tanta responsabilità. Ma ciò non può e non deve scoraggiare, perché viene più che ampiamente compensato da una gioia che pochissime altre cose possono dare; dunque ben vengano i figli, anche più d’uno: la gioia di cui parliamo va moltiplicata per il loro numero.

A questo punto (ammesso che ci siate arrivati) qualcuno dirà “quando ho voglia di sentire una predica, vado in chiesa”. Giustissimo. Ma questo è un sito parrocchiale, dove riteniamo doveroso esporre dei pensieri che possano costituire uno spunto di riflessione.

Parafrasando quanto viene detto in quel famoso western, “non è un’attività divertente, ma qualcuno lo deve pur fare”

FESTA DI SAN MICHELE ARCANGELO

San Michele è uno dei tre arcangeli riconosciuti dal Cristianesimo e da numerose altre  religioni; infatti il culto di questa figura è noto anche nell’Islam e nell’Ebraismo. Il suo nome in ebraico “Mi-ka-El” significa "Chi come Dio?" e nell’iconografia sia orientale sia occidentale il santo viene rappresentato come un combattente, con la spada o la lancia nella mano e sotto i suoi piedi il dragone vinto, simbolo di Satana.

Del santo si parla nel capitolo XII del Libro dell’Apocalisse, dove l’Arcangelo viene presentato come avversario del demonio e vincitore dell’ultima battaglia contro Satana e i suoi sostenitori: «Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago (…) Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli».

Nella tradizione popolare San Michele è considerato come difensore del popolo di Dio e  vincitore della lotta del bene contro il male, e perciò è stato proclamato protettore della Polizia di Stato da papa Pio XII il 29 settembre 1949, in omaggio alla lotta che le forze dell’ordine combattono al servizio dei cittadini per tutelare e proteggere l'ordine pubblico e l'incolumità delle persone. Si affidano a lui anche i paracadutisti d’Italia e di Francia.

Il culto dell’ arcangelo è di origine orientale e l’imperatore Costantino I dal 313 in poi gli tributò una particolare devozione, fino a dedicargli il Micheleion, ovvero un santuario imponente costruito a Costantinopoli.

Il 29 settembre, giorno della Dedicazione della basilica intitolata a San Michele che venne edificata a Roma, si celebrano insieme i tre arcangeli, Michele, Gabriele e Raffaele. La Bibbia rivela le specifiche missioni di ognuno: Michele è l’avversario e vincitore  di Satana; Gabriele, il cui nome significa “Forza di Dio", rivela a Daniele i segreti del piano di Dio, annuncia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista e a Maria quella di Gesù; infine Raffaele ("Dio ha guarito"), che si trova tra i sette angeli che  stanno davanti al trono di Dio, accompagna e custodisce Tobia nelle peripezie del suo viaggio e  gli guarisce il padre cieco: la sua missione è quella del soccorritore.

Il titolo di  arcangelo deriva dall’idea di una corte celeste in cui gli angeli sono presenti secondo gradi e dignità differenti, e gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele ne occupano le sfere più elevate, con il compito di preservare la trascendenza e il mistero di Dio e allo stesso tempo rendere presente e percepibile la sua vicinanza salvifica.

La devozione popolare verso San Michele Arcangelo è particolarmente avvertita in Basilicata e dunque anche a Pignola, dove sarebbe giunta con i monaci basiliani sfuggiti alle persecuzioni oppure con  i Longobardi nel IX secolo.

Il culto si pratica due volte l’anno, l’8 maggio e il 29 settembre, con pellegrinaggi verso la chiesetta a lui dedicata; essa, sita nella zona dell’agro di Pignola denominata appunto Sant’Angelo, si trova tra i monti  San Bernardino, il Ciglio e Serranetta, ed è l’ultima testimonianza del convento dei Cappuccini sorto nel 1535.

La statua originale del Santo guerriero fu trafugata il 12 agosto 1996; essa era posta sul piano rialzato dell’antica grotta sottostante alla Chiesa, la cui presenza potrebbe essere associata alle cripte intitolate a San Michele Arcangelo, molto diffuse in Lucania e aventi caratteri comuni: si trovano sul fianco roccioso di un monte, nei pressi di un corso d’acqua, e spesso sono   difficili da raggiungere.

Secondo la leggenda, nell’inverno del 1574, a causa di una copiosa precipitazione nevosa vennero interrotte per diversi giorni le comunicazioni tra il paese e il convento. Mentre i frati erano intenti nella preghiera si sentì suonare la campanella della portineria; aprendo l’uscio, uno dei frati vide una giumenta carica di viveri senza alcun conducente. Altra leggenda riporta che il demonio già sconfitto da San Michele cercò di fuggire rifugiandosi nella grotta ma l’Arcangelo l’avrebbe raggiunto, continuando così la  lotta.

 

Quest’anno il legame tra i Pignolesi e la loro devozione verso il Santo si è rinnovato con l’iniziativa promossa dal Comitato Festa Maria SS. Degli Angeli, in continuità con i “Sentieri d’Autunno” degli anni passati.

La mattina del 29 settembre si è avuto il canonico pellegrinaggio della statua del Santo accompagnata dai fedeli  partendo dal sagrato della Chiesa di San Rocco, e quest’anno sono stati coinvolti, come accadeva in passato, molti alunni della scuola elementare di Pignola accompagnati dalle loro insegnanti.

La processione è proseguita per le vie del paese passando dal Paschiere e per il Quartiere Cinese, e poi attraverso un sentiero immerso nella natura è giunta alla Chiesa di San Michele. Questo pellegrinaggio è stato particolarmente suggestivo poiché è stato suddiviso nelle canoniche tre tappe, illustrate dal parroco Don Antonio Laurita, valorizzando così un’antica tradizione pignolese agli occhi delle nuove generazioni.

Prima di accedere all’interno della chiesetta per la funzione si è compiuto il tradizionale triplice giro intorno ad essa, e il termine della messa è stato accompagnato dal rintocco della campana.

I festeggiamenti sono proseguiti nel pomeriggio nella chiesa di San Rocco con un concerto-meditazione tenuto da un gruppo di ragazzi provenienti dalla Macedonia University School of Music Science and Art.

La sera si sono svolti i festeggiamenti ludici organizzati da noi ragazzi del Comitato: nella cornice del meraviglioso largo del quartiere  Paschiere si è degustata la classica pastë e fasulë, accompagnata da vino rosso (colore del quartiere ospitante); il tutto accompagnato dalla musica di una band locale.

Durante la serata è stata anche promossa la vendita del classico contenitore di terracotta inciso, preparato come da tradizione in onore del Santo; e a conclusione della bellissima serata, il cielo di Pignola è stato illuminato da spettacolari fuochi pirotecnici.

i ragazzi del Comitato

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“Storie delle terre di Vignola” in preziose fonti letterarie

 

“Historia magistra vitae” il precetto ciceroniano è stato il motivo ricorrente degli interventi esposti nella serata di presentazione di “Storie delle terre di Vignola”, libro in due volumi presentato sabato 16 a Pignola e prodotto del lavoro di ricerca a due mani di due pregevoli menti.

La dottoressa Donatella Gerardi ha realizzato il volume dal titolo “Le pergamene della Chiesa di S. Maria Maggiore di Pignola (sec. XIV-XIX)” nel quale sono state analizzate e descritte con grande maestria 60 pergamene risalenti ad un periodo compreso tra XIV secolo e il XIX sec.

Il secondo volume dal titolo “L’Apprezzo della terra di Vignola (1730)”, è frutto di un articolato lavoro condotto dalla dottoressa Rosanna Lamboglia sull’Apprezzo del 1729 della terra di Pignola, manoscritto conservato presso l’Archivio di Stato di Napoli.

Entrambi i volumi sono stati redatti sotto l’attenta sovrintendenza scientifica del Prof. Panarelli, docente di Storia Medievale presso l’Università degli Studi di Basilicata. La serata si è svolta in Chiesa Madre dinanzi ad un pubblico numeroso ed attento ed è stata introdotta e sapientemente coordinata da Rocco Alessio Corleto, direttore del coro parrocchiale e animatore liturgico. Dopo i saluti del Sindaco Antonio De Luca e della sottoscritta in rappresentanza della Proloco – Circolo culturale Il Portale, sono intervenuti Don Antonio Laurita, parroco nonché esperto e studioso del patrimonio artistico presente nella comunità locale e il Prof. Panarelli che ha esposto la genesi del progetto e ha descritto con dovizia di particolari il lavoro svolto dalle ricercatrici, sue allieve.

Le conclusioni sono state affidate a Vito Sabia, Presidente regionale dell’UNPLI Basilicata che ha sapientemente raccolto tutte le sollecitazioni fornite e ha sottolineato l’importanza di tali iniziative per la valorizzazione del patrimonio culturale locale elogiando la Pro Loco di Pignola, presieduta da Loredana Albano, per questa straordinaria iniziativa. Il Presidente Sabia ha inoltre rimarcato l’enorme significato di recuperare la storia locale poiché essa rappresenta le nostre radici e la nostra identità. Il lavoro di ricerca può essere annoverato senza dubbio tra le iniziative più valide proposte negli ultimi anni dalla Proloco pignolese il cui annesso circolo culturale “il Portale” vanta una tradizione prestigiosa nella promozione e valorizzazione delle risorse e dei talenti del territorio ed è da sempre il fiore all’occhiello nella storia culturale non solo pignolese ma regionale e questo grazie alle solide basi strutturali fornite dal fondatore, il compianto maestro Mario Bruno Albano la cui eredità è sicuramente difficile da sostenere.

L’ iniziativa è stata sicuramente di notevole spessore e questo per tre motivazioni, la prima è l’alto valore scientifico dei testi redatti da esperti del settore, la seconda è di natura “morale” perché il lavoro di ricerca è stato svolto grazie all’indizione di un bando di due borse di studio in memoria di Nicola Vista, animatore culturale locale prematuramente scomparso nel 2020.

Infine, essa rappresenta l’epilogo di un progetto più ampio che ha visto l’associazionismo pignolese unito e concorde in una pregevole opera di promozione culturale. Infatti, nel 2020, il presidente dell’Azione Cattolica, Fiorentino Trapanese per la valorizzazione della storia locale propose di celebrare il 600° anniversario dell’annessione dell’antica terra di Vignola alla Casa dell’Annunziata di Napoli ritenendo tale evento di importanza  fondamentale per comprendere la storia culturale e sociale del paese. In quell’occasione fu presentato un progetto poi finanziato dal Mibac che si è concretizzato nella realizzazione di un cortometraggio e nella rappresentazione di cortei storici rievocativi con costumi e musiche dell’epoca.

In definitiva una serata straordinaria all’insegna della promozione culturale autentica con l’attività della Pro Loco, come ha ben sottolineato Sabia, che è di inestimabile valore poiché preserva la memoria locale e custodisce le tradizioni delle nostre comunità. Solo comprendendo il nostro passato, possiamo plasmare un futuro che valorizzi le nostre tradizioni e i nostri valori.  

Angela Guma

Pellegrinaggio a Tolve

Sabato 16 Settembre un gruppo di 50 persone organizzato da E20Pignola si è recato a Tolve per rappresentare la nostra comunità alla Festa di San Rocco.

La Santa Messa presso la Chiesa di San Nicola, Basilica del Santuario, è stata celebrata da Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Emilio Nappa, Arcivescovo titolare di Satriano.

Dopo la cerimonia eucaristica si è tenuta la processione per le vie del paese. Un sabato ricco di fede e amicizia nella cornice di un paese attraente e accogliente. Ci è stata data ospitalità presso la Sala della Canonica dove abbiamo potuto sostare e rifocillarci in piena comodità.

Non poteva mancare un momento di musica e balli; a noi piace così.

Ringraziamo il nostro Parroco don Antonio Laurita che ci ha fatto da guida spirituale e non solo in questa giornata piena di sole.

Dimenticavo:  sono state comprate quantità esagerate di "cirasedde e puparule". Siamo troppo forti!

Gerardo Mazzoni

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L’annuale festa a Pantano in onore di Maria Santissima degli Angeli, che cade la terza domenica di settembre,  ha posto al centro dell’attenzione un evento che ha unito la tradizione religiosa e un ricco intrattenimento culturale.

Il comitato festa, formatosi il 18 ottobre 2022 e interamente composto da 24 donne, ha lavorato intensamente per fornire un programma vario, adatto a tutti i gusti e a tutte le età; una miscela coinvolgente che ha attirato visitatori anche dalle regioni limitrofe.

La linea guida di questo comitato è sempre stata il voler creare piccole cose ma tali da coinvolgere la comunità, e che quindi potessero essere ricordate.

In attesa della festa di settembre il comitato ha cercato di far vivere un’atmosfera natalizia con l’evento “Pantano Christmas Party”. E’ stato il loro piccolo primo  successo, che le ha caricate di fiducia per organizzare il cartellone di eventi vissuto in questi giorni.

Arrivare al 17 settembre, giorno della solenne processione dell’effige della Madonna dalla Chiesa Madre  al Santuario, non è stato facile.

Le componenti il comitato sono donne, anche con marito e figli, e tante sono state le sere che le hanno viste in quella stanza comunale sedute attorno al lungo tavolo bianco a scrivere, decidere, sorbirsi le urla della presidente, mangiare per cena un pezzo di dolce preparato da chi si sentiva un po’ mamma di tutte. Serate dove si arrivava con la sensazione di avere lo stomaco chiuso perché bisognava fare i conti, perché bisognava dare il massimo, alternate però a serate di soddisfazione che ci facevano sentire fiere delle nostre scelte.

Questo comitato ha permesso di far conoscere 24 donne. Ha dato modo di avere conferme e di avere delle belle rivelazioni. Ha regalato alla comunità tre serate fresche all’insegna di buona musica,  ma ha soprattutto fatto nascere nuovi sentimenti di amicizia e rispetto. E questo lo si è potuto vedere durante  la festa, quando la gente per strada non ha visto altro che la loro unione, i loro sorrisi e la felicità nei loro occhi, a dispetto della stanchezza.

Ed è per questo che oggi, a conclusione della festa, la presidente del comitato guarda già con malinconia all’anno trascorso : sa che le mancheranno le 23 ragazze che le sono state a fianco, e le ringrazia con il cuore in mano per averle regalato un’esperienza unica nella vita, così come è doveroso ringraziare chi ha lavorato dall’esterno per fare in modo che la festa andasse nel migliore dei modi.

Stefania Lapadula

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L’imperativo del nostro tempo: essere BELLI (fuori)

Non esiste un criterio univoco per “misurare” la bellezza.

I canoni per la sua valutazione cambiano continuamente nel tempo: una statuina di circa 30.000 anni fa, considerata la scultura più antica del mondo, presenta fianchi, seni e altri elementi anatomici “curvi” esageratamente pronunciati; in Egitto si apprezzava la donna magra e longilinea; per gli antichi romani le curve avevano sempre un certo valore, ma erano più moderate poiché si guardava maggiormente all’armonia delle proporzioni  come nella “Venere callipigia”; nel medioevo si apprezzavano i corpi esili; nel Rinascimento la donna rotonda e formosa; e così via.

D’altronde si è sempre detto che “Non è bello quel che è bello, ma è bello ciò che piace” o se volete, per citare Voltaire, “Chiedete al rospo che cosa sia la bellezza e vi risponderà che è la femmina del rospo”.

Naturalmente non parliamo solo della bellezza muliebre, in quanto questo desiderio (ormai divenuto una necessità e a volte un’ossessione) di essere o almeno apparire belli appartiene anche a molti uomini, anche se gli stereotipi della bellezza virile sono un po’ meno numerosi.

Si è passati da uomini  forti, prestanti, a volte villosi, ai capelloni magri in abiti lunghi, per poi tornare agli Arnold Schwarzenegger, con tanti muscoli e neanche un pelo sul torace, seguito da James Bond e via discorrendo; tutti comunque con dentature perfette, e oggi sicuramente con tanti tatuaggi.

 

Ecco dunque che l’idea di bellezza è solo illusoria, in quanto cambia continuamente; ma oggi viviamo in una società in cui la bellezza (esteriore) ha assunto una importanza quasi parossistica, ed è continuamente promossa e osannata con un bombardamento continuo tendente a venderci prodotti o servizi che ci rendano “belli”; e se putacaso  pensavate di essere già belli, che ci rendano “più belli”.

Dunque l’immagine conta più dell’identità, per cui il corpo riveste una attenzione spropositata: ci vogliono far credere che  quanto più siamo belli esternamente, tanto più successo avremo nella vita.

Saggia sentenza di Carl William Brown: La bellezza regna sovrana nei templi dello spettacolo, del cinema, della tv, della moda. Le nuove divinità albergano là, sull’olimpo della stupidità.

Forse in pochi si rendono conto che questa bellezza esteriore tanto agognata da donne e uomini ha fatto perdere di vista un’altra bellezza, e cioè quella INTERIORE, quella dell’anima , del profondo di una persona. Siamo certi che non si debba guardare oltre la superficie della bellezza esteriore ? Possibile che non sia evidente a tutti che questo sfolgorio è falso come quei brillantini che luccicano tanto ma non valgono nulla ? Può una persona meritare le nostre attenzioni solo perché è BELLA fuori, a prescindere da com’è  DENTRO ?

Forse sarebbe il caso di limitare le esigenze estetiche del contenitore e aumentare l’importanza del contenuto, rammentando che abbiamo anche un’anima, e che questa  conta molto, molto di più di una capigliatura folta o un cranio pelato, di una “tartaruga” sull’addome o un po’ di pancetta; e forse se guardassimo un po’ più dentro di noi, vedremmo meglio l’interno degli altri.

Se ci professiamo credenti, dovremmo sapere che la bellezza esteriore prima o poi sfiorisce e che il corpo che tanto curiamo non è comunque eterno:

“come l’erba che al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca”

(dal salmo 90 –preghiera di Mosè) .

E’ la bellezza interiore quella che conta molto di più, sia adesso che “dopo”, quando cioè non faremo più parte di quanti guardano all’esteriorità delle cose terrene, ed avremo ben altre visioni in un mondo diverso.

Lasciateci concludere con un’ultima citazione di Frida Kahlo che crediamo possa essere condivisa da tutti:  Se i nostri occhi vedessero le anime invece dei corpi, quanto sarebbe diversa la nostra idea di bellezza!

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15 Agosto - fiaccolata dell'Assunta

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Festa di San Donato

 

Della vita del santo aretino si sa ben poco. Si ha conoscenza del santo da un antico testo scritto da San Severino Vescovo, suo successore sulla cattedra di Arezzo; tale testo contiene notizie certe ma anche altre che, nel corso del tempo, sono state confutate dagli agiografi perché non in linea con quelle relative ad alcuni personaggi che compaiono in esso: infatti, secondo il testo, Donato sarebbe morto martire nel 362 sotto l’imperatore Giuliano, mentre secondo altre fonti sarebbe morto nel 304, sotto l’impero di Diocleziano. Tuttavia, la fonte più accreditata sarebbe la prima.

Nato a Nicomedia, non si sa precisamente in quale anno, in gioventù divenne chierico seguendo gli insegnamenti di Pimenio. Ad affiancarlo nei suoi studi vi fu Giuliano l’Apostata, il quale riuscì, a differenza di Donato, ad ottenere il suddiaconato (il suddiacono corrisponde all’attuale accolito e al lettore).

San Pier Damiani dice, infatti, nei suoi Sermoni: “Ecco che nel campo del Signore crescono assieme due virgulti, Donato e Giuliano, ma uno di essi diverrà cedro del Paradiso, l’altro carbone per le fiamme eterne”, alludendo alla persecuzione che Giuliano, divenuto imperatore, avvierà contro la Chiesa. Per via di questa terribile persecuzione, Donato decise di fuggire ad Arezzo dove, accolto dal monaco Ilariano, si distinse per la sua predicazione e i suoi gesti che convertirono numerosi pagani. Ma proprio a causa di questi eventi il prefetto di Arezzo fece decapitare Ilariano e poi, il 7 agosto, lo stesso Donato.

 

Il santo vescovo, oltre che ovviamente ad Arezzo, è venerato in molti comuni italiani, inclusa la Basilicata dove è presente un forte sentimento di devozione verso San Donato. Anche il nostro paese onora con ardore il santo, protettore del quartiere Terra, dove si trova la sua chiesa, posta nella parte più alta di Pignola nelle immediate vicinanze della Chiesa Madre. Non si conosce l’epoca precisa in cui fu costruita, ma potrebbe risalire al XIII secolo, come farebbero supporre tre affreschi bizantini ritrovati dopo il terremoto del 1980 proprio sulle pareti dell’edificio, e risalenti alla fine del 1200. La chiesa fu inizialmente dedicata a San Nicola, e tale rimarrà fino alla fine dell’Ottocento/inizi del Novecento, quando verrà poi dedicata a San Donato; infatti il luogo in cui oggi è collocata la chiesa è denominato “rione San Nicola”.

Probabilmente, secondo quanto annotato da Gian Battista Pacichelli e anche tramandato dagli abitanti del paese, la Chiesa era annessa alla Casa Baronale dove avrebbe soggiornato la Regina Giovanna.

L’edificio religioso fu in parte distrutto dal terribile terremoto del 1980. Il portale della chiesa, datato 1746, fu anch’esso restaurato: liscio e poco lavorato, ha come unico pregio la figura del santo scolpita sul concio in chiave. Attualmente la chiesa si presenta in uno stato di degrado; anche dopo gli interventi di restauro, rimangono in piedi solo la facciata e parte delle mura laterali. Nella casa canonica sono conservate due sculture che, secondo l’inventario del 1891, erano custodite in due nicchie della chiesa; si tratta di un Santo Vescovo, che però non presenta alcun particolare che consenta di identificarlo con sicurezza, e San Vincenzo Ferrer.

San Donato Vescovo e Martire viene festeggiato il 7 di agosto, e fino al 2022 si sono svolte otto edizioni della sua festa, che è anche la festa del quartiere “Terra”. In questo periodo, data l’assenza del tetto, dalla chiesa si può godere la vista del cielo stellato nelle notti d’agosto.

Quest’anno noi ragazzi del Comitato festa Maria SS. degli Angeli, dietro esortazione del parroco Don Antonio Laurita, ci siamo fatti carico dell’organizzazione e senza esitazione ci siamo cimentati in un’esperienza del tutto nuova con lo scopo di non perdere una tradizione che consente di mantenere vivo l’antico quartiere Terra,  ormai non più popolato come in passato.

Dopo la processione religiosa pomeridiana, la serata è proseguita tra stand enogastronomici, musica popolare e moderna, balli, trenini e un karaoke finale; e speriamo vivamente che l’impegno da noi profuso per questa festa possa venir condiviso dai futuri comitati, così da continuare questi festeggiamenti anche per gli anni a venire.

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Festa di San Domenico a Rifreddo

 

“Domenico fu detto; e io ne parlo 
sì come de l’agricola che Cristo 
elesse a l’orto suo per aiutarlo.

Ben parve messo e famigliar di Cristo: 
che ‘l primo amor che ‘n lui fu manifesto, 
fu al primo consiglio che diè Cristo.”

                                                                                          Paradiso, XII, 70-75

 

Questo è ciò che Dante dice del santo spagnolo nella Terza Cantica.

Domenico di Guzman, nato nell’antica Castiglia, si distinse fin dai primi anni della sua giovinezza per carità e povertà e infatti, convinto che bisognasse riportare il clero all’austerità di vita delle origini, fondò a Tolosa l’Ordine dei Frati Predicatori. L’innovazione del suo ordine fu la predicazione itinerante e la mendicità che per la prima volta era legata a un ordine clericale. Egli stesso si definì: “umile ministro della predicazione”

Infatti, la misericordia di Dio e a quale prezzo l’umanità è stata redenta vennero a sua conoscenza nelle lunghe notti passate in chiesa, accanto all’altare, e dalla sua devozione verso la Vergine. Di conseguenza il suo scopo è la salvezza delle anime mediante la predicazione scaturita dalla contemplazione, a cui si ispirerà San Tommaso d’Aquino.

Il celebre Lacordaire, per il suo carattere che non conosce compromessi né irrigidimenti, lo ha definito “tenero come una mamma, forte come un diamante”

Nel 1201, assieme al Priore Diego di Azevedo, divenuto Vescovo di Osma, dovette partire per un incarico in Danimarca. Lì venne a conoscenza dell’eresia catara, chiamata, in seguito, “albigese” dal nome degli abitanti di Alby. Questa era un insieme di errori e negazioni delle Verità della Fede Cattolica e, soprattutto, consisteva nel rifiuto fondamentale di Gesù come Uomo-Dio. Una notte Domenico discusse a lungo con l’oste che lo ospitava, anch’esso cataro, e lo convertì alla chiesa cattolica; lo stesso avrebbe fatto il vescovo di Osma con gli altri membri del movimento eretico.

Questi episodi spinsero, nel 1206, papa Innocenzo III ad indire una crociata contro gli albigesi e a inviare come predicatore e messaggero della fede cristiano–cattolica il santo spagnolo.

A cominciare dal 1215, Domenico e i suoi amici fondano l’Ordine dei Frati Predicatori con l’obiettivo di contemplare Gesù-Verità e trasmettere agli altri il suo insegnamento.

Come narrano i testimoni, il suo stile di vita è splendido; si dice, infatti che “Domenico si dimostrava dappertutto uomo secondo il Vangelo, nelle parole e nelle opere. Durante il giorno, nessuno era più socievole, nessuno più affabile con i fratelli e con gli altri. Di notte, nessuno era più assiduo e più impegnato nel vegliare e nel pregare. Era assai parco di parole e, se apriva bocca, era o per parlare con Dio nella preghiera o per parlare di Dio nella predicazione. Questa era la sua norma che seguiva e raccomandava agli altri”

Ormai stanco e addolorato dal peso delle grandi penitenze, il 6 agosto 1221 muore nel suo amato convento a Bologna, circondato dai suoi collaboratori e fratelli. Solo pochi anni dopo sarà canonizzato e sepolto nello stesso convento.

Il santo spagnolo, venerato in ogni parte del mondo, è onorato anche nella contrada di Rifreddo, dove è presente una piccola chiesa a lui dedicata, costruita per volere di un certo Domenico Di Tolla, proprietario del terreno su cui è stata edificata.

Per anni la comunità di Rifreddo ha festeggiato il suo santo protettore ma, sfortunatamente, per circa dieci anni i festeggiamenti si sono interrotti. Quest’anno, grazie all’impegno degli abitanti di Rifreddo, del Comitato organizzatore, della parrocchia e dell’amministrazione comunale, con il sostegno dei ragazzi del Comitato Festa “Maria SS degli Angeli” 2023/2024, è stato possibile riprendere i festeggiamenti.

Noi ragazzi del Comitato Festa “Maria SS degli Angeli” 2023/2024 abbiamo, senza indugio, accolto l’invito del parroco Don Antonio Laurita a prendere parte ai festeggiamenti, prestando un aiuto morale e fisico alla comunità di Rifreddo: crediamo, infatti, che le nostre tradizioni debbano essere preservate, così da non perdere il patrimonio culturale di Pignola.

Tanta fatica nel trasportare la statua di San Domenico a spalla per le vie di Rifreddo, tanta devozione ma anche tanto divertimento in serata grazie alla “Band A4 Melody” e, da non dimenticare, tanto vento.

Siamo stati davvero felici di partecipare ai festeggiamenti del santo e speriamo vivamente che si continui, nei prossimi anni, a portare avanti questa tradizione.

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La festa di San Rocco

 

Come ogni anno, il 16 Agosto Pignola ha festeggiato San Rocco.

Per la parte religiosa, nella sua chiesa si sono celebrate la messa mattutina, seguita dalla consueta processione, e quella serale; per l’intrattenimento, nel pomeriggio gli organizzatori hanno pensato ai più giovani con giochi di quartiere e magia, e ai “meno giovani” con uno spettacolo serale di musiche e balli, e per tutti era presente uno stand con cibarie e bevande.

Ci sarebbe piaciuto iniziare questo breve articolo con una biografia del Santo, ma benché egli sia uno dei santi protettori più importanti e popolari (non c’è praticamente regione d’Italia ove non sia patrono di qualche comune), le notizie sulla sua vita sono troppo frammentarie e di origine troppo incerta per poter comporre una biografia.

Ciò potrebbe anche derivare dal fatto che la sua azione era rivolta soprattutto ai ceti meno abbienti, i derelitti, usi a tramandare gli avvenimenti solo oralmente; e si spiegherebbe anche come mai, visto che nel suo viaggio in Italia dalla natia Montpellier pare che non si sia mai spinto più a sud di Roma, sia più venerato al Sud che al Centro-Nord.

Ma l’elemento che forse sta alla base della scarsa conoscenza di quanto bene abbia fatto San Rocco è sicuramente la sua attitudine  a praticare la carità evangelica: “Quando fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” , seguendo l’insegnamento di San Paolo quando scriveva “La carità è magnanima, benevola. Non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non cerca il proprio interesse”

La carità ha una sua discrezione, ed è nel silenzio che produce i migliori risultati: non ci si può gonfiare il petto esibendo il gesto della carità. Pensate al famoso detto ”La pubblicità è l’anima del commercio”: quanto di vero e contemporaneamente di negativo c’è in questa frase! Il commercio tende -giustamente- a ricavare un profitto in denaro, quindi in questa ottica se la pubblicità mi fa vendere di più, ben venga.

Ma che profitto ci può essere nella carità? La carità verso il prossimo è fine a se stessa, e l’unico “profitto” che ne può derivare è semplicemente il farci sentire più vicini ai nostri fratelli e sorelle, senza doverlo strombazzare ai quattro venti.

Se San Rocco fosse vissuto ai giorni nostri, pensiamo forse che ad ogni guarigione dalla peste avrebbe fatto un selfie assieme al risanato da mettere su Facebook?

A questo ha voluto riferirsi don Antonio, dicendoci anche che la figura del Parroco non può e non deve essere quella di un uomo che si presenta dall’alto, forte di una posizione, ma di un serio e competente compagno di viaggio. Egli non deve essere un protagonista, ma deve agire “dietro le quinte” promuovendo e collegando i carismi donati alla comunità, perché, come ha detto Papa Francesco “lì dove c’è una necessità, lo Spirito ha già effuso carismi che permettano di rispondervi.”

 

Guardate quanto di buono hanno realizzato i giovani degli ultimi due comitati festa.

Quando essi ricevono tanti complimenti, è merito loro, non del parroco: il suo compito è “scoprire” i talenti, e lasciare loro lo spazio per muoversi liberamente, senza imporre le proprie idee ma agendo semplicemente da guida.

Per riportare le parole che ha usato: “…come le radici dell’albero, che stanno invisibili nel terreno, ma sostengono la pianta”.

Per concludere, vogliamo citare un “piccolo” evento nel quale non possiamo fare a meno di vedere la mano del Santo.

Assistevano allo spettacolo musicale anche uno sparuto gruppo di giovani africani, che se ne stavano in disparte, timorosi forse di interferire con una festa che li vedeva “estranei”, ma che comunque visibilmente seguivano il ritmo musicale.

E’ vero, quei ragazzi non sono entrati in chiesa dove ci sono immagini sacre, fiori, candele e profumo d’incenso; sono invece entrati nel cuore di un giovane del comitato che, benché spoglio di arredi sacri, è sicuramente abitato dallo Spirito Santo e inebriato dal profumo della sensibilità:  accortosi di loro, quel ragazzo si è accostato al gruppetto e li ha invitati a seguirlo ad un vicino banchetto dove ha offerto loro stuzzichini e bevande, rendendoli così partecipi alla festa nel modo più semplice possibile.

Un bell’esempio di carità verso i fratelli, senza alcun tornaconto; non per niente è la festa di San Rocco.

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Per due settimane un gruppo consistente (54) di pignolesi e alcuni potentini si sono recati a Contursi per sottoporsi a cure termali. Bellissima esperienza... Un grazie di cuore ad Anna Maria Lattuchella e Gerardo Mazzoni.

 

 

 

 … NEL PAESE …

Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero. “Che strada devo prendere?” chiese.

La risposta fu una domanda: “Dove vuoi andare?” “Non lo so”, rispose Alice. “Allora, – disse lo Stregatto – “Sali sul pulman”. All’improvviso in lontananza vide un pullman, si avvicinò e timidamente, salì.

Vide una marea di gente, adulti, anziani, bambini. “ma dove sono capitata? Meglio se scendo… “ ma non si mosse, pensò: “Mi do sempre buoni consigli,  ma non li ascolto mai.”

Sentì una voce che diceva: “Buongiorno a tutti, gruppo fantastico, siamo pronti? Avete portato la ricetta e tutto l’occorrente? Bene, se siamo tutti presenti possiamo partire.

Alice si avvicinò e vide una signora bruna dal bell’aspetto, aveva un abito molto colorato, i capelli raccolti e dei bellissimi orecchini. Ma ciò che la affascinò , furono i sandali che calzava, erano di legno, con una fascia di stoffa colorata e il tacco altissimo. “belli!” pensò “ma io non sarei capace di portarli. “posso venire anche io?"

Le rispose “hai la ricetta?”  Lo stregatto apparve sulla testa dell’autista, aveva una ricetta in mano, gliela diede e le disse “vai, non te ne pentirai”. E svanì…

“Sei la benvenuta. Siediti dove vuoi”, le venne detto e lei molto timidamente si accomodò in fondo al pullman, in un angolino.

Si guardava intorno, attonita e spaurita ma le persone che le erano sedute vicino la rassicurarono e le chiesero: “Da dove vieni? Non temere, sei tra brava gente. Vuoi un biscotto?” si sentì dire e, guardando attentamente vide una signora che camminava a stento nel pullman, e tenendosi in equilibrio offriva a tutti dei biscotti, la signora bruna con i tacchi offriva delle fette di dolce. Ne prese una. “Grazie, molto buono”.

Ad un certo punto sentì la voce di un Signore che parlava al microfono dando il buon giorno a tutti, sceglieva delle canzoni e le cantava. Tutti rispondevano in coro, ed era tutto un cantare, un battito di mani e risate, risate, risate a volontà.

Poi vide un gigante buono con un grosso turbante in testa, sembrava il genio della lampada…ma al posto della lampada aveva in mano un'asticella e su di essa una scatoletta nera che rubava e riproduceva delle immagini.

Con l’altra mano portava un grosso scatolone nero da cui usciva della musica e delle luci colorate. Al suono della musica tutti ballavano e non riuscivano a smettere.  Si sentì a casa…. Una di loro…

Arrivati a destinazione vide che tutti andavano verso un grande edificio e poi si dividevano in base alle cure che dovevano ricevere, fanghi, inalazioni, massaggi….  Lei seguì il gruppo e inoltrandosi in un vialetto alberato, le si aprì davanti agli occhi uno spettacolo inatteso… e un odore strano…forte…non molto piacevole.

Scese una scalinata e alla fine vide delle piscine con acqua sulfurea. Una, due, tre,…e fontane, cascatine da cui scendeva copiosa acqua tiepida e tante persone che si bagnavano…

Un vociare festoso, una armonia e una compagnia molto piacevole… Seguì le signore che l’avevano accolta nel pullman.  Arrivate di fianco alle piscine, dove c’erano sedie a sdraio, lettini, ombrelloni, si sistemarono e insieme trascorsero piacevolmente la mattinata mentre qualcuno cantava la canzone di Branduardi:

“No, non perdiamolo il tempo ragazzi, non è poi tanto quanto si crededopo l’inverno arriva l’estate e del domani nessuno lo sa…”

Pensò “E’ proprio vero!”  Ringraziò tutti per il tempo trascorso insieme e la splendida avventura vissuta.

 

Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.

C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,

un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato. …

Un tempo per piangere e un tempo per ridere,

un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.

… Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo… (Qo 3)

Anna Candela

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“Tacita un giorno a non so qual pendice

Salia d’un fabbro nazaren la sposa;

Salia non vista alla magion felice

D’una pregnante annosa;

 

E detto salve a lei, che in reverenti

Accoglienze onorò l’inaspettata,

Dio lodando, esclamò: Tutte le genti

Mi chiameran beata.”

 

(da “Il nome di Maria” di Alessandro Manzoni)

 

Mater Gratiarum (Madonna delle Grazie)

 

Maria Santissima: Colei che porta la Grazia per eccellenza, cioè suo figlio Gesù, quindi Lei è la “Madre della Divina Grazia”; Maria, Regina di tutte le Grazie, è Colei che, intercedendo per noi presso Dio, “Avvocata nostra”, fa sì che Egli ci conceda qualsiasi grazia: nella teologia cattolica si ritiene che nulla Dio neghi alla Santissima Vergine.

Specialmente il secondo aspetto è quello che ha fatto breccia nella devozione popolare: Maria appare come una madre amorosa che ottiene tutto ciò che gli uomini necessitano per l’eterna salvezza. In tutto ciò si riflette la fede e la devozione di cristiani al Vangelo e a Maria, presente nella Chiesa orante e pellegrinante nei secoli, qual Madre della Divina Grazia.

In passato di fronte all’impotenza dell’uomo negli eventi malefici, in mancanza di nozioni scientifiche, il rimedio era solo di natura soprannaturale per cui Pignola, particolarmente attenta alla presenza di Maria Santissima nella sua storia, all’inizio del ‘700, con l’imperversare di una grave epidemia di neonati, volle richiamare l’attenzione dei fedeli alla venerazione di un’immagine “materna” di Maria, esposta nella chiesa indicata come luogo particolare di preghiera alla Madonna delle Grazie in riferimento al racconto evangelico della “Visitazione”.

Nasce così anche la tradizione di celebrare solennemente la festa del 2 luglio con cerimonie particolari nella chiesa a lei dedicata, che continua ad essere mèta di devoti e pellegrini bisognosi di aiuto nella maternità.

In molti luoghi si associa questo titolo alla data tradizionale della festa della Visitazione di Maria a Elisabetta, il 2 luglio o al 31  maggio come conclusione del mese consacrato a Maria.

Anche a Pignola si continua a celebrare la tradizionale ricorrenza al 2 luglio con grande concorso di popolo.

 

“L’immagine della Madonna delle Grazie, venerata nel nostro paese, è una scultura lignea del ‘600, dai lineamenti molto espressivi di una maternità “umana” nell’abbraccio del Bambino: Maria, Madre che crede, che si offre a servire chi ha bisogno, che va in aiuto, che porta gioia. Maria, mediatrice universale di grazia: qualunque grazia sia necessaria sempre la si può sperare per sua intercessione.

(da “Senza memoria non c’è futuro” Don Rocco Piro)

 

Ed è in questa visione che da alcuni anni dei parrocchiani di buona volontà si sono costituiti “Comitato della Madonna delle Grazie” curando la festa in suo onore e provvedendo anche, alla manutenzione dell’edificio sacro ( sistemazione e restauro del portale e della gradinata del sagrato).  In questo giorno nella nostra comunità i genitori portano i loro figli in chiesa affinché siano benedetti e affidati alla protezione della Madonna.

Il sacerdote durante la preghiera di benedizione recita:

 

Signore, Dio nostro,

che dalla bocca dei piccoli

fai scaturire la lode perfetta del tuo nome,

guarda con bontà questi bambini

che la fede della Chiesa

raccomanda al tuo cuore di Padre;

come il tuo Figlio, nato dalla Vergine,

accolse fra le sue braccia i bambini,

li benedisse e li propose a tutti

come modello del regno dei cieli,

così effondi, o Padre, sopra questi bambini la tua benedizione,

perché in una crescita virtuosa e serena,

mediante la grazia del tuo Spirito,

diventino testimoni di Cristo

per diffondere e difendere nel mondo il dono della fede. 

(dal rituale romano)

 

Come ogni anno è una grande emozione vedere tutti quei genitori con i loro piccoli tra le braccia o per mano, farsi largo tra la gente, nella chiesa della Madonna delle Grazie, al Paschiere. Prendere posto “avanti” vicino a Maria, e ricevere la benedizione per le loro creature, tra la gioia e l’emozione di tutti i presenti.

 

“questo momento è stato davvero emozionante. Tu, tra i bambini eri il volto della felicità. Grazie don Antonio”.

 

E come ogni anno il quartiere fino a tarda sera risuona di musica, di canti, balli, voci festose e

fuochi dai mille colori…

Anna Candela

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 I premi estratti potranno essere ritirati entro il 27/07/2023 contattando il 3450955836 
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CORPUS DOMINI

 

La solennità del Corpus Domini (Corpo del Signore) richiama la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, e di solito si accompagna a processioni che vogliono essere la rappresentazione visiva di Gesù che percorre le strade dell’uomo.

Questa festività probabilmente risale al XIII secolo, quando in Belgio la beata Giuliana di Retìne, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, ebbe la visione di una candida luna con un’ombra da un lato; tale visione fu interpretata come la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una solennità in onore del Santissimo Sacramento. Fu quindi presentata la richiesta di introdurre una festa in onore del Corpus Domini; il vescovo accettò, e la data della festa fu fissata nel 1246 per il giovedì dopo l’ottava della Trinità.

Anni dopo si verificò il miracolo di Bolsena. Durante la messa un sacerdote, mentre spezzava l’Ostia, ebbe il dubbio che essa contenesse veramente Cristo: dall’Ostia uscirono alcune gocce di sangue che macchiarono la sua veste e l’altare. Allora il papa Urbano IV estese la festività a tutta la Chiesa, e la fissò nel giovedì successivo alla prima domenica dopo Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua).

L’inno principale del Corpus Domini, cantato nella processione e nei Vespri, è il "Pange lingua" scritto e pensato da Tommaso d’Aquino.

Nella Solennità del Giovedì Santo la Chiesa guarda all'Istituzione dell'Eucaristia; il giorno del Corpus Domini riguarda la relazione esistente fra Eucaristia e Chiesa, fra il Corpo del Signore e il suo Corpo Mistico. In esso la Chiesa trova la sorgente del suo esistere e della sua comunione con Cristo, Presente nell'Eucaristia in Corpo Sangue anima e Divinità.

L’esperienza dell’Eucaristia è una esperienza d’amore, e deve diventare uno  stile di vita, un modo di amare e di servire.

Quando sentiamo “Fate questo in memoria di me”, significa “fate come me”, cioè prendersi cura degli altri. In essa si ritrova la “Comunità”: un cristiano non può accontentarsi della preghiera personale, perché c’è un momento in cui la Comunità, gli amici di Gesù, si ritrovano insieme per pregare: questa è l’Eucaristia. E in questo ritrovarsi, si ascolta la Parola e ci nutre dell’Eucaristia.

Quest’anno a portare l’ombrello in onore del SS Sacramento abbiamo avuto il nuovo Sindaco, il dott. Antonio De Luca, al quale va il nostro ringraziamento per il servizio reso e soprattutto per la sua testimonianza di fede. In tale circostanza il Parroco ha rivolto a lui ed alla nuova Amministrazione Comunale i migliori auguri di un proficuo ed attento impegno civico.

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9 Giugno - CRESIME

La Cresima è il dono dello Spirito Santo che Gesù nel giorno di Pentecoste ha fatto alla chiesa.

Da quel giorno, tramite gli apostoli e quelli che essi hanno scelto attraverso i secoli, questo dono è arrivato fino a noi. Esso, ci da la possibilità di conoscere di più Gesù e di amarlo attraverso l’amore che diamo ai nostri genitori, ai nostri amici e alle azioni che facciamo tutti i giorni.

In questa visione e con questa convinzione quindici ragazzi della nostra comunità, dopo aver frequentato un corso di preparazione di due anni, hanno ricevuto, tramite le mani del nostro arcivescovo metropolita, Salvatore Ligorio, il Sigillo dello Spirito Santo.

La S. Messa è stata celebrata in chiesa Madre il giorno 9 giugno alle ore 18,30 in concomitanza con le cresime dei giovani adulti. Nonostante la chiesa fosse gremita ha prevalso uno spirito di raccoglimento, incoraggiato dalle parole del vescovo che più volte ha richiamato l’assemblea a gustare la presenza dello Spirito Santo.

La compostezza dei ragazzi è stata tale che anche gli adulti ne hanno preso esempio. Alla fine delle celebrazione emozione e gioia hanno prevalso nei saluti tra noi catechiste e i cresimati.

Ringraziamo Dio per questo tempo trascorso insieme e auguriamo loro di avere nella  vita, lo Spirito Santo come amico fedele.

Le catechiste

04 giugno 2023

PRIMA COMUNIONE

 

L’incontro in canonica, la consegna dei fiori e della candela ricordo del giorno del Battesimo, l’ansia come sempre è tanta per il gruppo dei venti bambini che si sono preparati per ricevere oggi Gesù per la prima volta

Venti bambini meravigliosi , che hanno affrontato tra non poche difficoltà il loro percorso di preparazione, hanno sperimentato la formazione in chat e hanno dovuto abituarsi a imparare, scherzare con la mascherina a causa del Covid.

Fortunatamente siamo arrivati al momento di togliere la mascherina e i venti bellissimi sorrisi sono ritornati a splendere insieme agli occhi sempre sorridenti.

Qualcuno del gruppo ha presentato delle difficoltà perché in questo percorso di preparazione si è posta molta attenzione alla preghiera e alla Messa nelle sue parti, ma l’aiuto tra i bambini non è mancato, proprio in quello spirito di rispetto e comunione che abbiamo cercato di imprimere in loro.

La settimana delle prove della cerimonia, in Chiesa, però vede i bambini ancora una volta alla prova, alcuni di loro risultano positivi al Covid, un po’ di smarrimento iniziale ma poi supportate dal Parroco e avvalendoci della nuova normativa siamo riusciti a chiudere la preparazione ed ecco che finalmente il grande giorno è arrivato.

Dalla canonica intonando il canto “ Che giorno beato”, in ricordo della carissima Adriana, i bambini raggiungono la Chiesa e il loro ingresso sotto lo sguardo dei genitori e parenti annulla ogni problema.

Il Parroco è sull’altare pronto ad accoglierli.

Il giorno della Prima Comunione coincide con la festa della Santissima Trinità e nell’omelia il parroco sottolineando l’importanza della giornata invita i bambini a riflettere sulla S.S. Trinità, Dio che crea-Gesù che salva- lo Spirito Santo che santifica. La Santissima Trinità, ribadisce il Parroco rimane un mistero ma conferma una grande certezza , Dio ci ama e ci invita ad amarci fra noi perché da soli non facciamo nulla ma amandoci facciamo comunione tra noi. Don Antonio conclude la sua Omelia invitando i bambini ad imitare la Vergine Maria che ha creduto e con il suo Eccomi ha permesso la realizzazione del progetto di Dio.

Suggestiva la processione offertoriale e il momento della Comunione che vede i bambini protagonisti e intensamente emozionati per il dono ricevuto.

La cerimonia si conclude con la consegna dell’attestato e le foto di rito

Noi catechiste anche questa volta dobbiamo constatare che anche se con non poche difficoltà abbiamo ricevuto da questi bambini tante emozioni e auguriamo alle famiglie di fare dei loro figli dei testimoni attivi , Luce per quanti incontreranno.

Le catechiste

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Festa di Prima Comunione

Temevamo tutti che l’anomalo meteo che in questo periodo ci affligge, facendolo somigliare più ad un Marzo vecchio stile che ad una primavera consolidata e che tanti guai ha provocato in alcune zone italiane, rovinasse la festa di oggi.

Invece fortunatamente (o per volere di Qualcuno) quegli sporadici cirri bianchi che punteggiano il cielo azzurro non sembrano rappresentare una reale minaccia, e un bel sole sovrasta tutto il paese.

 

Già almeno un’ora prima dell’orario fissato per la cerimonia i dintorni della Chiesa madre, normalmente seriosi e poco movimentati, sono ravvivati da tante figurine bianche che si agitano in occasione delle foto di rito, circondate materialmente e affettuosamente da genitori e parenti in qualche caso più emozionati di loro.

Giunta l’ora, incorniciati dal grande rettangolo luminoso creato dal portone principale, i bambini fanno il loro ingresso in chiesa reggendo lucine e fiori bianchi simbolo di purezza. Come è giusto che sia, appaiono un po’ impacciati, nonostante gli sforzi encomiabili delle catechiste che li hanno affettuosamente preparati al grande passo; ma alla fine si sistemano ordinatamente in circolo e rispondono all’unisono alle parole del parroco.

L’omelia non è stata il tradizionale discorso dal pulpito, rivolto a tutti e a nessuno in particolare: è stata quasi un dialogo diretto tra don Antonio e i bambini (ma anche i cosiddetti “grandi” ne avranno sicuramente beneficiato). Essa si è incentrata sulla coincidenza di questa giornata con la festa della SS. Trinità, ponendo l’accento su questo Mistero e come ogni suo singolo componente sia inscindibile dagli altri due, e la sua essenza risulti infine nell’amore del Padre verso tutti noi, amore che va corrisposto sia verso Lui che verso il nostro prossimo.

Alla parte relativa al rinnovo delle promesse battesimali i bambini puntualmente rispondono con un coro di “credo” unanime e convinto;  poi si allontanano e al loro ritorno verso l’altare tutti gli occhi sono puntati in direzione della piccola processione  che reca le offerte: c’è chi è fiero di portare una grande spiga di grano, chi una pagnotta; tutti comunque consegnano “religiosamente” la loro offerta di piccole o grandi dimensioni nelle mani del parroco.

Durante l’intera cerimonia è simpatico notare come l’indole propria di ogni bambino si manifesti anche in questa particolare occasione: chi avesse potuto vederli da vicino, non avrebbe potuto fare a meno di notare qualcuno che non rinunciava al suo sorrisino “furbetto”, un altro che se ne stava sempre impettito, timoroso di scadere in qualche posa “sconveniente”, chi aveva gli occhietti vivaci sempre in movimento, chi appariva molto preso e assumeva un atteggiamento quasi serafico, e così via.

Giunge così il momento più atteso: ognuno di essi assume l’Ostia per la prima volta, poi con atteggiamento più o meno compunto rimane qualche minuto in raccoglimento; anche il visino furbetto e quello che lanciava occhiate in giro ora sembrano essersi totalmente compenetrati con il Mistero.

Invece quando la comunione viene somministrata ai parenti, loro, i protagonisti, si sentono forse per un attimo liberi da questo ruolo e scambiano sorrisi e qualche parolina: certo deve essere stata dura stare ”a posto” per così tanto tempo!

Ma è solo un momento, perché ora devono intonare tutti insieme il canto di accompagnamento, e con la massima attenzione per non correre il rischio di sbagliare qualche parola …

 

Naturalmente non possiamo non citare la presenza “invisibile” ma palpabile delle note dell’organo e del coro della parrocchia, che aggiungono un che di mistico e senza i quali la cerimonia non sarebbe certamente la stessa e, perché no, la presenza silente di Salvatore Pentangelo, i cui scatti -come sempre artistici- rimarranno a perenne ricordo della giornata per i partecipanti.

 

Giungiamo quindi alla fine; la mattinata è stata lunga ma proficua, e la cerimonia si conclude con un coro dei bambini inneggiante alla Patrona, cantato a piena voce e col volto fisso su di Lei; e certamente a questo punto anche qualcuno solitamente imperturbabile e coriaceo si sarà sentito coinvolto emotivamente.

DB

Discorso di commiato da parte del presidente del Comitato Festa uscente

Desidero anzitutto scusarmi per la lunghezza dello scritto, ma non é facile raccontare un anno intero in poche righe, e poi non vorrei tralasciare nessuno.

 

Tutto ebbe inizio nella settimana di Festa del maggio 2022, quando il nostro parroco tenne un bellissimo discorso in cui, in particolare, invitò i giovani pignolesi a restare nel proprio paese per fare qualcosa di bello tutti insieme. Il messaggio non passò inosservato e a molti ragazzi venne l'idea di creare un comitato, così creammo un gruppo whatsapp e iniziammo a fare i primi incontri; la maggioranza mi volle come presidente, io accettai.

All'ottava uscimmo ufficialmente tra la folla. Eravamo poco più di trenta ma sembravamo migliaia, tutti entusiasti della nuova esperienza e felici di dare una mano per il proprio paese. Molti ci sostennero e ci fecero i complimenti, altri commentarono “So tutt uagliungiedd! Amma vedé chi hanna fa!"

 

Oggi é passato esattamente un anno; un anno pieno di lavoro, di gioie, di discussioni e di sacrifici, ma abbiamo affrontato tutto con piacere, e ora è il momento di voltarsi indietro a guardare cosa è stato fatto: Festa dell'Assunta, Festa di San Rocco con recupero dei Giochi di Quartiere, un nuovo megafono per le processioni, tre giorni di festa dedicati a San Michele Arcangelo con il recupero della tradizionale sagra della

"Past e fasul", sei giorni di festa a Maggio per la nostra celeste Patrona, realizzazione dei Gonfaloni di Quartiere, rifacimento della Uglia, realizzazione di una  mini-uglia permanente per la gioia dei bambini, e altro ancora. 

Abbiamo dato il massimo per onorare al meglio la nostra Patrona, nella speranza che tutto quello che abbiamo realizzato possa essere un esempio da seguire per le nuove generazioni, come lo sono state per noi le generazioni precedenti. Noi giovani pignolesi siamo fieri e orgogliosi delle nostra fede e della nostra tradizione e non molleremo mai! La conferma di aver imboccato la strada giusta l’abbiamo avuta in occasione della prima uscita della nuova Uglia, quando siamo rimasti stupiti dalla quantità di giovani e giovanissimi che l’attendevano davanti alla chiesa di San Rocco.

Oggi passiamo il testimone ad un nuovo gruppo di giovani che realizzerà la prossima festa patronale; a loro facciamo un grande in bocca al lupo, sicuri che onoreranno al meglio la nostra celeste Patrona.

Purtroppo, durante il nostro percorso Don Rocco ci ha lasciati. Lo scorso febbraio quando andai a trovarlo mi disse: “Fausto, non abbiate paura, saluta tutti, sono sicuro che farete una bellissima Festa della Madonna.”  Se é stato davvero così lo direte voi, ma una cosa é certa: abbiamo realizzato la festa ascoltando il passato, lavorando per il presente e pensando al futuro.

 

E’ doveroso ringraziare tutti coloro che ci hanno dato una mano nella realizzazione dei festeggiamenti: il Comando dei Carabinieri, il Comando di Polizia Locale e in particolare il comandante Sabatella che e’ stato sempre disponibile e prodigo di consigli, la protezione civile di Pignola, l’ex sindaco Gerardo Ferretti e con lui tutta l’amministrazione comunale uscente, che ci ha sempre fornito la massima collaborazione. Estendiamo i ringraziamenti al nuovo sindaco Antonio De Luca e alla sua nuova amministrazione, che ci sono stati vicini sia pure in questi pochi giorni di mandato.

Molte sono state  le associazioni che hanno collaborato con noi: il Sipario del grande Vincenzo Signorelli, che ci ha lasciato quest’anno, l’AVIS di Pignola , l’Associazione “Hello mondo”, la Pro Loco , la FIDAPA, l’Azione Cattolica, l’associazione giovanile “Young minds”  e la Scuola di Equitazione Postiglione.

 

Naturalmente dobbiamo ringraziare tutti i compaesani che hanno dato una mano gratuitamente per la buona riuscita della festa; in particolare Vincenzo Calace che ci ha aiutato a realizzare le 3 Uglie,  e Mariangela Perone che, su richiesta nostra e del comitato di settembre, ha realizzato il cinto devozionale per la protezione di tutti i Pignolesi sparsi nel Mondo. Colgo l’occasione per portare il saluto della comunità’ pignolese presente a New York e di Don Eugene Carrella, sacerdote anch’egli di origine pignolese,  che ha ritrovato una copia della statua della nostra Patrona presente a Brooklyn e poco tempo fa ha organizzato i festeggiamenti in suo onore assieme alle famiglie lucane là residenti.

Ringraziamo anche le sarte Mariella Datena, Giovanna Petraglia e Filomena Guida che si sono occupate dei gonfaloni dei quartieri e delle immagini sulla Uglia, l'officina dei fratelli Piro che ha realizzato le lance e le basi degli stendardi, il nostro amico grafico Mimmo Torchia che da Valencia ci ha sempre aiutato per i manifesti e i video;  Rosario Fotografia e Davide Lauria che ci hanno aiutato a realizzare la serata dedicata a Don Rocco, il maestro Rocco Corleto che ci ha sempre dato una mano nell’ambito musicale e organizzativo, tutte le persone che hanno realizzato i fuochi della Uglia e in particolare le famiglie Azzarino e Riviezzi che hanno messo a disposizione i mezzi necessari.

Dobbiamo anche menzionare le ditte di fuochi artificiali Colangelo e Padovano, e la ditta di luminarie Citera che dopo più di 30 anni e’ ritornata a Pignola. E’ doveroso  ringraziare Tonino Guerriero che ci ha fatto conoscere Aniello Citera, un ragazzo che per Pignola ha fatto l’ordinario e lo straordinario, aiutandoci nell’allestimento finale con il cestello elevatore. Ringraziamo tutte le attività commerciali e tutti gli sponsor che hanno collaborato con noi e soprattutto tutti voi  Pignolesi che ogni domenica ci avete accolti nelle vostre case: grazie per il vostro sostegno e i vostri incoraggiamenti!

Voglio ora rivolgermi a tutti i componenti di questo magnifico comitato: ragazzi, siete stati fantastici!

Grazie per avermi ascoltato, grazie per avermi voluto come presidente, grazie per avermi sopportato, perché ammetto che a volte sono stato un po’ troppo pedante; ma avete visto? Ne e’ valsa la pena! Vedete cosa abbiamo realizzato: un paese in festa per il ritorno della amata Patrona, abbiamo fatto divertire grandi e piccoli, sotto la pioggia e finalmente anche sotto il sole! 

Concludo ringraziando il nostro parroco Don Antonio che ha creduto in noi sin dal principio: non ci ha mai limitato nelle scelte, ci ha sempre sostenuto, ci ha messo in guardia, ma soprattutto, ci ha dato la possibilità’ di metterci in gioco per il bene del nostro paese: grazie per la pazienza, grazie per il sostegno e grazie per gli incoraggiamenti.   Grazie a tutti, viva Maria, viva Pignola!

 

                                                                                                                                                       Il presidente

                                                                                                                                            Fausto Marcogiuseppe

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LE  CLARISSE

 

Recentemente è stato pubblicato su questo sito uno scritto riguardante l’iniziativa delle nostre catechiste che hanno accompagnato i cresimandi a visitare il convento delle Clarisse di Potenza.

Nel testo c’era la frase ”I ragazzi si sono interfacciati con uno stile di vita molto diverso dal loro”; bene, forse anche i “non più ragazzi” potrebbero fare qualche riflessione in proposito.

 

Cominciamo col dire che per indicare quel particolare stile di vita si usa dire “vita claustrale” (da chiostro, in latino); e già l’aggettivo ha un che di inquietante, forse perché istintivamente lo associamo al comunemente usato termine ”claustrofobia”, cioè la paura per i luoghi chiusi, di cui sono un ottimo esempio lo speleologo che avanza in uno stretto cunicolo sotterraneo o il marinaio di un sottomarino, chiuso in  un grosso sigaro di ferro circondato da tonnellate d’acqua.

Naturalmente non si possono assolutamente paragonare tali ambienti ad un convento di clausura; ma certamente anch’esso è un “luogo chiuso”:  le  abitanti non possono uscirne e gli estranei possono accedervi solo raramente e con limitazioni.

Ora, il convento sarà anche in un luogo ameno, con i fiorellini intorno, l’aria pulita e tanta quiete: ma stare sempre chiuse lì dentro …

Pensiamoci un po’: gli psicologi hanno tanto strologato circa le possibili ripercussioni sulla salute mentale che può averci provocato il COVID costringendoci a stare tappati in casa, e queste nostre sorelle lo fanno non perché vi siano state obbligate, ma per loro scelta e non per un certo periodo, bensì per tutta la vita!

Noi che stiamo “all’esterno” riteniamo di essere liberi: liberi di andare dove ci pare, di frequentare chi vogliamo, di mangiare o dormire all’orario che più ci conviene, di scegliere tra i mille canali televisivi, eccetera.

Ma siamo certi che noi siamo liberi mentre quella minoranza che vive nel convento non lo è?

Siamo veramente liberi dai condizionamenti della società, dalle ipocrisie che ci spingono a fare o dire cose che in realtà non sentiamo nostre, dalle imposizioni della pubblicità che ci fa comprare cose di cui potremmo tranquillamente fare a meno, dalle informazioni più o meno pilotate, e così via?

O piuttosto non lo sono veramente quelle sorelle che hanno deciso liberamente di non essere libere nel senso che noi diamo a questa parola, e hanno invece scelto di vivere una esistenza vincolata a rigidi dettami di vita, con orari e attività da rispettare con costanza?

Per non dire poi del fatto che sono anche “trasparenti” per il mondo che le circonda: oggi che il massimo del desiderio è “apparire” a qualunque costo e ricevere dei “like”, quanti di noi si accorgono che esistono?

Appare rivelatrice una frase detta da una di esse: “potremmo paragonare la clausura alle radici di un albero le quali,  pur non vedendosi, danno sostegno alla pianta.”

 

Per noi laici che non abbiamo la fortuna di avere una fede come la loro, può dunque sembrare impossibile, quasi inumano condurre un tal tipo di esistenza, fatta solo di preghiera, piccole attività domestiche quotidiane, preparazione di marmellate o dolcetti da vendere, e - incredibilmente - senza APP e Facebook; ma per loro probabilmente questo basta e avanza, e noi purtroppo non potremo mai capirlo.

 

A conferma di ciò, Sergio Zavoli dopo una visita ad un convento di clausura ebbe a dire: "Credevo di trovarvi creature stanche, mortificate, dolenti. Ho di fronte al contrario creature di rara serenità"

DB

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La Festa della Madonna di Pignola

“Non si racconta ma si vive”

         

La descrizione più significativa dell’importanza che la festa ha ed ha sempre avuto per i Pignolesi è nell’incipit di “Pignolerie” di Gerardo Acierno e precisamente nella sua significativa riflessione “La festa patronale, non si racconta ma si vive. Ognuno di noi, infatti, in essa trova cose diverse, emozioni differenti, sensazioni particolari”.

La festa è una grande testimonianza di pietà e fede popolare ma anche una preziosa occasione per valorizzare, attraverso solenni celebrazioni religiose e interessanti manifestazioni culturali, un patrimonio ricco di storia e tradizione.

L’origine della festa è antichissima, la sua prima attestazione risale al 1521 e la data in cui si celebrava era il 15 di agosto durante la solennità della Assunzione della Beata Vergine Maria. Si ipotizza, pertanto, che risalga all'epoca   della   costruzione   della   cappella di Pantano e all'influsso bizantino. La devozione del popolo di Pignola a Maria Santissima degli Angeli si è consolidata nei secoli fino al 27 giugno 1965, quando Sua Santità Paolo VI incoronò la Sacra Effige di legno contornata di dodici angeli interamente ricoperta in oro zecchino e tale tradizione si perpetua ancora oggi nella comunità come segno di fede profonda ed evidente testimonianza di attaccamento alle tradizioni dei padri. Segno distintivo della festa è il passaggio, che a Pignola è inverso, poiché il cammino dal Santuario, posto in pianura, si realizza fino alla Chiesa Madre collocata in altura. Infatti l’immagine mariana tutti gli anni, da secoli, la terza domenica di maggio viene portata in processione dal Santuario Diocesano di Pantano alla Chiesa Madre di Pignola e ricondotta al Santuario la terza domenica di settembre.

La preparazione alle celebrazioni inizia, come sempre, con le preghiere mattutine della novena presso il Santuario Diocesano di Pantano.  Quest’anno, in modo particolare, i devoti si sono mobilitati in massa nel raggiungere il Santuario per rendere omaggio alla Vergine e partecipare alla messa mattutina.  Altro evento molto atteso è la sera della “Uglia” che si svolge il sabato precedente all’inizio della festa religiosa e si replica il sabato dell’ottava, un rito tra il sacro e il profano consistente in una processione a ritmo di musica che si svolge per il centro storico durante la quale una sacra Effige, a forma di guglia, viene portata a spalla danzando e saltando nei grandi falò di ginestre. Ma l’apice della Festa religiosa è rappresentato dalla solenne processione nella quale la veneranda Immagine dal Santuario di Pantano, portata a spalla da volontari, scortata dai Cavalieri e accompagnata dal Parroco, dalla banda e da una immensa folla di fedeli, raggiunge la Chiesa Madre. Le soste, come da tradizione, si svolgono in piazza Convento e nella piazza del centro storico.

La festa della Madonna è quindi per i Pignolesi “la festa delle feste” e ogni anno viene costituito un comitato di volontari che si impegna nella raccolta di offerte svolgendo questo servizio tutte le domeniche passando per ogni abitazione del paese.

Quest’anno a comporre il comitato festa sono stati giovani per lo più ventenni, denominato il comitato dei “Uagliungliëdd", che ha saputo fare cose straordinarie; con naturalezza e grande abilità è riuscito ad organizzare e coordinare diverse festività dell’anno liturgico, ma soprattutto a realizzare una festa curata nei minimi particolari che ha rispettato i cardini della tradizione ma avuto anche il coraggio dell’innovazione. Dunque un grande plauso e un sentito ringraziamento al Comitato Festa 2023, guidato dal giovane Fausto Marcogiuseppe, supportato da una squadra compatta e affiatata che, come ha ben sottolineato Don Antonio Laurita nel  ringraziamento finale,  pur nella diversità dei carismi, ha operato all’unisono.

Infatti, l’impegno costante e la tenacia del gruppo si sono resi evidenti nella realizzazione di quella che, a mia memoria, è stata la festa meglio riuscita in onore della nostra patrona. Ottime sono infatti state le scelte sia ludiche che culturali. Il clima festivo iniziato con il suono della banda per le vie del paese e con i tradizionali concerti nella piazza centrale è stato adeguatamente supportato ed integrato da iniziative culturali di rilievo quali una suggestiva mostra di pittura di  Maria Di Taranto in Chiesa Madre, la presentazione dei Gonfaloni dei quartieri, la restaurazione della Uglia e la realizzazione ex novo di una “Uglia” di dimensioni inferiori adatta per essere trasportata in spalla dai bambini, iniziative che hanno evidenziato la grande sensibilità di questi giovani verso le più suggestive e antiche manifestazioni della tradizione. Sensibilità che hanno dimostrato con il coraggio di innovare facendo sfilare in processione accanto alla tradizionale banda anche gli sbandieratori e facendo realizzare un cinto votivo fatto con grande maestria da Mariangela Perone nonché frutto di una prolifera e innovativa collaborazione con il Comitato Feste di Pantano,  in segno di unione e di un rinnovato e inscindibile legame con la frazione.

Di grande suggestione è stato l’omaggio in memoria di Don Rocco Piro con il commovente video proiezione di Fotorosario: “Attimi di vita” e il concerto spirituale Orchestra Experia. Un grande interesse ha suscitato inoltre l’iniziativa culturale  “Crea la tua uglia” promossa dalla neo associazione Young Minds insieme alla Fidapa e al Circolo Culturale Pro Loco “Il Portale” al fine di valorizzare le abilità creative dell’artigianato femminile.

Anche nelle attività  “ludiche” hanno mostrato di aver senso di oculata intraprendenza non solo perché hanno portato a Pignola migliaia di persone nel riuscitissimo concerto di Franco Ricciardi, un vero trionfo, la cui scelta ha sfidato lo scetticismo e pregiudizi ma anche perché hanno animato diversi angoli del centro storico in una lunga e indimenticabile “Mezzanotte Pignolese” con la musica di Gerardo Giarletta che si è esibito  in Piazza Vittorio Emanuele e,  a seguire, con il trio comico La Ricotta  in piazza Convento e infine la musica di Dj set Mastro fino a notte inoltrata. Il tutto accompagnato contemporaneamente da stand enogastronomici che hanno coinvolto tutte le attività commerciali del paese valorizzando appieno le risorse e le potenzialità nelle quali i pignolesi si sono da sempre distinti.

Ma, come è stato ben sottolineato, la cosa più importante è che questi ragazzi si sono distinti per educazione e rispetto nei confronti della popolazione e delle Istituzioni, hanno chiesto e ottenuto collaborazione dalle altre associazioni presenti sul territorio e soprattutto hanno avuto l’attenzione di ringraziarle con un gesto simbolico ossia la consegna di una pergamena. E dal momento che  questa è stata una grande festa  non potevano mancare le bellissime luminarie e gli spettacolari fuochi pirotecnici.

Un plauso ai giovani che hanno dimostrato che con impegno e un giusto spirito di collaborazione si possono realizzare grandi cose.

Angela Guma

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alcune immagini della processione del 21 Maggio

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Visita a Santa Chiara - 14/05/2023

I ragazzi dei gruppi che si avvicineranno al sacramento della Confermazione accompagnati dalle loro catechiste, hanno visitato il convento dell'ordine delle clarisse presente a Potenza.

I ragazzi si sono interfacciati con uno stile di vita molto diverso dal loro e hanno ascoltato le testimonianze di queste donne che hanno deciso di intraprendere la strada di Santa Chiara d'Assisi.

Con molto entusiasmo hanno partecipato ai vespri insieme alle suore e con loro si sono estasiati intonando canzoni al Signore.

Infatti proprio come diceva Sant'Agostino "chi canta prega due volte".

Le catechiste

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Cari fratelli e sorelle,

siamo tutti consapevoli del fatto che questa nostra vita terrena ha avuto un inizio e dovrà avere una fine, ma quando questa fine riguarda la madre per nessuno di noi è semplice accettarla, neanche per un prete;  ecco quindi che la morte della mamma diventa misura e prova del nostro amore per Dio.

Gli elementi luttuosi della nostra vita noi cristiani li consideriamo alla luce di Cristo morto e risorto; tuttavia, Egli non ci ha proibito di piangere la morte dei nostri cari. Egli stesso ha pianto la morte dell’amico Lazzaro, e lo pianse nonostante fosse sul punto di risuscitarlo: così ci permette di piangere anche noi i morti, che pure crediamo destinati a risorgere per la vera vita.

Anche noi, come Gesù, siamo cresciuti sotto il cuore della mamma. Come Maria Immacolata, che ha ospitato la vita del Figlio di Dio nel suo grembo, le nostre mamme sono state casa di noi figli nel Figlio, di un’umanità ad immagine di Cristo, che il battesimo ha sigillato.

In quest’ora di verità sul limite della nostra vita e sulla potenza di Dio, siamo davanti alla mamma con il cuore ferito da uno strappo improvviso e doloroso, eppure portatore di serena pace e fiducia.

Mamma non è stata risparmiata da prove, distacchi e incomprensioni, ma era consapevole di aver avuto una vita ricca di consolazioni: uno sposo fedele, tanti amici e figli ciascuno con la sua vocazione, la sua famiglia e la sua comunità.

L'evangelista Giovanni ci dice che generare una nuova vita è un atto che porta sofferenza non solo nel momento del parto, ma anche nel doloroso accompagnamento fino alla generazione dell'uomo "grande" e "adulto"; ma una volta dato alla luce il bambino, la madre non si ricorda più dell'afflizione.  E per le madri la gioia più intensa è che il figlio sia diventato "grande", stia in piedi da solo, anche se per le nostre mamme non siamo mai grandi abbastanza.

Quando si perde la madre sembra che venga meno un punto cardinale, un riferimento sicuro, genuino, non ingannevole. Nel cuore d’una madre si trova sempre la certezza di un amore libero, autentico, sincero. Con una madre non occorre stare in guardia, pavoneggiarsi o mascherarsi: in colei che genera ed educa alla vita c’è infatti semplicità e pace. È perciò che é grande la vocazione vera delle mamme e per questo dobbiamo pregare Dio perché non le abbandoni mai.

Perché nei momenti importanti del dolore, nel momento della paura tutti invocano LA MAMMA?

Perché l’amore della mamma è il più forte, il più limpido, il più fedele amore che esista: è certamente la perla più preziosa che sia mai uscita dalle mani creatrici di Dio.

La mamma rimane con noi nel ricordo e nella memoria, la mamma continua a nutrirci e vestirci, si china ancora su di noi, ci attende, magari ci sgrida, ma sappiamo che le sue braccia sono sempre aperte ad accoglierci, perché ci vuole bene. Essa è dentro di noi.

Ma dobbiamo confrontarci con il nostro essere creature fragili che si ammalano, invecchiano e muoiono: realtà che ci toccano e che non possiamo fare a meno di sentire come nostre.
Ecco quindi il desiderio che in quel giorno supremo ci sia una mano che ci guidi verso Dio.

Quella mano che ci sorreggeva da bambini, quella mano raggrinzita, ma sicura anche nella vecchiaia, la mano della madre. Saranno quelle braccia a intercedere per il nostro peccato e solo quanto Dio ne avrà esaudito le preghiere, la madre ci fisserà negli occhi. Allora saremo con lei, sereni e luminosi, immersi nella pace divina, accolti nella stessa casa dove lei era giunta per prima e ci aveva attesi.

Alla mamma un prete deve molto di ciò che è: rappresenta il suo angelo custode. Un prete riceve tanto dalla Chiesa, ma l’essenziale è ciò che è stato trasmesso fin dall’infanzia dalla madre, semplicemente  “prendendosi cura della famiglia”.  

Credo che la mamma, in tutta la sua vita, prendendosi cura di noi e di altri, abbia cercato di fare questo, e niente altro.  E credo che questa sia anche l’eredità che ci lascia: l’invito a prenderci cura gli uni degli altri, con amore, allargando certo lo sguardo al di là dei nostri piccoli orizzonti, ma senza perdere di vista chi, qui e ora, ha bisogno di noi.

Ha saputo stare con dignità accanto a papà sino alla fine, completandolo nel lavoro e nell’educazione dei figli, e ora so che il Signore li ha fatti nuovamente incontrare. Ci ha insegnato lo spirito di sacrificio nel lavoro anche attraverso le tribolazioni, senza mai sottrarci agli impegni presi. Ci ha infuso nel cuore l’amore di Dio fin da bambini. Ha saputo seguire i matrimoni dei figli con discrezione e con una continua preghiera.
Mi è stata accanto in questi anni di sacerdozio, condividendo fatiche e gioie, sofferenze e incomprensioni, infondendo forza e coraggio; e ringrazio il Signore per avermi concesso di godere sino ad oggi della presenza e dell’amore di mia madre, e di avere la grazia di poter ogni giorno alzare il calice della salvezza offrendo il sacrificio eucaristico che è fonte di suffragio per i defunti e di salvezza eterna per tutti i suoi eletti.

Ricordiamola dunque usando le parole: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Vado a prepararvi un posto. Non abbiate timore, se mi amaste vi rallegrereste che io vado al Padre”

Maria SS degli Angeli, nostra protettrice, renda più forte e autentica la nostra fede nella vita eterna e sostenga la nostra preghiera di suffragio per mia madre e per tutti i nostri cari defunti.

COMMIATO

Pignola, 16 maggio 2023

 

Cara Antonietta,

anche tu hai concluso la tua parabola terrena per tornare alla casa del padre lasciando in tutti noi che ti abbiamo conosciuto un triste rimpianto.

Tanti sono i ricordi legati alla tua persona, al tuo carattere solare, allegro, sempre disponibile all’ascolto dell’altro, a dare consigli utili da vita intensamente vissuta.

La chiesa di San Rocco era la tua seconda casa, te ne prendevi tanta cura, ogni cosa doveva essere a posto, tutto doveva essere perfetto.  Ma ricordo soprattutto la tua attenta devozione alla sacralità nella recita del santo rosario: ad ogni decade recitavi delle giaculatorie speciali che io ho imparato e che recito tuttora e mi riportano a te.

E così continuerò a fare nel tuo dolce ricordo.

La tua anima ora vive in Dio che ti ha innalzata nella Sua Gloria per la tua perseveranza nella fede e per la tua serena fiducia in Lui.

Esprimo vicinanza ai tuoi familiari in questo doloroso distacco da te.

 

Con affetto, Ninetta Perone e famiglia

Corso di Preparazione al Matrimonio

L’amore familiare secondo San Paolo

La carità à paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta...

L’inno alla Carità dalla lettera di San Paolo ai Corinzi 13. 4-8, conosciuto come Inno all’Amore, ha rappresentato la pista di riflessione del corso prematrimoniale essendo uno dei testi più affascinanti di tutta la Sacra Scrittura sia per la sua carica di umanità che per la capacità di elevarci alla contemplazione della tenerezza di Dio.

Il corso ha visto la partecipazione di sette coppie che quest’anno realizzeranno il loro sogno di un matrimonio cristiano e che con spirito di responsabilità hanno partecipato agli incontri dimostrando come tra i vari preparativi non hanno messo in secondo piano la preparazione spirituale al sacramento.

La preparazione è stata strutturata in sette incontri e, partendo dalla definizione dell’amore perfetto ossia alla carità indicata nella lettera paolina ha preso in considerazione gli atteggiamenti di un amore caritatevole. Due incontri sono stati strutturati su quello che l’amore dovrebbe essere ossia paziente e benevolo. Nei successivi tre incontri sono stati trattati gli atteggiamenti che l’amore non deve assumere ossia l’ira e il rancore.

Questo percorso ha seguito il metodo di una catechesi esperienziale che partendo dalla parola ha posto interrogativi sulla vita di ciascuno e ha dato ampio spazio sia alla riflessione che al confronto.

Gli ultimi due incontri si sono concentrati maggiormente sul sacramento del matrimonio e sul significato della famiglia cristiana. Infine sono stati esposti gli aspetti formali del “processetto” o “promessa di matrimonio”  e la sua valenza giuridico-religiosa.

Ogni incontro ha visto la presenza e il sostegno dottrinale del nostro parroco  Don Antonio ma per sua esplicita volontà è stato coordinato da una coppia con una ventennale esperienza matrimoniale.

La preparazione al Sacramento del Matrimonio rappresenta un momento importante che aiuta a comprendere maggiormente alcuni elementi che spesso, nella confusione che ruota intorno ad un così importante “evento”, non vengono considerati. E’ stato un momento di intensa condivisione oltre che una grande opportunità di crescita reciproca.

L’augurio più grande che si può rivolgere a queste giovani coppie è che il loro amore possa essere una piccola scintilla dell’immenso amore di Nostro Signore.

Angela Guma

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Maria SS degli Angeli a Brooklyn

Nell'edizione del sito del 2022 era presente un articolo relativo alla presenza di una statua di Maria SS degli Angeli nella Chiesa di S. Rita a Brooklyn.  
Grazie al Parroco e al Comitato Festa che hanno intrattenuto i rapporti con Padre Eugene Carella di quella parrocchia, abbiamo ottenuto un video sulla Messa del 7 Maggio 2023 in onore della nostra Patrona

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Pignola, 30 Aprile 2023

Profondamente segnato dalla sofferenza, caro Vincenzo hai spiccato il volo lassù in cielo per aumentare le stelle del firmamento. Ma manca la tua presenza, la tua quotidianità, la tua dedizione.

Come poter dimenticare la tua bella persona nota a tutti per laboriosità, creatività, attaccamento al lavoro…  Tanti erano i tuoi progetti nel futuro che penso immaginavi splendido, illuminato dall’amore verso la tua famiglia, le tue figlie a cui mancherà per sempre l’affetto tenero e premuroso di un padre quale tu eri per loro.

Tutti noi siamo sorpresi perché sappiamo che hai lottato strenuamente perché fosse debellato quel terribile male che aveva fiaccato il tuo corpo ma non il tuo spirito, la tua voglia di vivere. Purtroppo il messaggero di morte sopraggiunto per scortarti nel suo grande maniero ci coglie sempre impreparati e così la nostra comunità perde un altro suo giovane figlio.

Vivo con profonda partecipazione la disperazione dei tuoi genitori e di tutti coloro che hanno tanto sperato e immaginato un futuro diverso per te. Mancherai a loro come la luce del sole. Nessuna alba, nessun tramonto avranno più la loro bellezza.

Li conforti solo che tu, splendida creatura nel fiore degli anni, sei stato innalzato alla Gloria di Dio e, come il seme nel grembo della terra, meriterai la Luce non ancora sopraggiunta.

Buon viaggio, caro Vincenzo

Ninetta Perone e famiglia

 

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Cara Caterina,

la morte crudele ti ha strappata all'affetto dei tuoi cari e anche nostro.

 

Ti conoscevo poco perché era raro incontrarti ma in quelle poche volte che succedeva ho molto apprezzato la tua riservatezza, il tuo distacco dalle frivolezze.

Eri infatti una donna pacata, molto laboriosa, tutta dedita alla famiglia e alla casa che curavi con abnegazione. Apprezzavo anche la tua perseveranza nella fede che ti faceva avere una serena fiducia in Dio.

Hai saputo amare i tuoi figli in maniera incondizionata, sempre pronta a dedicare loro le tue premurose cure, le tue attenzioni.

Mi legava a voi l'amicizia profonda di Tommaso al mio Bruno. Ora sarà difficile per lui sostenere la tua assenza ma di sicuro riceverà il tuo aiuto dall’alto e le premure dei tuoi figli. La condizione di sofferenza da te patita in ospedale in questo ultimo periodo della tua vita, ti ha certamente spalancato le porte del Cielo ora che si è conclusa la tua parabola terrena.

Di là, prega per i tuoi figli che ti hanno amorevolmente assistita alleviando almeno in parte la tua sofferenza. Sono a loro vicina e comprendo il dolore per la perdita di una persona tanto cara.

Ti ricorderò sempre nelle mie preghiere.

Con affetto, Ninetta Perone e famiglia

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Immagini Pasqua 2023

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Nel corso degli anni, nelle pertinenze della Parrocchia si sono accumulati, nel senso letterale della parola, molti libri, opuscoli, collane, riviste; l’unico piccolo problema consisteva nel fatto che, a causa dei vari spostamenti dovuti alle ristrutturazioni successive alle varie calamità naturali, non si sapeva cosa c’era e dove stava.

Si è quindi deciso, dopo il termine dei lavori di ristrutturazione della Casa Canonica, di riportarvi la Biblioteca Parrocchiale e renderla fruibile.

Per comporla è stato necessario un lungo lavoro di catalogazione e sistemazione, le cui modalità farebbero sicuramente arricciare il naso ad un esperto bibliotecario, in quanto lo spazio a disposizione non consentiva la sistemazione tradizionale di così tanti scritti.

Essa è infatti composta da circa 8500 elementi: se li mettessimo tutti in un unico ideale ripiano, copriremmo la distanza tra la Canonica e la Chiesa Madre.

Ci si è pertanto dovuti arrangiare, anche disponendoli in doppia fila nello stesso ripiano; ma adesso almeno sappiamo cosa c’è  e  dove si trova.

Lo scopo è stato raggiunto inserendo in un vecchio PC, adibito esclusivamente a tale scopo e sito in uno dei due locali che ospitano la biblioteca, un foglio di calcolo ideato appositamente e nel quale sono stati immessi i dati relativi a ciascuna pubblicazione. Grazie ad esso oggi, scrivendo una parola di ricerca in una apposita casella si ottengono, evidenziate in colore diverso e in cima alla lista, le righe relative a tutti i titoli che contengono tale parola (o parte di essa), e lo stesso avviene ricercando il nome di un autore.  Naturalmente le righe evidenziate contengono, oltre al titolo, l’ubicazione, l’autore, l’anno di pubblicazione, il numero dei componenti in caso di collana e una pseudo-tipologia dell’argomento trattato (catechesi, storia, letteratura, ecc.)

Come era lecito aspettarsi, praticamente metà del contenuto della biblioteca è  di carattere religioso: teologia, catechesi, scritti papali, biografie di santi, preghiere, insegnamento della religione, riviste cattoliche, eccetera; ma quasi altrettanto materiale tratta di “altro”.

Vi sono infatti libri sull’arte, enciclopedie di ogni tipo, atlanti, libri e mappe del Touring, svariate pubblicazioni edite dalla Regione Basilicata, libri di letteratura antica e moderna, di avventure, di tematica militare, spartiti musicali, materiale su Pignola, alcuni scritti di politica, riviste, libri di scienze, altri che trattano argomenti sociologici o di storia, altri ancora su leggi e codici, almanacchi, e chi più ne ha più ne metta.

 

Tra l’altro è stata anche l’occasione per qualche “scoperta” : sapevate tutti che Collodi, il padre di Pinocchio, ha scritto anche il libro di racconti “Occhi e nasi”, o che De Amicis, l’autore del mieloso “Cuore”, è anche autore del racconto “Amore e ginnastica” ? (nel quale si parla con ironia di una passione collettiva per una maestra di ginnastica)

 

Riguardo alla datazione, si va dagli anni 2000 al 1700; e almeno uno è del 1606. Diciamo “almeno” perché alcuni testi visibilmente antichi purtroppo non riportano la data.

Piluccando tra i titoli “antichi”: le Satire di Giovenale del 1707, le opere di Tito Livio del 1740, un libro sulla costituzione del seminario a Potenza (1764), una Odissea del 1792, un Corso di diritto commerciale del 1830,  “Commentaire du pret, du depot, du sequestre” (1845), “Elementi di fisica sperimentale” del 1846,  “Trattato della dote” del 1857,  “Almanacco igienico popolare - gli accidenti della vita” (1886),  “L’orto -  manuale di coltivazione” (1887), “Istruzione sui lavori da zappatore” (1928), “Dell’ozio in Italia” (1871), “Elementa geometriae planae et solidae” (1761), “Introduzione alla volgar poesia” (1818)

  

Come già accennato, non sempre è riportata la data di pubblicazione:  abbiamo rinvenuto uno spartito “Beethoven ouverturen” quasi certamente dell’800, il testo di un corso di francese della Durium,  un codice civile di Napoleone,  “La luce elettrica domestica”, un Eneidos di Virgilio e molti altri ancora per i quali caso per caso si può solo ipotizzarne il periodo riferendosi al costo (espresso ad esempio in centesimi di lira), oppure a caratteri di stampa da tempo in disuso, o all’uso di terminologie  arcaiche (  “Quistioni di diritto” ); si potrebbe anche fare riferimento al periodo in cui è vissuto l’autore, ma può accadere che manchi anche il suo nominativo.

Per finire dobbiamo precisare che gli scritti più “recenti”, vale a dire con meno di cento anni di età, sono mediamente ancora in perfetto o buono stato; lo stesso purtroppo non si può dire di quelli dei secoli precedenti, che hanno patito il deterioramento dovuto a tempo, guerre, terremoti; ma tutto sommato è già tanto che siano arrivati sino a noi.

Don Rocco Piro: l’anima a Dio, il cuore alla Chiesa e il corpo a Pignola

 

                   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La comunità di Pignola è unita nel dolore per la dipartita al Padre dell’amato Monsignor Don Rocco Piro e rende grazie al Signore per il grande dono di averlo avuto come pastore e guida spirituale negli anni del suo ministero sacerdotale.

Don Rocco ha rappresentato un punto di riferimento imprescindibile per ogni Pignolese perché uomo di fede profonda nutrita da una preghiera costante, alimentata da un impegno assiduo ed egregiamente espressa in un servizio sacerdotale all’impronta dell’accoglienza caritatevole.

Il cordoglio del popolo pignolese è unanime perché si è consapevoli di aver perso un Padre che ha servito con profondo amore e ha dedicato la vita alla sua comunità nel rispetto di ogni suo singolo componente e della sua identità perché si è sempre prodigato per la salvaguardia delle sue tradizioni.

Don Rocco ha offerto il suo un servizio con gioia, con fiducia e coraggio, coniugando sempre la verità con l’amore.

L’immagine che ognuno conserverà nei propri ricordi è un sorriso sempre stampato sulle labbra come segno evidente della cordialità che ha caratterizzato ogni suo gesto. Infatti, se il parroco è l’immagine della comunità, noi Pignolesi siamo sempre stati in una posizione di vantaggio perché Don Rocco si è posto come persona di grande cultura ma anche di evidente profondità spirituale.

Encomiabile è stata la cura e la passione mostrata durante la liturgia. Mi piace a tal proposito citare ciò che i giovani di Azione Cattolica hanno su di lui scritto nel libro pubblicato in occasione del cinquantesimo di sacerdozio: “Ogni suo gesto, ogni sua parola sull’altare sono sempre stati un intreccio di sacrale rispetto per quanto lì stava avvenendo e di sbalordimento per il mistero di grazia che si celebrava. Mai un gesto fuori posto, mai una parola inopportuna. La Messa come sacrificio, sacrificio del Cristo ma anche sacrificio dei fedeli...”

Questa è stata la prova di un sacerdozio regale che il nostro caro Don Rocco ha coniugato con un forte e innato senso di responsabilità mostrato nel rispetto abitudinario dei suoi impegni assunti nella sua lunga vita  non solo come parroco e guida spirituale di tante vocazioni fiorite all’interno della nostra comunità, ma anche come professore di religione negli anni di servizio presso il  Liceo Scientifico G. Galilei, responsabile dell’Ufficio catechistico diocesano, assistente di Azione Cattolica e della Caritas parrocchiale, promotore e sostenitore di iniziative socio culturali.

 

Grazie Don Rocco per averci insegnato a seguire Cristo nell’amore perché come tante volte ci hai ripetuto “Dio non si discute, si ama”. Essere preti significa essere infiammati di tale amore, San Paolo a tale proposito utilizzava la seguente e incisiva espressione: Caritas Christi urget nos per esprimere la carità che si genera  dentro a chi, come te, ha scelto di seguire Cristo, per farlo incontrare ad ogni uomo e il tuo ministero ci ha dimostrato ogni giorno come l’amore per il prossimo può e deve essere praticato sempre in ogni circostanza e per ogni persona. E’ per questo che ci uniamo in preghiera davanti a Maria Santissima degli Angeli, regina di Pignola, madre della tua vocazione, e siamo convinti che tu sarai nella sua corona angelica, ci guiderai e sosterrai senza tralasciare nessuno. Infatti, si è sacerdoti per sempre e tu che hai dedicato l’anima a Dio, il cuore alla Chiesa e il corpo a Pignola ci lasci come testamento spirituale il più incisivo insegnamento ossia che l’amore è autentico se si fa donazione e per questa tua testimonianza ti saremo sempre riconoscenti.

Grazie di tutto caro Don Rocco…continua ad illuminarci anche dal Paradiso.

Angela Guma

Commiato

 

Carissimo Don Rocco,

ripercorrendo il passato, ricordo la celebrazione dei vostri cinquant’anni di ministero sacerdotale.

 In occasione della vostra dipartita, mi piace dedicarvi quel messaggio perché vi consideriamo ancora vivo in mezzo a noi.

 

Cinquant’anni di ministero sacerdotale.

È un grande onore per me questa sera rendere un’umile e alquanto sincera testimonianza a Don Rocco, parroco di Pignola da ben cinquant’anni.

Nel nostro tempo frammentato, incerto, provvisorio, sofferente, indeciso con i segni molteplici della ‘pena di vivere’ come da più parte si dice, fa luce chiara e annulla le ombre con il suo bagliore l’incontro di questa sera. Un incontro che si carica di connotazioni speciali e particolari, con emozioni nuove ed evidenti frammenti dell’anima eppure con la nitida sensazione dell’uomo che rimette in pace con sé stesso.

Ed è per me gioia viva, autentica, incredula quasi del compito assegnatomi; è per me emozione da potersi cogliere nelle parole e da potersi toccare con mano; è ancora impresa facile eppure terribilmente difficile ripercorrere, in qualche modo, un itinerario ultra decennale del sacerdote che festeggiamo.

Compito non facile che mi costringe, in una specie di amarcord, a toccare alcuni tasselli significativi nelle pieghe dell’anima per decodificare i tanti segni che costellano il vostro lungo cammino. Cammino di fede dunque e non potrebbe essere diversamente. Un cammino che mi porta lontano, agli albori del mio passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza allorché assistetti alla vostra ordinazione sacerdotale. Ricordo poche cose ma molto nitidamente: la chiesa gremita, quel vostro distendersi sul pavimento e quell’atto di consacrazione a Dio.

‘’Tu es sacerdos in aeternum’’ ripetevano le voci accompagnate dall’organo.

A quei tempi, frequentavo, già da anni l’A.C: ed era mia delegata Rina Fittipaldi che in seguito ne divenne presidente ma ritornerò più avanti su questo argomento.

Nell’agosto del 1953 si tenne a Pignola, per la prima volta, una colonia estiva organizzata da Don Rocco che era attivo collaboratore della POA, istituzione benefica che gestiva gli aiuti inviati dai cattolici americani alle popolazioni europee provate dalla guerra. I bambini erano circa 100 e io svolgevo il ruolo di vigilatrice con le signorine Pinotti Leonilde, Maria Fusco ed altre.

I bambini erano affidati a noi per nove ore al giorno, li coinvolgevamo in passeggiate, giochi, ma soprattutto in lezioni di catechismo, di galateo, di morale. Questi interventi servivano in parte a lenire la fame che allora era di casa a Pignola (e non solo a Pignola) e a sottrarre i bambini alla strada. Voi, Don Rocco, esercitavate il ruolo di supervisore oltre che a celebrare la messa per loro e ad impartire la catechesi.

Ricordo il grande impegno nell’organizzazione dell’A.C: sul gradino più basso c’erano le piccolissime, poi le beniamine, le aspiranti, le giovanissime, le donne. Ad ogni ramo era assegnata la rispettiva delegata. Le adunanze si tenevano di solito di domenica e ogni nostra formazione spirituale e contenutistica dipendeva dal nostro caro sacerdote.

E che dire delle gite estive? Settimanalmente tutti insieme, come modesti scout, ci recavamo a piedi a Rifreddo, Sellata, Arioso con colazione a sacco e vi trascorrevamo tutto il giorno. Ad una certa ora arrivavate Voi sul cavallo e col passar degli anni, su una motoretta. Non mancava la parola di Dio in quelle circostanze: la lettura di un brano evangelico o di qualche lettera di san Paolo.

Nella sala parrocchiale in via Mazzini, la sala cinematografica, facevamo le nostre rappresentazioni teatrali che preparavamo con l’aiuto delle suore. Naturalmente la regia era di Don Rocco. Erano questi momenti di condivisione, inclusione e apertura al territorio. Ricordo che anche la colonia militare veniva ad assistere ai nostri spettacoli con gli ufficiali e le rispettive famiglie.

Contemporaneamente all’organizzazione Don Rocco istituì un coro a più voci che subentrò a quello già esistente. Il coro era formato da varie persone tra cui ricordo Tanina Palermo, mia sorella Angela, Liliana Stigliani, Maria Miglionico, Anna Paciello, Peppina Vista, Rosetta Olita…

Imparammo la messa degli Angeli e poi la messa del Perosi che sembrava difficile ma, con la perizia di don Rocco, ci riuscimmo e grande fu l’emozione quando la cantammo per la prima volta. Tra gli altri, ricevemmo grandi apprezzamenti dal dottor Potito Petrone.

E che dire delle Ave Marie di Gounod e di Schubert, del Signum Magnum, del Miserere, del Te Deum, delle litanie a più voci? La chiesa Madre sembrava inondata da quelle note musicali che si diffondevano come melodia arcana, sublime, direi quasi divina.

Posso affermare, senza tema di essere smentita, che il nostro essere cristiani è tutto merito degli insegnamenti ricevuti dal nostro parroco che ha riposto e ripone sempre al centro della sua esistenza la dimensione divina, vivendo compiutamente la pienezza e la radicalità evangelica.

Predicazione, catechesi, insegnamenti sono stati sempre il centro della sua vita e quindi la sua missione. Ammirevole, non comune, la sacralità di ogni gesto sull’altare, sobrio e nello stesso tempo maestoso, sempre consapevole della solennità del mistero di grazia che vi si celebra sia quando la presenza dei fedeli è numerosa, sia quando non lo è.

Possiamo senza dubbio affermare che il peso di settantacinque anni sembra lieve per il sempre sereno ed infaticabile nostro don Rocco forse perché li ha dedicati agli altri in questo suo lungo e attivo ministero sacerdotale. E se qualche volta ci ha sferzato, lo ha fatto per ridestare le nostre coscienze, farci riflettere sulla solennità di alcune celebrazioni e spronarci alla fedeltà al Vangelo.

Voglio rivolgere un grazie sentito a nome di tutta la mia generazione.

GRAZIE per il bene spirituale dispensato in tutti questi anni, GRAZIE per il generoso impegno pastorale profuso con infaticabile dinamismo, con discrezione e gratuità, GRAZIE per la grande generosità nel fronteggiare i bisogni materiali e spirituali della nostra comunità.

Ringraziamo dunque il Signore per averci elargito questo dono.

Sì, per noi, caro Don Rocco, siete stato un dono del Signore che ora vi ha accolto sicuramente tra le sue braccia.

 

                                                                                  Ninetta Perone e tutta la comunità

in memoriam

C’era davvero tanta neve quel mattino di Febbraio di quattro anni fa. La salita che da casa mia porta al vicolo che termina con l’ingresso alla sacrestia della Chiesa di Sant’Antonio ne era piena, non c’era traccia alcuna di passaggio auto e tantomeno di persone.

Avevo detto a mia moglie: “Oggi non si esce, si sta tappati in casa a leggere un buon libro davanti al camino” e me ne ero andato nello studio a cercarne uno.

Stavo guardando i titoli quando mi sentii chiamare “Erberto, Erberto … vieni a vedere.” 

Ritornai in soggiorno in fretta chiedendomi cosa mai fosse accaduto.

Mia moglie era come bloccata dinanzi ai vetri della finestra del balcone, fissava qualcosa come ipnotizzata. Mi avvicinai e guardai anch’io.

Un uomo intabarrato in un cappottone nero, un basco calato in testa che non copriva il candore dei capelli, avanzava faticosamente nella neve appoggiandosi ad un ombrello e fermandosi ogni tanto a prendere fiato. Era Don Rocco che, neve o non neve, andava a celebrare Messa a Sant’Antonio. 

“Ma quanti anni ha?” mi chiese Katia. Feci un rapido calcolo: mia madre era del dicembre 1923, don Rocco del gennaio 1924, in pratica erano coetanei. “95, dissi, 95”… 

Mi infilai un paio di scarponi, il giaccone, presi il mio bastone da passeggiate in montagna e uscii di casa dicendo a Katia: “Vado a Messa e a tenergli compagnia”.  

In chiesa non c’era anima creata, don Rocco, indossati i paramenti, celebrò senza fretta, con concentrazione … che è cosa ben diversa da una certa, fastidiosa, unzione clericale … in raccoglimento.

I sentimenti che quella Messa mi ha inspirato, meglio donato, me li tengo per me, è roba intima … di cui non si parla … Mi perdonerete per questo.

Terminata la celebrazione, lo accompagnai in sacrestia e lo rimproverai: “Ma insomma, don Rocco, alla vostra età, con questa neve, con questo freddo becco, è una vera imprudenza. Dio non voglia … una caduta  … E per cosa? Che oggi a Messa non sarebbe venuto nessuno era cosa pacifica … Perché rischiare l’osso del collo o il bacino?”

“Eh”, mi rispose,”e io per questo mi sono fatto prete, per offrire il Sacrificio, celebrare l’Eucarestia per il mio popolo, che ci sia o non ci sia qualcuno tra i banchi. Nella Patena porto tutti, anche me che sono un pover’uomo … un pover’uomo che vuole bene al Signore.”

Tornato a Roma, dove allora mi recavo quasi settimanalmente, raccontai questa bella -mi permettete di dirlo?-  questa bella storia ad un mio caro amico sacerdote, all’epoca vicario dell’Opus Dei per la Regione italiana.

“Che dire ?” , commentò “Prega questo prete venerando, che è prete secondo il cuore di Dio, di mettere anche me, anche noi e i nostri sogni nella Patena. Sono sicuro che il Signore lo gradirà ... e tanto … e aiuterà di conseguenza …”

Bene … Per me don Rocco è questo: un sacerdote secondo il cuore di Dio.

E a me basta …

Poi, come tutti qui, potrei raccontare una infinità di cose … Potrei dire della vicinanza con la mia famiglia -mia madre, mio padre, i miei zii … Pinuccio, Matteo, Felice … - Don Rocco era di casa, un amico, un amico vero che, nei momenti di dolore  -e tanti ne abbiamo attraversati- non ci ha mai fatto mancare il suo conforto, la sua partecipazione umana … che nulla aveva di  - come dire - zuccheroso, di banalmente scontato ma che diceva invece di comprensione e di affetto reali.

Don Rocco ha amato la Chiesa, l’ha servita come la Chiesa vuole essere servita, in obbedienza. Ha amato la liturgia, che non è teatro ma è la metrica con la quale la Chiesa legge la poesia di Dio.

Lui, uomo formato in tempi diversi, ha accettato i cambiamenti, il Concilio, anche qui fedelmente, obbedientemente. Ha sofferto, perché non ricordarlo, della crisi di Fede che questo nostro Paese e l’Europa intera stanno attraversando